Pop corn Pop Rock

Teatro degli Orrori, caffè e ammazzacaffè

teatro degli orrori

Ah! La leggenda di Pierpaolo Capovilla cameriere in un’osteria di Venezia.

Ogni tot arriva uno che dice: ehi ma lo sai che il cantante del Teatro degli Orrori fa il cameriere in un’osteria di Venezia? E gli rispondi: si.

Poi arriva uno che dice: ehi sono andato a Venezia! E gli rispondi, ma sei andato all’osteria dove fa il cameriere il cantante del Teatro degli Orrori? Lui: no.

Due mondi inconciliabili. C’è qualcuno che abbia avuto un’esperienza completa? In un mondo ragionevole arriva uno e dice: ehi sono andato a Venezia! Ma lo sai che ho mangiato in un’osteria e il cameriere era il cantante del Teatro degli Orrori?

Altro che la favola della cassiera che vince X-Factor. Diversamente da Giusi Ferrery, indotta dal successo a lasciare il lavoro al supermercato (ma per quanto ancora?), la morale della favola è che pur diventando famoso non abbandoni il mondo reale, non dimentichi da dove sei venuto e resti uno di noi eccetera.

La mia morale starebbe in piedi, peccato però che anche Pierpaolo Capovilla abbia dato l’addio al suo lavoro di cameriere all’osteria a Venezia. Allora facciamo che l’unica morale l’abbia detta lui nel suo ultimo pezzo, “Lavorare stanca”.

Facciamo che il Teatro degli Orrori sia stato il mio addio al rock. Estate, caldo, diluvio, temporale, Milano, Magnolia, casino, cocktail e non capivo un cazzo, alla mia gambetta dal legamento stracciato che mi ha indotto all’addio al calcio bastava un colpetto per scassarsi, eppure ha retto. È stato il mio ultimo definitivo pogo della vita, avevo 30 anni (come dire avevo 20 anni).

Il Teatro degli Orrori è uno di quei pochissimi cosiddetti “supergruppi” che funzionano. Li avevo visti, One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic, quando erano gruppi ancora single e io avevo ancora la gamba funzionante. Solo qualche anno dopo si sarebbero fusi nel carroarmatorock dell’impero delle tenebre.

OcaNeraRock.com mi ha dato l’opportunità di ritrovarli in concerto e qui ho scritto com’è andata. Una serata che mi sono goduto dalle retrovie, anche pogare stanca, ho 35 anni (come dire ho 70 anni).

L’addio al rock era una finta, posso parlare anche per Luigi De Palma che ha fatto la foto qui sopra, e la morale della favola è che dai supermercati escono un certo tipo di cose, dalle osterie altre.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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