Blablacar. Prima volta in vita mia. Sbaglio alla grande il luogo dell’appuntamento con il mio autista (è così che si dice?). Iniziamo bene. Viene a prendermi lo stesso. Succede tutto velocemente. Mi carica al volo sulla rotonda di Corso Giulio Cesare, siamo immediatamente in autostrada per Milano. 29 marzo 2023. Destinazione Magazzini Generali, c’è il concerto dei dEUS, che dopo undici anni hanno fatto un nuovo album. Pensa te se i fan dei dEUS li devo conoscere con Blablacar!
Le prime formalità diventano subito informali. Presentazioni veloci, è chiaro che con la persona con cui condividerò il viaggio, Stefano, abbiamo riferimenti in comune. Non siamo ancora arrivati al primo casello che la conversazione è già su Luca Bergia, batterista dei Marlene Kuntz, morto pochi giorni fa. Una perdita devastante per chi come me e come lui ha visto decine di concerti della band (scopriamo di essere stati agli stessi identici concerti). E poi si parla di dEUS, della band belga ci piace molto l’album Pocket Revolution. In autoradio scegliamo di mettere su i Dirk (anch’essi belgi) per curiosare il gruppo che aprirà la serata.

L’autostrada Torino-Milano si divora in un attimo, ci impieghiamo meno di quanto ho impiegato io per fare il percorso Torino casa mia-Torino luogo dell’appuntamento Blablacar – e sono pure riuscito a sbagliarlo ma vabbè. Sulla tangenziale di Milano c’è poco traffico, entriamo in città un po’ in anticipo sul previsto. La conversazione intanto si sposta dalla musica alla fotografia, passione di Stefano, che ha anche portato la macchina fotografica e sarebbe bello riuscire a fotografare il concerto di stasera. Arriviamo al parcheggio davanti al locale, ci piazziamo in superdivieto di sosta proprio davanti all’ingresso. Io mangio un panino, lui fa una telefonata, si libera un posto vicino a noi, ci infiliamo al volo. Efficienti e accurati come dei parcheggiatori abusivi, velocissimi.
Ora ci sta proprio una birra, c’è un pub proprio dietro a Magazzini Generali. In realtà è la terza di oggi, non potevo mica dire che le altre le abbiamo bevute durante il viaggio. Però c’è da considerare che stiamo andando a vedere i dEUS, per band di questo tipo le cose funzionano così. Su Rolling Stone è uscito un articolo titolato “Un concerto e troppe birre con i dEUS”. Appena entriamo nel pub vediamo almeno due dei dEUS che fanno le ultime chiacchiere prima del concerto. Asciughiamo queste birre, non belghe ma va bene lo stesso, paghiamo in fretta alla cassa e raggiungiamo di buon passo la sala del concerto.

La sicurezza ci ferma. Non si può entrare con la macchina fotografica. Siamo obbligati a lasciarla al guardaroba. L’ha detto l’addetto. Svanisce il sogno di un live report + foto. Ci addentriamo nel locale con il morale un po’ ammosciato da questo inconveniente. I Dirk hanno già iniziato. Andiamo un po’ avanti, tra la folla, nuotando nell’area. Stefano indossa una maglietta dei Marlene Kuntz con il logo storico dei primi due album, quello in capslock times new roman. Io ho una camicia a quadrettoni con cappuccio, molto grungy. Intorno a noi ognuno ha il suo modo di sentirsi anni novanta, almeno stasera.
All’improvviso una felicissima apparizione: incontro Marco di Onde Podcast, sono tre anni che ci conosciamo on line ma non ci siamo mai incontrati, per la prima volta diventa “corporea” una voce a me familiare da molto tempo. Vorrei raccontargli trecento cose ma i Dirk hanno già finito e tra poco saliranno i dEUS. Guardiamo in alto e vediamo Luca di La mia vita in 400 dischi vip sulla balconata (quali ganci ha, maledetto?!) anche lui è la prima volta che lo incontro dal vivo, finalmente.
Il locale inizia ad affollarsi. Aria rarefatta. Il mio compagno di viaggio fiuta nell’aria qualcosa, un’intuizione gli balena negli occhi. Decide di fare un tentativo: torna al guardaroba per prendere la macchina fotografica e provare a portarla dentro, mentre la guardia non guarda, o non c’è. Cinque minuti dopo lo rivedo tra la folla, lo sguardo mi dice che sì, c’è riuscito, nel viavai di persone ha aggirato l’addetto alla sicurezza come Ulisse ha ingannato Polifemo, e ora ha con sé la macchina foto. Dunque le foto che vedete in questo articolo sono quelle di Stefano Barbero, che ringrazio!

Il concerto inizia. Tom Barman canta suona e saltella felino sulle scarpette rosse. E poi la camicetta azzurra, il sudore, le attraenti rughe della voce più che del viso. Ho visto live i dEUS undici anni fa, quando erano usciti i due “album gemelli” Keep you close / Following sea che mi facevano impazzire. L’album uscito quest’anno How to replace it è piuttosto denso, meno folgorante, comunque elegante. I singoli sicuramente brillano, 1989 è la “Cosa resterà di questi anni 80” dei dEUS, non vedevo l’ora di fare questo paragone assurdo. Must have been new aggiunge un nuovo grande riff di chitarra nella collezione firmata Mauro Pawlowski, in cui figurano anche quelli di Bad timing e Instant street, per dirne due che dal vivo incendiano il pubblico. In scaletta ci sono un bel po’ di pezzi del nuovo album; alcuni classici mancano, crudelmente sacrificati per essere probabilmente resuscitati nel prossimo giro di concerti in Italia.
È tutto velocissimo. La musica dei dEUS mi butta subito dentro, suonano i pezzi più energici, coi groove drittissimi della seconda parte della carriera. Ci sono pochi momenti vuoti. I mille pensieri che mi avvelenano la quotidianità si dissolvono. C’è qualcuno che vorrei incontrare, dovrei mandare un messaggio, ma il concerto mi porta via. Mi ritrovo sempre più vicino al palco. Tom Barman – unico della band di cui è possibile scrivere il nome senza copiaincollare da Wikipedia la grafia fiamminga o cosa – catalizza occhi e obiettivi e cellulari, anche il mio. In men che non si dica è finito, ne vogliamo ancora, ma parte la musica in sottofondo. Ritrovo Stefano con la sua macchina foto ancora calda, e Marco che si è impossessato di una scaletta (lo “scalpo” lo chiama lui). Nemmeno il tempo di due chiacchiere che la sicurezza ci invita gentilmente a levarci dai c -stavolta è un imperativo che non si può proprio aggirare.

Incontro amici di Torino che sono venuti in camper e si fermano a Milano a dormire, sono appena passate le undici, si inventeranno qualcosa per far serata in città. Poco più in là norvegesi cercano un taxi, spiegano che costa meno volo+biglietto del concerto italiano in confronto al concerto in Norvegia. Ci sono fan dal sud Italia, giornalisti dal Belgio, e ovviamente affezionati milanesi come Marco di OndePodcast e Luca di Lamiavitain400dischi. Li coinvolgo in una piacevole recensione dal parcheggio* insieme a Daniela, Valentina, Nadia che sono con loro, e Stefano con cui tra poco riprenderemo la macchina. Ci salutiamo e ci promettiamo che ci rivedremo presto, ormai sappiamo che è possibile, si può fare!
Motore di nuovo acceso. Caffè. Rientriamo sull’autostrada larghissima e lunghissima, che di notte è ancora più veloce. Ancora tante cose di musica, dEUS, Built To Spill, Radiohead, Marlene Kuntz, Minimo Vitale e altri. All’una siamo a Torino: un orario simile a essere andati a un concerto a Torino. Il tempo è volato, sembra dieci minuti fa che ero al posto sbagliato dall’altra parte della città a condividere la posizione su Whatsapp a osservare tutte le macchine perché non sapevo qual era quella Blablacar, e ora di colpo è notte e ho appena visto un concerto eccitante dei dEUS, ho conosciuto persone e ho incontrato amici, e ho pure le foto da allegare a questo live report che, accidenti, finisce già qui.


* “Recensioni dal parcheggio” è la mia rubrica di punta sulla pagina Instagram, insieme a #quartinedischi e Indovina anni 90. Troppo lungo spiegarle, basta vederle e si capisce tutto.
Grazie a Stefano Barbero per le foto (tranne l’ultima, che è la scaletta del concerto) e per il viaggio condiviso.
Belgio e Olanda hanno fatto molto nella musica, ma il Lussemburgo? Dovrei informarmi. (The King Of Luxembourg non vale).
I Placebo sono nati in posti diversi, ma sono cresciuti e si sono conosciuti in Lussemburgo, non so se vale!
Oriundi?
Orindie
(Ops scus 🤦♂️)
[…] copertina di Pocket Revolution, album del 2005 della band belga dEUS, ricordato di recente dal blog myspiace, un disco che io manco conoscevo perché ho solo The Ideal […]