Parafrasando la canzone degli Arab Strap che racconta the first big weekend of the summer, viene fuori ciò che è stato Todays Festival, anche nel 2022: the last big weekend of the summer. Mentre Aidan Moffat sul palco di Spazio 211 borbottava il lunghissimo testo scritto su un foglio spiegazzato preso dal taschino sudaticcio che riepiloga l’ininterrotto afterhour del primo weekend ufficiale della sua estate, in tanti vivevamo invece l’ultimo weekend, quei giorni che corrono più veloci di tutti, forse non i più importanti, sicuramente i più preziosi, da spendere bene e da vivere come l’ultima festa, o l’ultima spiaggia (nel senso buono).
Qui a Torino la spiaggia non c’è, ma siamo da sempre degli insigni poeti della fine dell’estate (cfr. Righeira, 1985), che è praticamente un genere letterario a sé, e anche musicale, e anche bloggistico. Ho passato anni di live report a battere su questo tasto, e fosse per me continuerei all’infinito, ma stavolta no. Racconterò qualcosa del last big weekend aiutandomi con delle foto, provenienti dalla pagina Facebook di Todays, da materiale stampa, da fotografi dell’evento oppure – nel peggiore dei casi – da me. Tra l’altro ho controllato, bloggistico esiste.

Questa è forse “la foto” dell’edizione 2022, scattata da Paolo Pavan fotografo di Quotidiano Piemontese, durante il concerto dei Molchat Doma. Un live set affascinante e ipnotico, un po’ per la wave bielorussa che è un incredibile viaggio nel tempo negli anni 80 verso il blocco sovietico oppure Firenze scegliete voi, un po’ per la corona di lampi, fulmini e saette che si scatenava dietro il palco e suscitava lo stupore del pubblico. Mi ricorda la famosa foto del fulmine sulla Basilica di San Pietro nel giorno delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. Questi fenomeni sono belli da vedere e ancora di più da fotografare, soprattutto se si è ancora all’asciutto. Poi però a un certo punto c’è quello che dice la famosa frase “ho sentito una goccia”.
È un video, si riesce a vedere? Spero di sì perché ho faticato non poco per trovare questo momento. Non so se si possa definire “stage diving” perché lo spericolato non si è lanciato dal palco, ma è comunque una divertente parentesi di allegro caos a Spazio211 (nel caso specifico durante il live degli Squid). Ricordiamo che fino a pochi mesi fa situazioni del genere erano inconcepibili. L’estate scorsa abbiamo visto i concerti sulle sedie, a metà capienza; probabilmente ce ne siamo già dimenticati. Io me lo ricordo bene, era tutto di una comodità eccezionale, ma ti stufi in fretta: in fondo preferisco il mal di schiena stando in piedi tutta la serata schiacciato tra la folla, piuttosto che godermi comodamente il concerto in prima fila da seduto.


Questi sono i due luoghi di Todays. Spazio 211, sede dei concerti. Ex Incet, scenario notturno dei dj-set (Tamburi Neri, Adiel, Mystic Jungle, Whodamanny) e salotto pomeridiano per incontri su temi musicali e affini. Tra questi, imperdibili lo spettacolo di Federico Sacchi su Jackie de Shannon, Bobby Gentry e Laura Nyro, e l’incontro di Maurizio Blatto “cartoline dalla Scozia” sull’indie scozzese dalla Postcard Records in poi.

A proposito di Scozia, in questa foto di Franco Rodi per Musicattitude potete vedere Bobbie Gillespie dei Primal Scream e soprattutto il suo invidiatissimo completino ispirato alla copertina dell’album Screamadelica. Il look del cantante scozzese rimane l’unica cosa unanimemente apprezzata dell’esibizione, se fosse stato disponibile al banchetto del merch le persone avrebbero speso qualunque cifra per averlo. Per il resto, hanno diviso: c’era l’aspettativa che avrebbero suonato tutto Screamadelica, ma non è stato così, hanno fatto solo i due pezzi famosi (Movin’ on up e Loaded) e poi altri pezzi tratti da un po’ tutta la loro carriera. Alla sufficienza delle star britanniche che si esibiscono in bassa Europa sono ormai abituato; ho comunque accolto il loro concerto a cuore aperto, certe occasioni non capitano tutti i giorni.
In realtà tutti gli headliner hanno diviso: Tash Sultana si pavoneggia molto (secondo me a ragione) delle sue illimitate doti tecniche e abilità con le loop station, cosa per cui o la si ama o la si odia; FKJ stesso discorso anche se è un tipo più jazzy e smooth, comunque mentre suonava si è scatenato un diluvio incredibile per cui buona parte del pubblico non è riuscito a goderselo (il fatto è che qualcuno poco prima durante i Molchat Doma aveva detto “ho sentito una goccia…”)

Due nomi sono stati chiamati a sostituire altri due annullati: i Black Country New Road ed Eli Smart (quest’ultimo furbetto nella foto qui sopra di Loris Brunello per Rockerilla). I Black Country New Road “non sono più quelli del primo album”, nel senso che dopo che il cantante li ha abbandonati sono in un periodo di ricerca di identità, come si suol dire stanno “lavorando su se stessi”. L’hawaiano Eli Smart è stato chiamato a Torino all’ultimo momento, è venuto, è salito sul palco facendo il suo “aloha soul”, ha innamorato le ragazze, è andato a divertirsi: il Tananai di Todays.


Gli Squid e gli Yard Act sono stati certamente quelli che più hanno infiammato Spazio 211. Gli Squid li adoro da mesi, rarissimo caso di band con batterista-cantante; sono quelli nella foto brutta (la mia) da lontano per apprezzare il fatto che si sono vestiti coi colori tipo Olimpiadi. Gli ultracelebrati Yard Act sono quelli nella foto bella (Loris Brunello Rockerilla) da vicino, che ritrae in particolare il cantante James Smith; sua è la battuta di spirito regina del weekend:
– Uno dal pubblico: “Best album of the year!”
– Cantante degli Yard Act: “Yeah I agree, it’s the best album that we’ve done this year!”
Le battute riportate per scritto non fanno mai ridere accidenti, ma in quel momento lì molto.

Sono state apprezzate un po’ da tutti le esibizioni di Hurray For The Riff Raff (tradotto: “evviva le canaglie”) e Los Bitchos (non serve traduzione, anche se mi piace far notare il gioco di parole alla Beatles: bichos senza T è “insetti” in spagnolo). Magnetica la prima, festaiole le seconde, che non cantano quasi mai, eppure fanno divertire moltissimo con strumentali da party anni 70 e facce buffe che gasano tantissimo. Con “apprezzate un po’ da tutti le esibizioni di…” intendo che tutti parlano un po’ con tutti – a Todays è facile conoscere persone e chiacchierare di questo e quello – e si sviluppa così un sentiment condiviso di un’inconsapevole giuria popolare che decide già durante il set se il pollice è su o giù.
Dimentico qualcuno? Ah già, i DIIV (pron. Dàiv), una band che piace proprio a tutti, anzi quasi tutti se consideriamo anche me.


Dai, la prossima volta venite anche voi. Quest’anno diecimila persone, molte da Torino, molte altre dall’Italia e dall’estero. I forestieri alla loro prima volta a Torino, i possibilisti che dipende dai giorni di ferie, gli avventurieri che decidono all’ultimo minuto, e ovviamente i veterani che sanno tutto e si ricordano tutto e fanno i confronti con le varie edizioni (io temo di essere tra i veterani, sono un vecchio incartapecorito, sono il pubblico da rottamare). Quelli venuti apposta per un nome preciso, quelli venuti perché l’amica dell’amico, e quelli che vengono perché semplicemente si fidano di Todays e della direzione artistica: artisti internazionali, molte date uniche e esclusive, diversi nomi nuovi, talenti che stanno per fare il botto, qualche vecchia gloria britannica, e soprattutto qualche non-gloria britannica, come gli adorabili Arab Strap, le anti-star del festival, dal look pochissimo sexy, eppure quanto avremmo sperato che continuassero su quel palco ancora un po’ a borbottare altre storie finite male e ad allungare l’ultimo fine settimana di libertà.
So that was the last big weekend of the summer.
Grazie ai fotografi e alle testate di cui ho usato le foto, ovviamente ho citato autori e indicato link di provenienza – inoltre le foto si trovano tutte sulle rispettive pagine Facebook.
P.S. Ogni notte, tornando a casa, facevo le “recensioni dal parcheggio” sulle storie Instagram. Qualche commento abbastanza onesto sulle esibizioni, prima di rientrare a casa. Sono commosso dalla calorosa accoglienza che hanno ricevuto dalle belle persone che seguono la pagina. E sono anche un po’ sorpreso, perché erano semplici chiacchiere senza pretese di dire cose complesse o geniali. Ora però sono sparite, magari un giorno le ripropongo.
Blatto ha parlato dei Pastels?
Non mi pare!
Male 👎👎👎
Comunque mi devo appuntare qualche nome di quelli che hai citato, ma non gli Arab Strap che compro di default.
I Pastels non ricordo se li ha citati perché semplicemente non li conosco. E questo mi rincresce dirlo proprio a Tony Pastel. Per quanto riguarda gli altri, fatti un’oretta con le Los Bitchos e il mondo ti sembrerà tutto molto migliore 😊
Seguirò il tuo consiglio.
[…] Bitchos mi sono state caldamente consigliate da Paolo Albera, sono 4 suddite di Sua Maestà o di chi ne fa le veci, fanno una musica fondamentalmente da ballo […]