…non ci avrei creduto. Ho preso l’annuncio del festival come possibilità astratta, come buona intenzione, come quando mi dicono “dai, allora combiniamo”, “se ce la faccio vengo”. Chattavo con i quattro cinque amici-di-Todays di riferimento, ogni anno giocavamo a prevedere gli artisti prima che venissero annunciati (un festival si può dire riuscito bene quando c’è gente che gioca a prevedere gli artisti dell’edizione successiva) invece quest’anno eravamo ridotti a scommettere se si sarebbe svolto oppure se sarebbe stato annullato. Ci speravo ovviamente, ma facevo quello disilluso, che fa sempre un po’ figo. Smorfietta, sopracciglio.
(Questo non è un report su Todays Festival, ma un report sull’attesa di Todays Festival.)
Premetto che Todays Festival è l’evento musicale della mia città – Torino – che si svolge a fine agosto. L’appuntamento che aspetto di più. Nel 2019 c’è stata la line-up più bella di sempre, tutta internazionale. Nel 2020 è stato azzerato dalla pandemia, come un po’ tutti gli eventi. Nel 2021 si naviga a vista, le regole e le norme di sicurezza cambiano di settimana in settimana. Il momento in cui l’attesa inizia (perché vengono confermate le date) è un normalissimo martedì di maggio con il coprifuoco alle 22.
A giugno esce la line up del festival. Un cartellone che fa gridare al miracolo, perché accanto agli italiani ci sono tanti nomi esteri e inglesi (persino gli Shame, mia ultima travolgente passione oltremanica). Ma tu ci credi ai miracoli? E allora di nuovo a chattare.
Da qui in poi il pubblico di Todays 2021 si divide in due tipi. Ci sono quelli che fanno l’abbonamento subito, appena uscito il programma, come atto di fede. E ci sono quelli che razionalizzano, valutano, attendono alla finestra per vedere come si sviluppa la situazione e la curva (la curva è il nuovo algoritmo), e poi prendono al volo i biglietti prima che finiscano. Io sono tra questi ultimi, lo ammetto, perché troppe delusioni ho dovuto patire in questi due anni causa annullamenti dei concerti più svariati. Alcuni sto ancora aspettando di vederli, altri (Paul McCartney) forse non ricapiteranno più.
Odio ammetterlo ma tutti i giorni digito su Google “covid inghilterra” per vedere come va la situazione dei contagi, per dedurre come sarebbe andata a finire. Come quando stai male le autodiagnosi su internet. Come è possibile che quegli extracomunitari degli inglesi riescano a viaggiare in Europa? I presagi di luglio sono pessimi, visto che in seguito agli Europei di calcio la curva inglese si impenna. Gli Shame annullano una data a Ferrara. Vado sulle pagine ufficiali di alcuni artisti internazionali: nessuna apparente traccia di una presenza a Todays in programma. E quindi? Chatto. Chatto matto.
Dalla lotteria dei calci di rigore alla lotteria dei nomi di Todays. Il mese di agosto è il più duro, perché arrivano defezioni di artisti contagiati dal Covid: Arlo Parks, Working Men’s Club, Black Country New Road. Vengono subito ben sostituiti, ma l’incertezza regna sovrana e temo la crescita della curva delle disdette. “Ecco, vedi!” torno a sragionare, di nuovo la disillusione, la smorfietta, il sopracciglio. Inizio ad accarezzare teorie di komplotti, altro che autodiagnosi su internet. Ogni volta che appare sui social una story della pagina di Todays ho paura ad aprirla perché temo sia una brutta notizia. La apro lo stesso. “Sold out! ecc…” sospiro di sollievo, non tanto per il sold out, ma perché anche stavolta mi tengo stretta la line up che mi ha fatto gridare (sottovoce) al miracolo, e che potrebbe dare vita al primo festival internazionale a Torino negli ultimi due anni, e uno dei rarissimi in Italia.
Alla fine arriva il giorno. Sono dentro. Scatto la foto in alto, “la stessa foto di Todays ogni anno”. Il cartellone è (in ordine cronologico, dal 26 al 29 agosto) Ásgeir, Dry Cleaning, Andrea Laszlo De Simone, I Hate My Village, Black Midi, Teho Teardo, Tutti Fenomeni, Shout Out Louds, Iosonouncane, The Comet Is Coming, Les Amazones d’Afrique, Erlend Øye e la Comitiva, Motta, Shame. Se due mesi fa mi avessero detto che avrei visto gli Shame a Todays Festival ci avrei creduto ancora meno. Nessuno, fino alla fine, credeva davvero che si sarebbero presentati in Italia, a Torino, periferia nord Barriera di Milano, sul palco di Spazio211. Abbiamo chattato fino all’ultimo giorno, minuto, secondo.
Ma poi.
Scritte conclusive come quelle dopo il film che ti dicono cosa è successo dopo (le adoro):
Todays è stato intenso, generoso, è volato in un attimo. Mille persone a serata, quattro giorni in cui in ci siamo dimenticati delle brutture del mondo. È stato più o meno un ritorno alla normalità, per usare parole che si dicono sempre perché non accadono quasi mai (ma quando accadono…) L’impresa eccezionale è essere un festival “normale”.
Gli Shame hanno fatto a Todays il primo concerto in due anni fuori dalla Gran Bretagna. Per il torinese che è in me, considerate le difficoltà delle condizioni e le restrizioni del periodo, è stato non meno importante del famoso concerto dei Daft Punk a Traffic.
Ho raccontato tutto Todays 2021 nelle stories su Instagram, ora si possono vedere nel circoletto in evidenza, lo spazio non è molto e quindi ho dovuto sacrificare la rubrica delle “recensioni dal parcheggio” (ormai di culto, devo dire). Chatto molto ancora oggi.
Se un it-poppologo come te scrive “la line-up più bella di sempre, tutta internazionale” significa che c’è poco da fare, la musica italiana la si ascolta più per simpatia che altro.
Questi Shame non li conosco, questo brano sembra gli Arab Strap che suonano new wave primi 80 su ritmi drum and bass.
Ma come, Oye con la Comitiva mentre è uscito il nuovo dei Re della Convenienza?
Erlend Øye ha sostituito Arlo Parks che si è presa il covid pochi giorni prima. Secondo me Arlo Parks può essere una per “la zeriba suonata”
Sentirollo
Grazie. Arlo Parks: comprato cd, apprezzato molto.
Grande! C’erano dei giorni che ascoltavo solo lei. Poi quando ha tirato pacco al festival mi sono un po’ offeso. Ma la amo ancora!
It-poppologo dipende, conosco quelli più noti, ma c’è un fitto sottobosco di it-pop che non ascolto nemmeno per simpatia
Ah, e’ chiaro, mica simpatia indiscriminata.