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Scrittori che scrivono di scrittori

La notte serve a scrivere i romanzi. Ti dispiace essere un mio sogno erotico? (Zeta-E-Erre-O)

(“Zero”, Bluvertigo)

È da sempre una delle mie grandi ossessioni: il romanzo in cui lo scrittore racconta di un protagonista che è scrittore. Faccio un giro a una fiera di libri, cerco qualcosa di nuovo nella narrativa, prendo in mano un libro per farmi un’idea della trama. Almeno metà delle quarte di copertina che leggo mi dà lo stesso avviso: il protagonista è uno scrittore. Allarme: metto via senza nemmeno guardare il prezzo, facendo attenzione a non incrociare lo sguardo dei commessi che già mi hanno addocchiato sfogliare il libro di uno scrittore che racconta di uno scrittore.

In base ai miei dati tutt’altro che scientifici ma difficilmente smentibili, gran parte dei romanzi sono di questo tipo. Solo la mia libreria potrebbe smentire questi dati, perché di romanzi con protagonisti scrittori ne ho pochi. Negli ultimi anni il mio primo criterio per scegliere libri è diventato: no romanzi in cui il protagonista o un personaggio importante è scrittore. In questo modo sfrondo una buona fetta di imbarazzo della scelta, anche se qualche eccezione me la concedo ancora, come “Volti nella folla” di Valeria Luiselli, ma lei è un genio. È da sempre che cerco di limitarmi, non senza privazioni e sensi di colpa. Persino quando leggevo la trilogia di Stieg Larsson, benché corrisponda alla variante “giornalista che scrive di giornalista”, comunque sentivo di aver tradito i miei principi.

Non voglio mettere in dubbio che tanti romanzi che raccontano di scrittori siano belli. Anche perché altrimenti dovrei mettere in dubbio Hemingway (altra variante “giornalista”…) e questo sarebbe un’enormità. La mia unica intenzione è spezzare questa catena:

  • Scrittore scrive romanzo in cui il protagonista è scrittore.
  • Lettore che sogna di essere scrittore legge lo scrittore che scrive un romanzo in cui il protagonista è scrittore.
  • Famoso scrittore scrive recensione sul romanzo in cui lo scrittore racconta la storia di uno scrittore, e la recensione è letta tipicamente dal lettore di cui sopra, che ha il sogno nel cassetto di avere un romanzo nel cassetto.

Ma io capisco che ognuno può scrivere quello che vuole, ed è facile che uno scrittore parli sostanzialmente di se stesso, artista che vive in un mondo che si è costruito in cui al centro c’è la scrittura. “Scrittura” è una parola che mi dà un po’ l’orticaria, sia quando si riferisce a maniera di narrazione, sia quando si riferisce a uno stile cantautorale. “Cantautorale” è un’altra parola che mi dà un po’ l’orticaria, e così via.

Sono un po’ contrario anche alle canzoni che parlano delle canzoni. Per esempio Vasco spiega che le canzoni sono come i fiori e che nascono da sole e che sono come i sogni. Brunori fa l’elenco delle tipologie di canzoni perché a volte basta una canzone solo una stupida canzone a ricordarti chi sei. Jovanotti dice che le canzoni non devono essere belle ma devono essere stelle e illuminare la notte e far ballare la gente ognuno come si sente. Solite cose.

Comunque, ritornando agli scrittori che scrivono di scrittori, anche quest’anno sono andato al Salone del Libro. È stato meno bello della scorsa edizione, quello in cui il Salone indie di Torino tirava una batosta memorabile a quello mainstream di Milano. Quest’anno invece sono ritornati i gabbioni dei grandi editori, la folla è arrivata a livelli davvero incredibili, e forse purtroppo non sento più il benefico afflato del campanilismo del piccolo contro il potente. E allora torno a fare lo schizzinoso, pur gingillandomi in quel paradiso di possibilità che è la fiera del libro, un’estasi ormonale in cui i miei desideri si liberano in miliardi di semi ma solo uno o due di loro arriveranno a fecondare un libro.

Dal mio punto di vista di lettore forte e scrittore debole (un belvedere comunque molto affollato) mi è venuta fuori tempo fa una canzoncina per esorcizzare il mio problema con gli scrittori che scrivono di scrittori. Come si dice: nulla di personale! Anche se c’è un po’ di personale.


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La matita in foto è ispirata a una copertina dei TheGiornalisti (si chiama TheScrittori).

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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3 commenti

  1. mai pensato di scrivere un romanzo siffatto 🙂 !

    preferisco
    https://cambierothewelt.wordpress.com/2017/10/24/nei-miei-libri/

  2. vorrei un libro in cui scrittore racconta di..chessò…idraulico!

    1. sono i migliori 😀

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