Davvero non bisognerebbe andare a sentire gli Afterhours mai più, ogni possibile concerto sarebbe reso vano da quello di ieri.
L’ascolto di Hai paura del buio? reloaded rifatto con gli ospiti non prometteva nulla di buono. Canzoni perlopiù ammosciate, Pieropelù caricatura di se stesso, Bennato toglie la bestemmia. Questo non è l’1.9.9.6.
Poi eccoci a sentire lo stesso identico concerto di quasi vent’anni fa, mio primo impatto con il “rock alternativo” italiano, cinquemila lire all’Hiroshima, Manuel con la barba, a me doveva ancora crescere tutta. Odio fare discorsi del tipo “ai miei tempi” ma gli Afterhours erano qualcosa di pericoloso, pungente, eccitante. Ora forse non più, riempiono i teatri e fanno come gli Who che risuonano Tommy. Ma siamo ancora della stessa pasta, dalla stessa parte? Ci daremmo ancora del tu? Bella domanda.
Arrivo tardi, perdo tre pezzi. Comunque li stavo ascoltando in macchina mentre cercavo parcheggio. Parcheggio pieno, teatro pieno. Ma dov’eravate tutti voi mentre stava succedendo tutto?
E allora dentro, con gli amici con cui abbiamo condiviso anni estenuanti di concerti degli Afterhours, anni ad accusare gli anni, a sperare nel pezzo vecchio, ad aspettare il ritorno di Xabier, con un po’ di fortuna emozionarsi ancora, crederci nonostante. Ecco questo concerto facciamo che sia un premio alla carriera, la nostra.
Tutto il disco dall’inizio alla fine, scaletta completa, fanculo la storia gli ospiti, esecuzione e spettacolo fedele all’originale che è custodito non su spotify ma nella memoria collettiva. Bis con qualche pezzo da Germi! Sembrava già il concerto del millennio, quando ecco il secondo bis con qualche pezzo famolo strano dall’ultimo Padania che ci ha riportati sulla terra. A concludere, il misconosciuto Televisione, sempre del periodo 90s, lato B di qualche cd singolo di quando c’erano i cd singoli.
Davvero non bisognerebbe andare a sentire gli Afterhours mai più, e ricordaseli così, lo dico ogni volta e ogni volta cado di nuovo in trappola. Volevamo i pezzi vecchi, volevamo le maschere e i travestimenti, volevamoveleno. Abbiamo avuto ciò di cui sentivamo il diritto. Ok nutriamo pure tutti gli ovvi dubbi sull’operazione un po’ furbetta un po’ populista un po’ etc, la sostanza si vendica sulla poesia. Questo non è l’1.9.9.6., ma non importa, come se.
Mi permetto di dissentire.
Davvero credo che lo “snobismo” sia una delle malattie piu’ diffuse al giorno d’oggi : perchè di questo si tratta quando si descrive sommariamente una serata che ha offerto tutt’altro, e forse bisognerebbe sforzarsi e non rimanere fermi al malcostume di molti locali torinesi , ed arrivare in ritardo in quel di Venaria che, essendo un teatro – adattato per l’occasione senza sedili – fa iniziare entro le 21,30 qualsivoglia rappresentazione…. .
Oltre alla puntualità sono rimasto sbalordito dall’acustica: perfetta tanto da non farti fischiare le orecchie al termine e da render comprensibili le parole cantate da Agnelli anche quando le 3 chitarre pestavano duro e distorte !
Ho visto gli Afterhours dal vivo varie volte e mai come l’altra sera li ho visti così concentrati e precisi : nessuna concessione all’ENTARTEINMENT, ma solo tanta intensità che mi ha fatto ri-pensare a quanti argomenti di passione , politica, società ci siano nei loro testi: ed allora mi son convinto che la riedizione del disco sia il frutto dell’aver realizzato quanto sia attuale il suo contenuto, soprattutto la sua rabbia “generazionale”.
Eravam quasi tutti coetanei l’altra sera…., e chissà quante volte ci siam incrociati ad altri concerti degli Afterhours…., indietro a quando ancora era lecito fumare nei locali e cio’ , unito al caldo ed al sudore, ti faceva bruciare la gola e ti costringeva metter i vestiti sul balcone per 2 gg. non appena rientrati a casa.
Ho visto ed annusato molti che, fregandosene del tempo e delle leggi che si sono succedute, fumavano clandestinamente nel teatro Concordia di Venaria: forse in quel fumo c’è la risposta alla mancanza di lucidità …. che trasuda banalmente in snobismo, e che impedisce di realizzare che si è trattato di un compleanno: la festa in cui Manuel e soci hanno urlato tutto il loro Blues ed il loro Spleen, suonando come non mai !