Noel Gallagher Milano
Pop corn Pop Rock

Noel Gallagher a Milano, avevo una teoria infallibile

Ho visto Noel Gallagher a Milano, agli I-Days, e avevo una teoria infallibile. Per la verità, infallibile allo 0,001%. La mia teoria, semplicemente, era che avrei assistito a un’imprevedibile e clamorosa reunion degli Oasis. C’erano tutte le premesse per la riuscita di questo miracolo:

  • Noel e Liam sono tornati fratelli, mentre prima erano solo coltelli.
  • Liam Gallagher ha suonato sullo stesso palco due giorni prima: sicuramente avrebbe potuto allungare la permanenza per la sorpresa finale.
  • Prima del concerto di Noel Gallagher, oltre ai Placebo, c’erano i Ride, cioè il gruppo di Andy Bell, ultimo bassista degli Oasis.
  • Nei Noel Gallagher’s High Flying Birds suonano sia Gem Archer che Chris Sharrock, cioè chitarrista e batterista dell’ultima formazione degli Oasis.
  • Il gruppo si è sciolto nel 2009 proprio alla vigilia di un concerto agli I-Days, che quell’anno si svolgeva – guarda caso – a Milano nell’area Rho Fiera: sarebbe stato simbolicamente un formidabile “dove eravamo rimasti?”.
  • Una botta di culo, una volta nella vita, posso averla anch’io o no?

Insomma, nel programma della terza giornata degli I-Days 2018 c’erano ben quattro quinti del gruppo che aveva pubblicato l’album Dig Out Your Soul. Il quinto restante, doveva solo fermare l’albergo per altri due giorni.

Da tutta questa premessa e soprattutto dai tempi verbali al passato, come il sentimento musicale del sottoscritto d’altronde, traspare il poffarbacco per aver toppato in pieno la previsione. Ci credevo molto: un accadimento del genere avrebbe fatto impallidire la sorpresa per eccellenza di questa estate di festival, cioè quando al concerto dei Foo Fighters a Firenze sono sbucati sul palco i Guns N’Roses per suonare tutti insieme It’s So Easy. La discreta invidia che provo per quelli che erano lì in quel momento sarebbe stata spazzata via da una Live Forever suonata dagli Oasis al completo per la prima volta dopo quasi dieci anni. Invece no. Mai una melchiorre gioia.

Ma ora basta col melodramma, ho un po’ esagerato. Tutto ciò nulla toglie alla soddisfazione di aver visto Noel Gallagher in concerto. Personalmente, dopo aver visto gli Oasis molti anni fa, rivedere ora chi ha scritto quelle canzoni è il fiore all’occhiello di tutto un discorso sulla seconda giovinezza di Don’t look back in anger su cui l’anno scorso mi sono fissato. Per quanto riguarda i suoi album da solo, sono molto contento abbia suonato The Right Stuff, che è una delle sue ultime canzoni “speciali”. Un momento in cui lui si fa quasi completamente da parte, lasciando cantare la vocalist e la tastierista, e unendosi con una strofa solo verso la fine. Non fa assoli o riff particolari, lascia la gloria al chitarrista e alla sezione di fiati. Per non dire della batteria, che continua indefessa a rullare rullate, e conclude quasi da protagonista. Insomma, una canzone in cui Noel Gallagher non fa praticamente nulla, che forse ha scritto non per interpretarla ma per esserne direttore artistico.

Per prassi deve suonare un po’ di pezzi dell’ultimo album, pazienza, ma almeno tra questi c’è il migliore (Beautiful World). Per ragioni di propaganda ripropone una selezione di classici degli Oasis, più Half The World Away, uno dei lati b in cui provava a fare Burt Bacharach. Per narcisismo citazionista aggiunge alla fine la cover di All You Need Is Love dei Beatles. Insomma noi pubblico affamato abbiamo bisogno di molto pane, e lui ci dà una manciata di brioches.

Oggi Noel Gallagher è come una Ferrari che rispetta i limiti di velocità. Dà l’idea di esibire nei concerti un 50% di quello che potenzialmente potrebbe fare. I suoi concerti consistono nelle canzoni che suona, ma anche in quelle che non suona. Per ogni scaletta di un suo concerto, seppur bella, se ne potrebbero scrivere altre dieci del tutto differenti ma ugualmente esaltanti. Ognuno pensi all’ultimo concerto a cui ha assistito del suo artista preferito, di cui conosce vita morte e miracoli: l’evento si può descrivere esattamente con 2 variabili. Queste sono:

  • le canzoni minori eseguite (a),
  • le canzoni famose non eseguite (b).

Ergo a/b=x, che corrisponde al coefficiente di godimento del fanatico. Per x>1 si potrebbe trattare di un concerto davvero esaltante per il fan. Affinerò certamente questa formula aritmetica, che diventerà parte del programma d’esame per i miei studenti in Teorie e Tecniche della Nostalgia degli Anni 90.

Come un’estate indimenticabile in cui alcune cose sono accadute e altre ancora potevano accadere ma non lo hanno fatto, l’intensità seducente e allo stesso tempo frustrante di un concerto di Noel Gallagher sta anche nelle decine di meravigliose canzoni, b-side, rarità, singoli ripudiati, tracce n.7 degli album, che vengono per forza escluse, ma in realtà rimangono solo belle addormentate. Torneranno al mondo improvvisamente in qualche altro tour o esibizione acustica oppure – e qui ritorno al punto – reunion degli Oasis. Per questi I-Days avevo una teoria infallibile (sicura allo 0,001%) ma ero completamente fuori strada, perché sono troppo romantico per essere uno scienziato.

Come un’estate anni dopo quella indimenticabile, lo stesso luogo, le stesse persone, ed ero sicuro che lei, che gli altri… ma poi le cose vanno diversamente, certo.


Per quanto riguarda i Placebo, hanno sforbiciato dalla scaletta tutti i pezzi vecchi (a parte Pure Morning), per il resto vale ciò che avevo scritto sul concerto a Collisioni.

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Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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11 commenti

  1. Diciamo che non sei tornato a casa entusiasta…
    Mi sarebbe piaciuto vedere un concerto degli Oasis!!!!

    1. In realtà sono molto contento. Con lui mi emoziono persino su YouTube, figurati lì al concerto. Ma voglio anche fare un po’ lo scassacazzi, perché da Noel mi aspetto molto molto molto!

      1. E’ bravo ma non si applica!

  2. nebraska78 dice:

    Io purtroppo ho visto solo il fratello che ha ciccato 3/4 delle canzoni che ha fatto perché aveva su il parka e c’erano 34 gradi. Questo qua è molto più accademico e, diciamo pure, più bravo. Io non l’ho visto e quindi mi baso sulle produzioni da studio; anche se As you Were è un grande album e lo preferisco a quello di Noel. Ma questo è il mio parere personale.
    Questo non toglie il sogno condiviso di vederli ancora insieme…

    1. ? non stento a crederci. Liam è rimasto un po’ incastrato nel personaggio… “esci da questo parka!”

  3. E’ da “una vita”, almeno da quando ho visto il tuo commento sul mio blog, che tento di aprire per bene il tuo. Non riuscivo a cliccare Mi Piace dalla app del telefono, che rabbia. Ad ogni modo, bello bello questo post… e Don’t Look Back In Anger tutta la vita ^^

    1. Che poi ci sarebbe da dire pure su Don’t look back in anger, che ha suonato uguale ma più morbida, e togliendo completamente il mi maggiore, l'”accordo oasis” per eccellenza… ma incredibilmente era bella lo stesso.
      (Mi accorgo che queste sono tutte seghe, ma per me sono seghe importanti)
      Ti ringrazio e a presto!

      1. Uhm… Mi perdo a leggere di note, ma voglio documentarmi!

        1. Colpa mia che ho le fisse. Immagina il tuo piatto preferito con l’ “ingrediente segreto” come lo fanno solo in quel ristorante che conosci. Un giorno te lo fanno provare cucinato diversamente e senza l’ingrediente segreto, e scopri che è buonissimo lo stesso. E niente, questo era!

          1. Perfetto ☺️

  4. Come dice Noel in Little By Little: dream on. Ed è ciò che continueremo a fare fino al giorno in cui li rivedremo di nuovo insieme.
    Cheers!

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