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Zucchero 1999: un ritrovamento

A volte gli scavi estivi nei cassetti permettono inaspettati ritrovamenti archeologici. E allora la Sovrintendenza ai Beni Nostalgici Anni 90 ordina di sigillare i cantieri e fermarsi a rimuginare in religioso silenzio, e meriggiare pallido e assorto. Il caso di oggi è un oggetto di cui i nati nel nuovo millennio non capirebbero il senso. E pure i nati nel vecchio millennio troverebbero bizzarro. È stato riportato alla luce, qui in casa mia, un “cd-ticket” per un concerto di Zucchero, anno 1999.

Cosa diavolo è un cd-ticket?

Insomma un biglietto a forma di cd, oppure un cd a forma di biglietto. Nella foto, infatti, si vede che una delle linguette è stata staccata dal personale all’entrata del luogo del concerto, come i biglietti normali. Era ancora tempo in cui i biglietti costituivano un bell’oggetto da collezione, richiamavano l’artwork dei cd. Non come adesso che abbiamo dei tristi scontrini su cartoncino. Ma il “cd-ticket” era davvero un caso unico, non so se altri artisti l’abbiano utilizzato: se esistono penso siano veramente pochi, anche perché in pochi potevano permettersi una mattana del genere. Uno di questi era Zucchero Sugar Fornaciari.

Il cd-ticket conteneva due canzoni dell’album Bluesugar introdotte da un saluto di Zucchero, un po’ scazzato, che esordisce con:

Ciao a tutti, eccomi qua, sono Zucchero. Sono qui con il mio amico Leo detto il Topastro, e il mio amico Lucio detto il Cane, a bere un bicchiere di vino. Siamo in un posto strano, un posto fuori dal mondo…

e poi non so come continua perché il lettore cd del computer su cui sto scrivendo inizia a impazzire, vibrare fortissimo e lasciar presagire un’esplosione. Forse questo cd-ticket non era ottimizzato per le tecnologie del futuro (sebbene futuro durato molto poco). All’epoca si sentiva normalmente, avevo provato, ma non ricordo cosa dicesse di particolare. Non penso comunque aggiungesse qualcosa sull’identità del Cane e del Topastro.

Analisi di laboratorio

Anche senza audio questo cd ticket resta un interessante documento che ci dà qualche informazione su un’epoca lontanissima dalla nostra. E in particolare: 

1. Lo sponsor Omnitel

Ok, adesso si chiama Vodafone (anche se io ho continuato a chiamarla Omnitel fino a poco tempo fa – Buongiorno, vorrei una ricarica Omnitel da 10mila… ehm 10 euro). Il fatto è che i telefonini stavano diventando di uso comune proprio in quegli anni. E quindi via a summer card/christmas card, spot con Megan Gale, squillini. Motorola giganti con l’antenna da estrarre per prendere campo. Suonerie bislacche sparate a bilioni di decibel.

2. 40.000 lire

Un concerto di Zucchero, anzi un qualsiasi concerto, costava nulla. 40.000 lire sarebbero diventate, tre anni dopo, 20 euro. Assumiamo come vero l’adagio per cui mille lire sono diventate un euro (anche perché è vero), e allora possiamo dire che un concerto di Zucchero costava 40 euro. Intendo un parterre, mica ultima fila quinto anello dietro la colonna. Consideriamo che all’epoca Zucchero era un “peso massimo” tra i nomi della musica italiana, forse quasi paragonabile ai livelli di Vasco: insomma mi sembra che i concerti costassero comunque poco.

3. A Zucchero interessava suonare all’estero

Come si vede piccolissimo nella foto del retro in fondo, il tour in Italia toccava solo i palazzetti principali (nel caso specifico, a Torino era il Palastampa, che nemmeno esiste più). Per il resto, Centro Europa e Inghilterra. Poi avrebbe fatto USA ecc… la maggior parte dei suoi concerti era all’estero. 

Ok ma il concerto l’hai visto? Come è stato?

Non mi viene in mente praticamente nulla, dopo vent’anni cosa vuoi che mi ricordi. Era uno dei miei primi concerti. L’unica cosa che mi ricordo è che la prima parte della scaletta era composta solo canzoni dell’album che stava promuovendo, Bluesugar. Una noia mortale. Poi a un certo punto ha attaccato con Diavolo in me proseguendo con una seconda parte dedicata solo a vecchie canzoni, e quello è stato bello.

Purtroppo Bluesugar era il suo primo album fiacco e normale, dunque l’ho visto dal vivo nel momento in cui l’ispirazione aveva iniziato ad abbandonarlo, ma per ragioni di età non potevo fare altrimenti. All’epoca era stato anche preso di mira da Striscia la Notizia per un plagio – il primo di una lunga serie che gli è stata attribuita – nella canzone Blu che lanciava il disco. Forse è stato proprio quell’episodio il freno che non gli ha consentito di salire, nell’inconscio collettivo italiano, all’Olimpo del pop insieme appunto a Vasco, poi Ligabue e Jovanotti, insomma tutti quelli che sono arrivati a uno status di onnipotenza e onnipresenza proprio nel momento in cui hanno iniziato a fare canzoni sciape e convenzionali. Chissà?

Zucchero fino a Bluesugar

Nello scorso millennio Zucchero mi piaceva molto, conosco bene tutta la prima parte della carriera, fino a Spirito DiVino (1995) compreso. Secondo i detrattori è un autore sempliciotto e facile al plagio, dedito a un genere già logoro e coverizzato e cockerizzato all’infinito, e da lui commercializzato in maniera leggera e superficiale. Io penso che la verità sta nel mezzo la verità non sta nel mezzo: per qualche tempo è stato un ottimo autore, o se vogliamo “sintetizzatore” di materiale suo e di altri illustri che hanno collaborato con lui. Ha avuto l’idea di perseverare con un genere cui l’Italia è estranea, lui lo chiama “blues”, ovviamente il blues è tutt’altra cosa, ma passiamogli il fatto di considerarsi più bluesman degli altri e vantare questo posizionamento. 

Poi, come per tanti al suo livello, è arrivato il momento in cui scrivere canzoni occupa una minima parte del suo lavoro, dei suoi interessi, e rivela un distacco e una sconoscenza della vita normale. E questo punto secondo me corrisponde a Bluesugar (1998), che vale la metà della metà della metà di Blue’s (1987, unico assente su Spotify, non so perché).

L’artista si ferma, si lascia andare. Si adagia tra vezzi e vizi che ne hanno colorato il personaggio. Un po’ spaccone, un po’ viva la figa, in bilico tra la profonda fede e la profonda bestemmia. Tanta campagna, poca città. Il passato, la famiglia, i vecchi. Tanto alcool, poche droghe. In apparenza sinistroide, ma non certo progressista. Sempre rivolto all’estero, con amicizie (Bono, Brian May, Clapton…) sicuramente più gratificanti di quelle italiane. Tra i rocker nazionalpopolari della bassa padana – Vasco, Ligabue in primis – Zucchero si è sempre posto alle estremità: il più provinciale ma allo stesso tempo il più internazionale. Provincialpopolare e insieme internazionalpopolare.

Ok l’hai detta. Ma adesso?

Adesso, come una volta, ascoltare la sua voce in Madre dolcissima, Iruben me, Dune mosse, Rispetto, mi emoziona non poco. Ma anche ritrovare questo bizzarro cd-ticket di un Zucchero anno 1999 è una sorpresa niente male. 

zucchero 1999 cd ticket

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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7 commenti

  1. Anche secondo me il vero Zucchero è quello dei primi album.

  2. Anche secondo me Zucchero (quello vero) è quello dei primi tre album. Come molti altri suoi colleghi. Vedi Vasco. Per me, eh!

    1. A volte penso che “il primo periodo mi piace, il resto no” solo perché all’epoca avevo gli anni che avevo. Mi metto in dubbio in questo modo con tutti, in realtà. Però per quanto riguarda Zucchero la differenza tra il prima e il dopo mi sembra davvero tanta. (Come Vasco, certo)
      Ah adesso mi sono ricordato una cosa: alla fine di quel concerto aveva salutato dicendo “che Dio vi perdoni!” che mi è sembrata una cosa spiritosa detta da lui, e poi mi è rimasta impressa, chissà perché!

  3. bellissimo questo salto indietro, son stata a tanti concerti, ma non ho mai avuto un cd-ticket e penso sia stata una genialata farne, e aimè non sono mai stata nemmeno ad un concerto di Zucchero. P.s. anche io chiamo la vodafone omnitel. Certi ritrovamenti ci offrono l’occasione non solo di rispolverare ricordi passati, ma anche di riflettere su come siano cambiate le cose adesso, dopo venti anni.

    1. Sì, è così, le cose cambiano velocemente (nella musica di sicuro) e vent’anni sembrano un’era geologica!
      (Questo cd ticket di Zucchero mi ha quasi scassato il lettore, ma per lo stupore del ritrovamento ne è valsa la pena)

      1. non sapevo nemmeno dell’esistenza di questi cd ticket se non avessi letto oggi il tuo post. Dal cd ticket ho intrapreso altri sentieri e sto vagando piacevolemente nel tuo blog.

        1. Grazie! Sono contento, accomodati ?

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