Ho letto un racconto, probabilmente nessuno a Torino ha mai letto questo racconto, anche se lo possono leggere tutti gratis in via Garibaldi grosso così sugli striscioni luminosi di Luci d’Artista.
È impossibile leggerlo, perché le frasi sono a una certa distanza e il ritmo dei passi è troppo lento rispetto al ritmo di lettura. Senza contare che fermarsi ai semafori, incrociare qualcuno che conosci, cambiare eventualmente strada, non fanno che frustrare il già minimo zelo nel seguire il percorso di lettura. È una fiaba, potete immaginare quanto può reggere l’attenzione dei bambini. Via Garibaldi non è una via fatta per stare con gli occhi all’insù, ma con gli occhi a sinistra e a destra, a guardare le vetrine dei negozi che a Natale sono tutte più buone.
Nonostante tutto ciò ho letto questo racconto. È un po’ deludente. Qualunque fiaba ha una morale, un insegnamento, un’ironia almeno, questa niente.
Riepilogando:
- lettura faticosa
- ambiente inadatto
- fiaba deludente
“È arte!” mi obietterà il bravo intellettuale.
No: è il Natale, è il centro cittadino, è lo sdruscio, è una salsa per condire il weekend artissimo paratissimo.
Rimane l’esperienza in sé dello sforzo, il fare qualcosa che nessuno fa, l’esercizio di pazienza, l’alienazione dal mondo intorno, magre consolazioni.
Rimane un’unica suggestione: partire dal Polo Reale regale e arrivare a piazza Statuto, dominio del demonio, aperto alle buie montagne, voltarsi e rileggere le frasi della fiaba al contrario, come un’esoterica canzone dei Led Zeppelin. Ed è subito luogo comune!