A mille km da qui, lame giganti mietono vento 24h su 24. Di mattina, le ombre rotanti “tagliano” le poche macchine di passaggio sull’asfalto. Di notte, luci rosse segnalano nel buio la loro presenza e le fanno sembrare strutture di colonizzazione extraterrestre. A prima vista suscitano una certa curiosità, uno scenario insolito, un feticcio della green economy. Ma del paesaggio dell’Irpinia le pale eoliche sono l’unica cosa che non mi piace.
L’energia pulita non è così pulita. Oltre che di paesaggio, è una questione di soldi: Antonello Caporale descrive sul Fatto Quotidiano la “fabbrica di quattrini per pochi intimi”, un affare che lo Stato ha svenduto interamente a privati. Franco Arminio propone la rinegoziazione dei contratti tra aziende e comuni, i quali percepiscono percentuali irrisorie in cambio del consumo del suolo e gli abitanti nessuno sgravio nelle bollette.
Sono troppe, troppe, ogni volta che torno ne vedo sempre di più. Ricordano costantemente che ogni centimetro della nostra esistenza deve essere remunerativo, ogni centimetro è unità di produzione. Lo sfruttamento è esibito. Vorrei ne venisse bloccata la proliferazione incontrollata. Anzi vorrei sparissero tutte per rivedere la terra come davvero è. Anzi vorrei il vento non soffiasse più per dispetto, per renderle inutili, o soffiasse così forte da spazzarle via. E via dicendo coi vorrei, ma se l’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re, l’erba vorrei non cresce certo nei “parchi eolici”.
A mille km da lì (cioè qui), intanto, non ho la fortuna di svegliarmi ogni mattina con un paesaggio davanti: dalla mia finestra si vede la finestra di fronte e viceversa. A Torino le grandi opere idiote non conoscono crisi e banche e amministrazioni politiche e architetti superstar gareggiano a chi ce l’ha più lungo ergendo grattacieli. Quello della banca Intesa Sanpaolo sarà alto quanto la Mole Antonelliana, quello della regione supererà i duecento metri. L’inceneritore, nel suo “piccolo”, sarà alto centoventi metri. Qui non mietono vento ma ci mangiano l’aria.
Da ste parti ci sono talmente tante pale eoliche che se le accendono tutte assieme
vi salutiamo e decolliamo via.
E sono tutte indagate. Con una percentuale più alta di quella del Consiglio Regionale.
Eheh no, non scrivo dalla Lombardia.
Lo so, poteva sembrare.
Però non ci posso fare nulla.
Da bravo “romantico futurista” le pale eoliche mi piacciono.
E una volta ci sono andato in mezzo a un parco eolico, io minuscolo ai piedi di questi giganti.
sai che quasi quasi sembra una canzone dei Ministri?
l’ho dovuta leggere molte volte, sai, c’hopprobblemi di comprendonio
sai