Abbiamo i cerchi nel grano, la rotonda vista dall’alto è uno scherzetto degli alieni. “È praticamente ovvio che esistano altre forme di vita”. Quando mi chiedono dove abito comincio a rispondere Polo Nord ma nessuno sa ancora dell’esistenza di tal borgata, nessuno fa almeno finta; tralasciamo battutine sulle temperature.
Abbiamo i giardini, i giochi per i bimbi, la pista ciclabile, le panchine e i tavolini, quasi tutto quel che serve ora in Piazza Marmolada. Ma non c’è una fontana, così se vuoi dell’acqua devi andare al bar. Comunque abbiamo i vespasiani, così puoi pisciare senza dover andare al bar. In ogni caso, manca il bar.
Manca un bar, mettetemi un bar, coi tavolini fuori, il dehors, aperto la domenica, aperto fino alle due di notte, con un barista simpatico che mi rivolga la parola raramente, con una barista carina che mi sorrida raramente, con un caffè qualità media servito con il bicchierino di acqua frizzante senza chiederglielo, con il book crossing anche se non lo facciamo mai, con un poster della copertina di the dark side of the moon o almeno una foto di Vasco, con i giornali, con il bagno interno e non che ti danno la chiave e ti fai tutto il giro del palazzo, con i soliti personaggi da bar (l’alcolizzato – il vecchio col sigaro – le amiche del liceo – quelli che il calcio – la signora che è tornata dal mare – la coppia che litiga – quello che è sempre lì e non si capisce se ha una vita – quello col cane), insomma un posto dove ipotizzare di fare colazione quando esco di casa e dare una sfogliata alla busiarda e sentirmi una forma di vita come tutti.
Questo stradone cento anni fa si chiamava Corso Parigi. Poi è diventato Corso Rosselli, e infatti la birreria si chiama Rosselli. Ma vuoi mettere abitare in Corso Parigi? (La birreria Parigi: c’è una bella differenza…)
Per esempio possiamo chiamare questo bar Parigi e dire che ci facciamo un caffè “dai parigini”. Accarezzare il cane di quello col cane, origliare la coppia che litiga e le amiche del liceo. Sono trasparente ma non invisibile, le altre forme di vita si abituano al mio passaggio, “c’è quello che ha il blog”.