Società & costume

Riflessi condizionati

In riva a un lago: tirare una pietra in acqua, poi un’altra, poi con le pietre piatte provare a fare più rimbalzi possibile. Sedendosi per terra: strappare fili d’erba, sminuzzare foglie secche in piccole parti, poi più piccole ancora.

E’ scritto sulla chiesa di Calitri: “Tra le rovine del mondo, Signore, conservami integro per te”, la preghiera mi lascia in retrogusto più le rovine che l’integrità. Entrando in una chiesa, per molti il riflesso condizionato è un segno della croce, per me è voltarsi a guardare l’organo, con le imponenti canne disposte a formare montagne asimmetriche. Asimmetrici ed asincroni sono anche i rintocchi delle campane da cui vengo vagamente ipnotizzato, l’una insegue l’altra fino a battere quasi contemporaneamente, per poi passare in vantaggio ed essere inseguita dall’altra e così via. Come il mistero delle frecce sulle macchine, un tic tac che ha un beat diverso per ogni macchina, ai semafori nessuna va a tempo con la mia e con nessun’altra, per alcuni secondi sembra che accordino le cadenze, ma poco dopo ogni corrispondenza salta.

A proposito di macchine, riflesso condizionato nei paesi è, ogni volta che ne passa una, guardare chi è dentro, anche chi non è del luogo acquisisce subito questo automatismo.

In un cimitero, nemmeno me ne accorgo ma sto già guardando le lapidi, apprezzando esteticamente l’una piuttosto che l’altra, passando in rassegna mentalmente cognomi e date di nascita e morte. I morti sono immortalati nelle foto sulle lapidi, sono i vivi quelli da resuscitare. In ogni vivo cerco un po’ della mia vita. In ogni paese cerco un po’ del mio. In ogni canzone cerco qualche novità, ma anche un po’ della musica che già mi è familiare: riflesso condizionato.

(agosto 2012, pubblicato su Comunità provvisorie)

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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