Prima di svegliarsi dal sogno, il direttore d’orchestra sta dirigendo l’Orchestra Filarmonica di Vienna, nel concerto di Capodanno, in un Musikverein caldo e gremito in ogni ordine di posti.
Gesti, scatti, nervi. Capelli selvaggi appiccicati sulla fronte imperlata di sudore. Un tic bizzarro col gomito, vezzo che lo caratterizza (se pure ce ne fosse bisogno) come per esempio la linguetta fuori del cestista prima di un canestro geniale. La bacchetta in alto, pennello d’artista a dipingere opere sinfoniche preziose e antiche di centenni.
E poi, il momento più importante: la Marcia di Radetzky, di Johann Strauss. La sua espressione contratta nella concentrazione indulge in un bonario sorriso. Si gira verso il pubblico, e gli concede come da tradizione lo strappo alla regola: battere le mani. In questa tradizione fatta apposta per rompere la tradizione, e dunque tradizione ancora più resistente, viene giù ogni barriera tra musicisti e pubblico. Tutto il teatro batte le mani al ritmo del più famoso tra i valzer di Strauss. Ora è davvero Capodanno, ora è davvero festa dopo un concerto potente, brillante, vigoroso. È suo arbitrio concedere che la tradizione del battimani su Radetzky sia tale anche quest’anno. È il cenno del direttore d’orchestra a consegnare all’impero il Capodanno, più che il calendario o le lancette dell’orologio.
E infine scroscia l’applauso finale, lungo eterni minuti di immortalità, con standing ovation dell’intero teatro tutto esaurito, tributo commosso alla performance del più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi. Pazienza se gran parte del pubblico non capisce un granché di musica, ma hanno pagato centinaia di euro per sedersi lì e migliaia di euro per vestirsi così.
Il pubblico ha pagato, il pubblico è appagato.
Dopo il risveglio dal sogno, il direttore d’orchestra dirige la banda del paese, nella giornata del santo patrono.
Il riporto leggermente sollevato dal vento gelido di gennaio (non tutti i santi patroni sono calendarizzati d’estate), i muscoli contratti in una gobba per resistere al freddo, una bacchetta agitata a destra e a sinistra con gesti limitati a poco più di quelli di un elementare solfeggio.
Unico musicista a voltare le spalle al pubblico, il direttore d’orchestra non si volta a creare coinvolgimento, a ricevere applausi, a incoraggiare qualsiasi interazione. Il suo carattere schivo e compassato non glielo consente. È sempre stato un tipo così, fin dai suoi studi in gioventù alla scuola di musica nella città più vicina, finanziati mal volentieri dai genitori anziani che ora assistono seduti su una sedia pieghevole che si sono portati da casa. Niente moglie, niente figli, mai nessun evidente ruolo sociale se non la conoscenza musicale sufficiente per dirigere una banda composta e rispettata nei paesi vicini.
E finalmente l’applauso finale, un po’ per scaldarsi dal freddo. Molti di questi non capiscono un granché di musica ma sono nati qua, cresciuti qua e moriranno qua, dunque hanno tutto il diritto a un po’ di buona libera musica dal vivo nel giorno della festa di tutti quelli che nascono crescono muoiono qua. Hanno diritto a un direttore d’orchestra che gli organizzi una bella banda che qualche paese gli invidia pure. Anche il direttore d’orchestra ha diritto a un applauso, una volta all’anno.
Scende rapido il sole di gennaio, cala la sera sulla festa patronale, si rompono le righe tra musicisti e pubblico. Non è più tempo di Capodanno, che si festeggia in tutto il mondo, ma è la festa patronale, che in tutto il mondo si festeggia solo qui. Il direttore d’orchestra non gira i templi della musica di Vienna, Parigi, New York, ma è direttore d’orchestra solo qui. La realtà è qui e ora, cioè lontano e tardi.
Anche quest’anno un piccolo miracolo, un po’ di musica, un bicchiere di vin brulé, tenere duro e sognare di notte.
che bell’articolo: è bello sognare come il Maestro ma anche tornare al vin brulé non è male…ciauuuu
Grazie. Se non ci fosse il vin brûlé sarebbe un bel problema! Buon capodanno ?
anche a te!
Mi piace molto ascoltare questa musica ^_^ bell’articolo
Grazie! E auguri
Auguri anche a te 🙂
Dirigere la musica non è facile soprattutto perché ci vuole attenzione e passione. Poi in realtà ci vorrebbe che gli ascoltatori capissero qualcosa di musica e anche questo non è sempre facile. Meglio stare al caldo e bere un po’ di vin brulé. Grazie per il tuo like.