Il Polo Nord è a sud-ovest. Il sud-ovest di questa metropolina è già provincia, potrebbe essere Novara o Vercelli o una qualunque cittadina indicata sui cartelli dell’autostrada che porta a Milano.
Un bel giorno mi sveglio e trovo qui davanti le statue di Neve, Gliz e Aster, indimenticate mascotte delle olimpiadi invernali 2006, l’avranno fatto apposta a portarle in borgata “Polo Nord”? Per il resto, la primavera termina con un nuovo parco non finito, i temporali preferibilmente nei weekend, i piccioni coi riflessi sempre più rallentati.
Piazza Delpiano è un bel posto dove passeggiare, prendere un caffè o una Menabrea fresca di nascosto dal traffico di corso Rosselli. Se quelle brutte case circondariali che circondano la piazza possono servire a sentirsi più appartati, allora ben vengano, anche se perfino il Carrefour che sta davanti sembrerebbe una residenza più desiderabile.
Quasi come Napoli che ha la via dedicata ai negozi di strumenti musicali, abbiamo questa piccola via Rivalta dedicata a cento pizzerie, sempre piene.
La rotonda di piazza Marmolada non ha pace, l’operatrice del sesso che troviamo a presidio notturno è l’unica che riesce a rallentarne il traffico.
Preparo con cura il tradizionale appuntamento col rinnovo del mio parco libri e parco dischi per affrontare l’estate: anche stavolta casa mia sarà un’oasi di ascolti e letture in una zona dove gli stimoli sono praticamente assenti, qui è Torino né sotterranea né subsonica, giusto un cinema all’aperto ogni tanto per smaltire i successi non più in programmazione nei multisala del centro.
Il centro non è neanche lontano ma una specie di muro invisibile mi impedisce di frequentarlo. Sarà quel grattacielo bancario che attira i fulmini, saranno queste piste ciclabili che portano in posti sempre nuovi, saranno quelle colline con vista panoramica sulla foschia, sarà semplicemente che col centro non c’entro come recita il mio nuovo slogan dell’estate.