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Via Bagnasco, still life

Bagnasco, bagnato dal fiume Tanaro e solo con l’immaginazione dal mar Ligure, è un paese di mille abitanti da cui io e P. passammo una notte per andare al mare. Avevamo pochi soldi (li avevamo spesi tutti poche ore prima in birrette in un concerto estivo a Spazio211) dunque abbiamo preso la statale. Un viaggio eterno, ma ha guidato lui e io ho dormito per quasi tutto il viaggio. Dunque di Bagnasco non ricordo nulla.

“E ora qualcosa di completamente diverso”.

Via Bagnasco non c’entra niente con il paese, sta a Torino dalle parti del Polo Nord, come in tutte le città si danno a caso i nomi alle vie come i numeri ai pullman. È una via cortissima e senza nulla di interessante, come le migliori.

In Via Bagnasco c’è l’ufficio postale della Borgata Polo Nord, che però è rimasto al secolo scorso: non ci sono i numerini per le code, non c’è un bancomat per prelevare, è grande poco più di una copisteria. Le mie Poste sono distanti un minuto da casa e vent’anni dal 2016, è il dolceamaro contrappasso per uno che ama le cose antiche, come il concetto di spedire una cartolina.

Accanto alle Poste c’è una pizzeria che vanta vittorie di premi europei e mondiali a concorsi per pizze. Sono andato solo una volta a provare, non so come abbiano fatto a vincere, eppure tutto fa pensare che queste Champions League della pizza siano cose molto serie.

Poco più in là hanno buttato giù una ex fabbrica, credo ci costruiranno una concessionaria. Quello che mi dispiace è che con i muri della fabbrica hanno tirato giù un bel murales che vegliava sulle panchine dei giardinetti. Era un murales nascosto, sconosciuto ma molto carino. Chissà quante coppie ha visto limonare. Qualche volta ha visto anche me su una panchina leggere un libro o mangiare un kebab. Questo murales non esiste sulla Inkmap del Comune e non è possibile ormai ritrovarne un’immagine. L’unica possibile recuperabile è quella molto parziale su Street View, datata Giugno 2015.

Ebbene sì, sto cercando un ricordo su Street View: su uno strumento atto a indagare lo spazio vado invece a indagare il tempo. Cosa facevo quel giorno? Dov’era parcheggiata la mia Panda? Quando passa la macchina di Google la gente se ne accorge? Quanto tempo dureranno queste immagini prima di essere sostituite? C’è qualcuno che si sia rivisto per caso su immagini di Street View? Esistono casi criminali risolti trovando passaggi dell’assassino nei fotogrammi Street View? Se così non fosse, sarebbe ora di scriverne un romanzo.

Modesti giardinetti, qualche panchina e un toret, piccoli condominî, difficoltà di parcheggio, cos’altro vuoi aspettarti da una normale Via Bagnasco, incastrata tra le più altisonanti Via Spalato e Corso Lione?

Non so. Sediamoci e aspettiamo che passi di nuovo la macchina di Google, ciao con la mano ed eccoci su Street View. Faccia oscurata come le targhe delle macchine, eddai, stavo sorridendo!

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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