sanremo 2019
Pop Rock

Sanremo 2019 sembra il Primo Maggio

Sanremo 2019 sembra il Primo Maggio. Ghemon, Zen Circus, Daniele Silvestri, Ex Otago, Achille Lauro, Negrita, Motta… L’elenco di big in gara, in buona parte, è roba da Concertone. Che è in fondo la “canzone italiana” che ho sempre seguito. Sembra quasi di aver vinto. Oppure perso, per un paio di nomi, ma almeno aver giocato. Un po’ come se al Teatro Ariston ci fossi anch’io. Sanremo indie, ci pensi? È praticamente l’edizione che aspettavo da sempre.

Qualcuno ha scritto che Sanremo 2019 sembra il Miami ma non è così vero. Va bene l’indie ma non esageriamo. La formazione con i nomi di cui sopra, così diversi ma non così distanti, coglie quel nazionalpopolare alternativo tipico da Primo Maggio di Roma, o addirittura Taranto. E poi è stata proprio l’ultima edizione del Concertone a sdoganare nuovi generi e nuove voci (tipo quelle con l’autotune), assestando il colpo per uccidere i soci vitalizi del potere e liberare i tavoli. Pure dalle mie parti, nell’ultimo Flowers Festival, hanno fatto piazza pulita dei nomi tradizionali e li hanno sostituiti con un cartellone interamente di genere rap, trap, itpop e limitrofi, sull’onda del Primo Maggio 2018.

È vero comunque che al festival dei fiori c’è sempre una quota indie da rispettare ogni anno. Tra tutti i nomi “indie” entrati a Sanremo 2019, in altri tempi ne avrebbero preso al massimo uno. Che fatica: dovevi pregare le madonne per sperare in un artista decente al Festivàl che rispecchiasse i tuoi gusti. Considerando che nell’ultimo anno hanno vinto Meta / Moro con un plagio penoso, c’erano due Pooh anzi tre, la canzone più spiazzante è arrivata ultima, e il massimo di progressismo che abbiamo avuto è stato la vecchia che balla, le premesse sembravano già compromesse come al solito.

Una volta per essere la quota indie di Sanremo dovevi aver fatto mille dischi, mille concerti, essere in pista da mille anni, e forse nemmeno ti poteva bastare per prendere il posto di – chessò – la figlia di Zucchero o il vincitore di Amici. Ora ti bastano uno/due anni di hype sui social per diventare il nuovo fenomeno assoluto. Metodi discutibili, ci sta, noi dell’indie siamo i nuovi figli di puttana. Il mainstream l’abbiamo superato da destra.

Il percorso è stato durissimo, attraverso anni alterni particolarmente difficili con certe speranze come Afterhours, Marlene Kuntz, Marta sui Tubi, e le loro canzoni volenterose che non bucavano lo schermo. Uno schermo che invece i Perturbazione, i Subsonica, i Bluvertigo bucavano alla grande. Stessa cosa si potrebbe dire per gli Stato Sociale, quota con un piede nell’indie e un altro nel genere satira tra Gabbani e le Storie Tese, quindi non so se contarli. Comunque non mi importava nemmeno se la canzone fosse bella o brutta, speravo solo che l’artista indie appunto bucasse lo schermo. Speravo che il giorno dopo si parlasse di lui, e quindi si parlasse di me. E invece.

Ma però. Quest’anno è diverso, opposto. È assente tutta una tipologia di nomi esclusivamente da Teatro Ariston. Hai presente quelli che spariscono tutto l’anno ma regolarmente te li ritrovi al festival? Giovanni Caccamo. Alessio Bernabei. La pur incantevole Bianca Atzei. Cose così. Manca un intero filone di misconosciuti cantanti da salotto atti a intonare canzoni scritte da autori dieci volte più popolari di loro, tipo Sangiorgi dei Negroamaro o Kekko dei Modà. Chissà, forse dovremo scordarci il folklore, il kitsch, il “in tutti i luoghi in tutti i laghi”, perché stavolta Sanremo non è Sanremo.

Sanremo 2019 sembra il mio feed di Facebook, devo ammettere che forse la novità è solo questa. La sensazione è circoscritta nella mia bolla di persone che ascoltano certe cose e non certe altre. Se a Sanremo inizia a esserci qualcosa che c’entra con “la mia musica” allora mi devo porre alcune domande. Corrispondo alla musica “del cambiamento”? Sto passando allo schieramento conservatore? Sono il giovane passato? Sono il vecchio futuro? Sono il nuovo potere? Voglio essere giudicato? Voglio essere assolto o condannato?

sanremo 2019

L’unico big che non è mai stato a Sanremo: è sempre lui.

Ricorda l’edizione 2012 raccontata per il MySpiace dal Superospite!

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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4 commenti

  1. Che sia la volta buona?
    Speriamolo…

  2. Io soo stupita.
    Incuriosita.
    Anche un pò spaventata….

    1. Sarà meraviglioso. E dopo ci vergogneremo un po’. Alla fine non li ameremo più ?

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