Dentro o fuori la televisione?
meglio artefatto e volgare
o meglio coglione?(“Non si esce vivi dagli anni 80”, 1999)
Io non trovo nulla di male che Manuel Agnelli sia il nuovo giudice di X-Factor. Facciamo pure la parte di quelli che storcono il naso, tanto poi il nostro naso sarà davanti alla tv, e tutti sintonizzati sui social a fare gli opinionisti del giorno dopo. Piccoli Michele Monina crescono e si esercitano nell’arte del #polemicotto, la verità è che di vedere Manuel Agnelli seduto su quella sedia a dire “per me è un sì/no” saremo dannatamente curiosi tutti.
Non mi va di pensare che questo inciucio con X-Factor sia una questione di soldi. Secondo me c’entra di più l’ambizione, la vanità, e questo ci sta. L’unico timore è che sia una di quelle tipiche situazioni in cui a un certo punto ci viene propinato il famoso discorso sul “cambiare-il-sistema-da-dentro”, quel tipo di discorso che ogni volta che lo senti ti cala la tristezza, una nuova ruga ti nasce in mezzo agli occhi, un uccello ti caca sul parabrezza e allora davvero lo sai: il sistema non cambierà mai.
Sei soltanto un eco, o sei qui?
forse sono cieco, non vedi?
come un assassino, prima o poi
chiaro che ti uccido dentro, quel che sei(“Televisione”, 1997)
Comunque la mia sensazione finale è di grandissima tenerezza. Se Manuel ha “accettato” di fare il giudice di X-Factor (più che accettato, ha fortemente voluto: il primo rifiuto era puramente di circostanza per prassi di corteggiamento) è perché prima di tutto lo segue, è uno spettatore, è uno di noi!
E allora me lo immagino in tutti questi anni, davanti alla televisione, tutti i giovedì, da buon milanese con il suo abbonamento Sky nella sua villetta fuori città, a seguire tutte le puntate sul divano. Immagino pure il salotto, con incorniciate locandine degli Afterhours, dischi d’oro e premi Siae, e in mezzo quell’apparecchio televisivo che gli ha ispirato strofe di tante canzoni. Il signor Manuel Agnelli, telecomando in mano e copertina sulle gambe, commenta coinvolto le fasi della trasmissione.
Questo Nevruz… per me è un sì… me lo devo ricordare se rifaccio il Tora Tora…
Skin ma non dire cazzate. Perché non torni a cantare quelle schifezze coi Marlene Kuntz?
Fedez, sei un coglionez, la Maionchi dice più parolacce di te.
Ah… se fossi giudice io!!!
Tutta la merda che è in tv
Oggi l’ho spenta e non conta più
E sto nell’aria insieme a te
Entro nel sole(“Messaggio promozionale n.1”, 2012)
[al telefono]
Xabier, ti ho detto che giovedì è l’unico giorno che non ci sono per le prove…
Manuel, ma stai di nuovo guardando X-Factor?
Quest’anno è leggermente diverso. Faccio il giudice…
Ma come? Tutte ste canzoni che abbiamo fatto sulla tv… e poi ci vai a fare la riserva di Morgan?
Xabier, ma io voglio cambiare-il-sistema-da-dentro!
…
Cos’è che non mi piace
in questo baraccone?
Sarà che dentro è triste
e starne fuori è una prigione(ancora da “Non si esce vivi dagli anni 80”, 1999)
Passano gli anni e… (aggiornamento 2018)
Questa piccola rassegna di canzoni degli Afterhours voleva riassumere con leggerezza (e con le conclusioni strampalate tipiche del MySpiace) le volte in cui Manuel Agnelli ha scritto testi non molto accomodanti sulla televisione. Strano rileggere dopo quasi tre anni, mi fa anche un po’ tenerezza certa ironia chiacchierina che usavo per parlarne, tipo il Twitter della peggior specie.
Insomma Televisione, Non si esce vivi dagli anni 80, Messaggio promozionale n. 1 sono le canzoni dove il rapporto conflittuale col tubo catodico emerge con chiarezza. O almeno emergeva, fino al giorno in cui avveniva il “tradimento”: il passaggio dall’altra parte dello schermo.
Da quel giorno sono accadute molte cose. Qui alcune:
- Gli Afterhours pubblicano “Folfiri e Folfox”, album bello, forte, doppio. Guarda caso, però, in esso troviamo la canzone Se io fossi il giudice, e benché l’interessato neghi categoricamente allusioni a X-Factor, io non riesco a pensare che non esista un ammiccamento al ruolo di personaggio televisivo in nuce.
- Manuel Agnelli inizia a mettere i suoi cantanti di X-Factor ad aprire i concerti degli Afterhours.
- Il giudice Manuel Agnelli spopola nel programma per alcune sardoniche stroncature, finché viene l’anno dei Maneskin, banda di regazzini che Manuel si coccola e riesce ad armare fino ai denti con la precisa missione di uccidere il rock.
L’aggiornamento ad oggi (22 febbraio 2018) è che inizia Ossigeno, il programma televisivo curato e condotto da Manuel Agnelli. Seguirò ovviamente anche questo, divorandolo, perché la musica degli Afterhours resta parte fondamentale della mia vita. Ancora oggi non trovo nulla di male che faccia televisione, in fondo lui è fatto così, se vale la pena “tradire” lo fa senza problemi.
Basterebbe cercare quante volte dice la parola “tradire” nei suoi album: it doesn’t take a psicologo per capire che il suo bisogno è tradire tutti per non star solo, qualsiasi cosa se piacerà.