Dopo aver fatto l’amore (quella volta fu la prima e anche l’ultima) si scambiarono le mutande. Così, come fosse un trofeo, o un souvenir. Se ne andarono via senza niente sotto, e con in tasca l’uno le mutande dell’altro.
Lui appoggiò le mutande sul tavolo, appena tornato a casa. Poi visto che aveva visite in arrivo le buttò in camera. Poi visto che doveva rifare il letto le spostò sulla libreria. Poi se ne dimenticò per qualche mese, e rispuntarono solo perché una successiva fidanzata le aveva trovate in giro. Iniziarono noie e discussioni: non riuscì a spiegare che non si trattava di un tradimento, ma non volle nemmeno raccontare la storia dell’incontro occasionale di chissà quanto tempo fa, in cui lui e lei si erano scambiati le mutande. Il problema è che lui era molto disordinato, distratto, le sue cose non avevano un posto preciso, e questo dettaglio delle mutande che spuntavano fuori nei posti più strani fu un serio problema nelle sue successive convivenze e relazioni.
Lei appoggiò le mutande sul tavolo, appena tornata a casa. All’inizio decise di buttarle via. Poi pensò che era stata una notte così sorprendente che poteva anche conservarle. Perché? Per ricordarsi non tanto di lui, che non era il suo tipo – o almeno è questo ciò che aveva detto alla sua amica che passò immediatamente a trovarla per farsi raccontare tutto – quanto per ricordarsi della stravaganza della serata. Quindi decise di tenerle, e nel pomeriggio le mise in lavatrice, le stese sul balcone, e quello stendino con un boxer da uomo in mezzo alle sue mutandine da donna le diede un sorriso di delizia e malizia insieme. Poi nascose le mutande in un posto talmente segreto che mai fu scoperto dai fidanzati successivi.
Lui, al contrario, non lavò mai le mutande di lei. Voleva che il tessuto conservasse autenticamente gli umori di quell’episodio – o almeno è questo ciò che aveva detto ai suoi stupidi amici con cui uscì la sera seguente per raccontare subito tutto – senza che la lavatrice ne sciacquasse via la fragranza. E poi erano talmente piccoline e striminzite (come fanno le donne a entrarci dentro? Gli straccetti che indossano sembrano sempre così microscopici agli uomini) che gli sembrava ridicolo lavare qualcosa di così piccolo. Comunque agli amici interessava la conquista, il meccanismo predatorio durato tempo record, e non il gioco dello scambiarsi le mutande. Un po’ gli spiaceva non sentire valorizzata l’idea, che era stato lui stesso a proporre a lei, in un lampo di creatività.
Lei, invece sì, sembrava aver apprezzato l’idea. Ma era una ragazza sufficientemente di mondo per sapere che non si sarebbero rivisti più. Non disdegnava certo l’idea di poterlo rivedere, ma si sa come vanno le cose. Uno dei due avrebbe dovuto mobilitarsi, cercare un contatto, fare un primo passo, e non l’avrebbe certo fatto lei. Aveva un’alta considerazione di se stessa. Poca pazienza, poca voglia di tirare in lungo le cose. E nei suoi momenti di malinconia aveva già chi accorreva a farle compagnia: alcuni amichetti talmente noiosi e innamorati, che in un angolo segreto della sua fantasia avrebbe voluto che le trovassero, quelle mutande nascoste, così sarebbe scoppiato un bel casino. Meglio di tante parole. Ogni tanto aveva bisogno di queste cose.
Il giorno che lui e lei si rividero, anni dopo, non si riconobbero nemmeno. Molto era cambiato nelle loro vite, molto erano cambiati loro. Qualche volta era riaffiorata nei loro ricordi la storia delle mutande, ma i loro volti e i loro corpi erano diventati col tempo immagini vaghe e indistinte, tanto che non si accorsero di essere nello stesso luogo, l’uno di fronte all’altra.
Lei posò le valigie, pagò e chiese le chiavi della camera. Lui ritirò i soldi e la carta d’identità, indicando l’ascensore e il piano.
Lo so, è un raccontino un po’ ITPOP.
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Questo blog propone non mutande personalizzate ma belle magliette.
Una mattina perdetti le mie mutande a casa di un ragazzo. Ero di fretta e lo lasciai dormire. Mi chiedo sempre cosa ci abbia fatto!
Ne ha fatto una canzone. Una canzone ITPOP
Cambiano le vite, si spera cambino anche le mutande.
Bello l’incrocio di interessi tra i protagonisti e poi tra loro e gli amici che mai coincidono.
sei saggio
Oggi ho scoperto che anche in Piemonte vive un degno erede di Raymond Carver… Bravo!
Troppo magnanimo 🙂