scena musicale vertebre torino
Pop Rock

Il momento magico in cui nasce la scena

State formando una “scena”?
Pensarlo è bello, ma la tracotanza fa malissimo.
(La risposta che ho ricevuto alla mia intervista per PagellaNonSoloRock 2022)

Quante scene musicali avete visto nella vostra vita? Tante, tantissime. Se non viste almeno sentite. Tutti conoscono a memoria l’epopea del grunge di Seattle, oppure la madchester della Factory di Tony Wilson, o anche il tentativo del Tora! Tora! in Italia. Persino qui a Torino in piena epoca subsonica si faceva largo uso della parola “scena”. Ma quante scene avete visto proprio nel preciso momento in cui si stavano formando, quando tutto stava accadendo, i pianeti si stavano allineando, e i calendari si inchinavano al nuovo evento cui nessuno al mondo avrebbe voluto mancare? 

Il momento preciso in cui si forma la “scena” è un boom di cui nessuno si accorge davvero, nemmeno i protagonisti stessi, ma l’onda ormai viaggia da sé e non si può fermare. È un intreccio di vite, un’improvvisa primavera, un’esplosione di creatività. Il tempo inizia a scorrere a una velocità diversa, doppia, irregolare a ogni legge astrofisica. I musicisti scrivono i loro inni migliori, baciati da un’ispirazione mai provata, eccitati dalla competizione con i loro pari. Mischiarsi, collaborare, riconoscersi nelle affinità. Il pubblico sente la temperatura, il polso, l’ormone, e li segue in capo al mondo, alla periferia delle nebbie padane, al termine delle province dell’impero. È come l’innamoramento, che allaga le giornate, che si porta via tutto. Si dorme molto poco. “Si va ai concerti e ci si perde” (cit.). Ogni alba è una prima volta. 

Quest’anno credo di aver visto nascere una scena, e i protagonisti sono ragazzi giovanissimi. È di sicuro una delle cose che mi ricorderanno questo 2022, più degli album famosi che non puoi evitare di ascoltare. Me ne accorgo a giugno, quando vengo coinvolto da RadioOhm nel fare le interviste ai partecipanti di Pagella Non Solo Rock, concorso musicale rivolto a under 23 di Torino e dintorni. Alcune band si conoscono bene tra di loro, frequentano le stesse scuole, si seguono a vicenda negli eventi, i musicisti si mischiano in dedali di progetti paralleli – estemporanei o duraturi poco importa. A una di queste band (Irossa) faccio la domanda da un milione di dollari, cioè se stessero effettivamente formando una scena, e ricevo la risposta improntata all’understatement di cui sopra. Ma io con ben poco understatement ritengo di aver indovinato tutto, e in autunno apprendo la novità. 

La novità è che la “scena” si rivela come tale, organizzando un live festival – chiamato Vertebre – nel mese di dicembre in 4 locali torinesi. I locali sono Blah Blah, El Paso, Comala, Manhattan, luoghi che ogni torinese appassionato di musica conosce. In ogni serata si alternano tre dei progetti musicali di questo gruppo di ragazzi. Molti non hanno ancora mai registrato nulla, ma per il resto sanno come si fa. Parlano con i locali, organizzano la programmazione, mettono su pagina Instagram e sito, producono le grafiche che verranno anche proiettate dietro il palco, coinvolgono fotografi, realizzano spillette, adesivi e merch. La chicca è l’ambientazione con cui vestono questa rassegna: la storia dei rëbra sovietici, ovvero la musica di contrabbando incisa sulle lastre delle radiografie, primo germe di rock’n’roll nell’URSS della guerra fredda. 

Vado a una delle serate Vertebre, con molta curiosità. Cosa suonano i ventenni, cosa ascoltano i ventenni, cosa amano i ventenni? Tutti pensano di saperlo, nessuno ci azzecca mai davvero. Metto a fine articolo una playlist che hanno fatto a mo’ di moodboard. Parte di loro mi citano nomi vecchi e nuovi, dai My Bloody Valentine a King Krule, ma altri mi avrebbero risposto cose molto diverse e probabilmente lontanissime da me. Ne so meno di prima. Nella serata che vedo (a Comala) trovo generi che vanno dall’indie con le chitarre al rap con l’autotune. Tantissima gente, tra le giacche non riesci a passare, tra i funghi riscaldanti non vuoi stare fermo. Ingresso gratuito, banchetto del merch, birre a prezzi ragionevoli. Tra il pubblico ci sono musicisti delle altre serate, ma anche altri da band esterne al giro, cosa che mi fa piacere perché spero che il gruppo cresca bene, finché qualcuno al posto di “scena” userà il termine “generazione”.

Mi fa piacere scrivere i nomi delle band dei 4 eventi di dicembre 2022, non mi importa che siano degli esordienti, anzi proprio per questo lo faccio, con la presunzione (forse tracotanza?) di essere il primo a scriverli su un blog che parla di musica*. Millais Flower Honey, Zima Blue, Cruiserweight Champion, Strappacapelli, Hopeless Party, Best Before, Foliage, Spalle Al Muro, Irossa, Franky G, Galaxic Tide, Edera, Spore. “Una nuova sc(hi)ena musicale”, si legge sui post di Vertebre. 

Devo aggiungere un particolare: anch’io tempo fa ho vissuto un periodo di “scena” insieme a band con cui organizzavamo festival e serate. Per stavolta niente discorsi sul passato (li ho già ampiamente fatti con Luca Psusu con cui ho assistito alla serata), lo dico perché molto semplicemente è il motivo per cui ho tanta premura di scrivere queste righe: conosco quell’irresistibile momento di estasi esistenziale, artistica, sociale che si prova nel momento in cui nasce una scena. Continuerò cercare ovunque quell’emozione, sia nei progetti in cui sono coinvolto che in quelli in cui sono semplice spettatore. 

La scena non dura per sempre, ma ti cambia la vita per sempre. Ora che l’anno è finito, dicembre è volato, e con esso anche la “festa mobile” di Vertebre, cosa accadrà? Le scene a volte evolvono, a volte svaniscono, a volte cambiano, a volte diventano uno squadrone che vince tutto. Sono diventato un tifoso e spero che in poco tempo vincano tutto, con quella tracotanza (hybris!) che nell’intervista fingevano di voler usare con prudenza. Per ora a me basta essere felice di ciò che ho visto: il momento della nascita, dell’idea, dell’autenticità, del salto, delle prime volte. Anche quest’anno ho avuto vent’anni. Il mio augurio a tutti per il nuovo anno è di avere la vostra “scena”. 

* Tra 5 anni ci rivediamo qui e ne riparliamo. Ho come una sensazione di hybris

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Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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2 commenti

  1. La scena è quella cosa da cui si prendono le distanze se è quando si ha successo.

    1. Della scena di cui ho fatto parte non ha fatto successo nessuno quindi non ho esperienza personale a riguardo. Questa scena qui che ho scritto spero facciano successo un po’ tutti, mi sembra un compromesso accettabile!

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