I talent show servono a farmi riuscire simpatiche le popstar che io mai e poi mai.
Fedez, se non sapessi che è un repper, penserei sia un critico musicale del corriere della sera da come spadroneggia con le analisi tecniche, il punk spiegato ai bambini.
Skin vecchia gloria degli Skunk Anansie, uno dei miei primi concerti di gioventù, ha poi intrapreso un percorso di normalizzazione artistica che l’ha portata a diventare una specie di Piero Pelù femminile, tanto per rimanere in tema talent.
Elio sarà una piacevole sorpresa per i suoi detrattori, una noia immane per i fan, comunque sempre di normalizzazione si tratta per un personaggio ormai televisivo.
Mika è Neri Marcorè che imita Mika.
Era una domenica sera buia e tempestosa, facendo zapping mi sono imbattuto in questa trasmissione (quando si parla di certi temi, è consuetudine paraculare che guardare certi programmi è stato un caso, ma io vi dirò che anni fa lo seguivo eccome, ai tempi della Corazzata Maionchi) e sono caduto in trappola, non malvolentieri.
Due negazioni affermano, quattro giudici non decidono, a colpirmi non sono stati i veri protagonisti del teatrino, anche perché senza Morgan X-Factor è una trasmissione senza l’X-Factor. A un certo punto ho visto una band, e immaginate la classica scena dello spettatore che da casa all’improvviso si alza in piedi, fa cadere il telecomando, sputacchia la birra andatagli per traverso ed esclama: “ma io li conosco!”
Che li conosco è una parola grossa, ma per qualche tempo condividemmo la stessa sala prove, quando anch’io come loro suonavo in una bella banda rock chitarra-basso-batteria. Quattro parole ogni tanto, genere molto diverso in realtà, diverse anche le ambizioni probabilmente. Credo mi abbia fatto piacere vederli, non per poi bullarmi qui su internet, ma perché in quella domenica sera hanno rappresentato miei “portavoce” di qualcosa, che non c’entra nulla con la musica in sé, erano in quel momento miei ambasciatori di un certo periodo, di uno sforzo, di prove settimanali da decidere i giorni, di una lotta eterna coi fischi del microfono e il rimbombo della batteria, di una gloriosa saletta prove a Mirafiori, di Giancarlo, di una scena come un risiko di amicizie ma anche sane invidie, di una città piena di ragazze, dell’annosa difficoltà di una direzione da seguire in tre (senza contare eventuali fidanzate figli lavori esigenze ecc), di uno stillicidio di soundcheck concerti soundcheck concerti in attesa della svolta che ti cambi la vita. Diversamente amore, o bisognerebbe trovare a tutto ciò un nome X, facciamo X-Factorino che non ha senso ma se immagini il tuo satellite girare in questa città il senso viene da sé.
Il rock non va bene in tv, non è mai andato bene e non è nel terzo millennio che lo farà. Il rock è un myspace in un mondo facebook. La fatica di montare una batteria, gli amplificatori, la voce che non si sente bene, in tv non passerà mai la poesia di tutto questo. Caro Celentano, il rock è lento, paradossalmente!
E allora?
Aumentare il gain valvolare, alzare il livello dello scontro, armare la popolazione di chitarre… fuoco!
…e quando arrivano quasi a dire “punk educato” poi…
mao, ma lo stai seguendo?