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Pop Rock

Quattro giorni di Pietre a Piedicavallo

A un certo punto sono sparito. Ho preso la tenda e sono salito a Piedicavallo, sopra Biella. Un paese di montagna a mille metri, dove il telefono non prende (o comunque non il mio), dove le strade si interrompono, dove il giorno dura poche ore e l’anno pochi mesi. Un borgo fatto d’acqua e pietre, capolinea della Valle Cervo, e con un nome che non necessita spiegazioni.

Non sono uno di quelli che vogliono sparire, cioè in teoria sì, ma in quei giorni la mia vita stava andando che […] e allora sono partito. Stazione di Biella, corriera linea n. 340, ed eccomi al Piedicavallo Festival. Una rassegna musicale che ha una sezione appena nata – “Pietre” – dedicata alla musica percussiva ed elettronica. Un weekend abbondante, dal 18 al 21 agosto, con concerti distribuiti nell’arco delle giornate, dj-set all’aperto fino a sera, area campeggio per piantare la tenda. Una breve e intensa esperienza di musica fuori dal consueto, cosa che nel mio caso mi parrebbe quasi riduttivo chiamare “vacanza” ma in fondo anche questo è stato. 

Primo anno di Pietre a Piedicavallo

Incalzato dall’urgenza di partire, incantato dalla meraviglia della montagna, e sostanzialmente ignaro dell’impresa complicatissima degli organizzatori di dar vita in alta quota a un festival di musica ritmica contemporanea con tutte le difficoltà logistiche e incognite di pubblico e quadrature dei fondi e imprevisti imprevedibili e comunicazione con i residenti che lo staff si trova a gestire e risolvere, eccomi infine a vivere l’evento nella mia usuale posizione di pubblico ingenuo e immacolato che dall’esterno vede tutto facile e bello.

Il Piedicavallo Festival ha una storia di 32 anni di concerti di musica classica ambientati nei luoghi più rappresentativi del territorio. Da quest’anno, una piccola rivoluzione: nell’organizzazione subentrano due giovani – Edoardo Fumagalli e Marta Morino – che all’interno dell’evento inaugurano una sezione dedicata alla musica percussiva ed elettronica, con direzione artistica affidata ad Alessandro Gambo di TUM creatore di numerosi eventi torinesi. Qui i nomi degli artisti (e/o etichette), alcuni italiani alcuni internazionali (ingressi a offerta libera):

Le persone, il paese, le Pietre

Se queste pietre potessero parlare, racconterebbero di un paese che per quattro giorni è popolato da persone che non per forza vengono per le escursioni in montagna (principale turismo di queste parti) ma per la musica. 

I concerti di Pietre sono dedicati alle percussioni, un mondo vastissimo che abbraccia strumenti tradizionali, congegni sperimentali, ibridazioni con l’elettronica, tecnica virtuosistica, ispirazioni tratte dalle nostre montagne ma anche da Asia, Africa e tutto il mondo. Ad assistere alle esibizioni, ambientate in un tempio valdese e in un piccolo teatro di paese (Teatro Regina Margherita), ci sono persone di tutte le età, abitanti locali, villeggianti, curiosi, musicisti, pubblico venuto apposta per il festival. 

L’area dedicata all’elettronica, allestita in area camping, entra nel vivo in serata ed è frequentata e ballata soprattutto da giovani, magari venuti per una notte sola, che trovano nel buio stellato di montagna un club segreto e immenso. Quando a mezzanotte la musica finisce, rimane una scia di euforia che puoi seguire fino all’alba, oppure tornare a riposare. 

Nasce una comunità di persone che per quattro giorni condividono spazi, interessi, esperienze. La musica è il legame senza lacci che avvicina persone curiose e aperte all’inaudito, nel senso letterale. Accade di conoscere qualcuno, di essere conosciuti da qualcuno. Adoro queste situazioni perché hai la libertà di fare un po’ tutto – anche nulla se vuoi.

Breve elenco di suoni a Piedicavallo

Le pietre che percuotono i picchetti della tenda, un gentile e laborioso tic tic che si ode ogni volta che un avventore nuovo si cimenta nell’atto di costruire la propria casa di residenza per quattro giorni. 

Il campanile che suona inesorabile ogni quarto d’ora, picchia nelle orecchie anche di notte – l’orario più probante è le 00:45, con dodici rintocchi per segnare le ore e tre per segnare i quarti d’ora. 

Il torrente che scroscia costante sul letto di pietre, corrente ancora giovane, squillante e inquieta, prima di diventare a fondovalle più lenta, posata e matura. 

I motori delle macchine che guastano la normalità, che ci guardi dentro per vedere chi c’è. L’elicottero (c’era un elicottero, penso un airbus del Soccorso Alpino). 

Le zip delle tende, che si aprono e si chiudono quando uno inizia la giornata o la conclude, lo strap del velcro, i passi sull’erba. 

E i suoni della musica del festival, che pulsano nell’aria, in questo paesaggio sonoro quasi sempre muto ma mai silenzioso.

Varie ed eventuali extra festival

Ogni mattina andavo in montagna. Dedicavo alle passeggiate il tempo tra le 7:30 (apertura del bar per la colazione) e le 10:30 (apertura degli eventi del festival). In particolare, sono andato al rifugio Madonna della Neve (1480 m.s.l.m.), alle Tegge Selletto (1560 m), al Lago della Vecchia (1858 m), tre belle camminate solitarie per guardare dall’alto il giorno che nasce, da una posizione appagante e impagabile. 

Un buon bagno nel torrente ti rimette al mondo, l’acqua è freddissima e ci vuole molto coraggio per immergersi; dopo averlo fatto sono diventato immortale. 

Un po’ più in là in mezzo ai boschi, proprio negli stessi giorni, c’era un piccolo raduno hippie della comunità Rainbow. Qualcuno di notte è andato a cantare con loro intorno al fuoco. Si dice che ci fosse anche qualcuno dei Piumani. Alcuni residenti hanno scritto al giornale lettere di lamentela perché giravano nudi.

“Stare senza internet per una settimana”, ogni tanto spuntano quelli che fanno questo esperimento di eremitaggio perché hanno bisogno di raccontarlo (su internet, ovviamente). Dopo averlo fatto penso che sia né meglio né peggio, semplicemente diverso. Avrei potuto usare il wi-fi dei bar, ma boh non l’ho fatto, non ne avevo stringente necessità. 

A proposito, grazie ai bar, in particolare al Gatto Azzurro e La Censa, luoghi di casuale ritrovo per molti tra un concerto e l’altro. Grazie a staff e volontari del festival, per loro io sono stato uno tra i tanti, per me sono stati punto di riferimento. Grazie alle persone che ho conosciuto, forse non ci rivedremo mai, probabilmente ci ricorderemo a lungo.

I quattro giorni di Pietre a Piedicavallo sono volati velocissimi, il prezzo da pagare quando stai bene. Ero sparito, ma a un certo punto sono tornato. Ora di nuovo la vita, il buio, la musica, la paura, l’immaginazione.

Di Pietre e del Piedicavallo Festival c’è il sito e i social, dai quali spero venga annunciata una nuova edizione.

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Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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3 commenti

  1. A leggere percussioni temevo i bonghetti, invece è interessante la musica dei video.

    1. Ho messo quelli che mi hanno colpito particolarmente. L’ultimo di questi, Pierre Bastien, ha “suonato” uno strumento che si è costruito da solo col Meccano. Col Meccano!

      1. Era l’unico già sentito.

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