Quarta parte di questa pretestuosa rassegna dedicata ai lavori dei tempi (anzi, contrattempi) della gioventù. Vabbè e allora? Sarà bella la vostra, di gioventù!
Mi hanno dato in mano un’asta di un microfono. Mi hanno detto: “portala immediatamente a Ricky Martin, se non ha la sua asta personale non suona”. Era una comune asta per microfono, bruttina, consumata, faticavo a pensare che per Ricky Martin fosse una specie di portafortuna. Ma il mio lavoro era quello portare cose e portare persone, e sono subito partito dallo stadio cittadino* alla volta di piazza Castello, dove da lì a un’ora si sarebbe esibito il cantante portoricano. Capito? L’asta del microfono di Ricky Martin. Le battute si sprecano…
*Piccola parentesi dedicata agli stadi cittadini. Tralasciando gli anni dell’orripilante Delle Alpi, lo stadio di Torino è sempre stato il Comunale, e anche se altre decine di piccoli stadi italiani si chiamavano nello stesso modo, il Comunale per definizione era quello di Torino. In occasione delle olimpiadi, con un guizzo di fantasia è stato ribattezzato Olimpico, come quello di Roma, tanto per ricordarci che dobbiamo essere sempre secondi a qualcuno. Apoteosi della creatività è la Juventus, che ha chiamato il suo nuovo stadio appunto “Juventus”. L’amministrazione torinese, che in tempi di crisi ha come priorità le grandi opere più ottuse e più costose possibili, come la Tav o il grattacielo della banca Intesa-San Paolo, ha pensato bene di costruire ancora un altro stadio, che si chiama come una città americana o come un formaggino, a vostra scelta.
Torniamo alla missione Salvare-il-concerto-di-Ricky-Martin. Salito in macchina, acceleratore a tavoletta, eccomi sfrecciare lungo le corsie preferenziali con la mia punto verde (“punto verde” nel senso di auto fiat di colore verde, non nel senso di area estiva torinese dove bere birrette facendosi assassinare dalle zanzare). Giunto in prossimità del centro, il traffico si faceva sempre più fitto, semafori, vigili e transenne ad ostacolare la mia corsa. Trovato un parcheggio poco al di fuori della zona vietata al traffico, mi sono involato tra una folla impenetrabile, facendomi largo con in mano l’asta di Ricky Martin. Sono riuscito ad arrivare nel retro del palco, reperire il responsabile di produzione dell’evento, già allertato, e affidargli la preziosa asta affinchè il concerto potesse avere inizio.
Al termine dell’impresa, mi sono certamente goduto un amaro Montenegro.
L’avrete capito, lavoravo in qualità di “runner” per le olimpiadi invernali di Torino 2006. Un giusto guadagno, ma quanto sbattimento: per sei mesi ho lavorato tutti i giorni, comprese domeniche, spesso anche di sera, tutto il tempo in macchina o sul furgone in giro per Torino e cintura. Tra i miei instant jobs del passato, curiosamente tutti di vocazione “geografica” (volantini, sport piemonte, consegna pizze ecc), questo è stato sicuramente il più duro.
Ma in quanto all’episodio qui raccontato, ancora oggi ipotizzo che si siano fatti beffe di me inventandosi una storia stupida per farmi girare a vuoto come uno scemo, e ridere alle mie spalle. Oppure mi hanno usato come corriere della droga, nascondendo la cocaina dentro l’asta. Oppure era tutto vero, in tal caso la gente è evidentemente pazza. E io già ho i miei problemi, non è che posso pensare pure a salvare i concerti di Ricky Martin.
Per me t’han preso in giro dai.
Ma quindi il filadelfia lo fanno? E’ ufficiale? E poi, è solo questione di tempo prima che lo Juventus stadium abbia un nome ben peggiore (tipo Lavazza stadium, se pagheranno abbastanza).
un’ultima opzione è che sia stato lo stesso ricky martin a prendere in giro la produzione, la quale mi ha mandato in buona fede. è un’ipotesi ancora più affascinante
ricky martin era con me e non ha fatto nessuna telefonata, te lo posso assicurare
Dai, quella sul Fila, messa giù così (“stadio che si chiama come un formaggino”), è blasfemia pura. Faccio notare che non si tratta di *costruire* ma di *ricostruire*, e non di uno *stadio* tra i tanti ma di un *tempio*. Il problema è averlo ridotto come è oggi, non il volerlo ricostruire.
Poi certo, se al suo posto preferiamo un nuovo centro commerciale o un boschetto di nuovi condomini (di cui c’é davvero bisogno, visto che a Torino siamo sedici milioni e mancano le case), accomodiamoci…
capisco il punto di vista di voi tifosi e ammetto la mia provocazione un po’ sborona, ma per me avere tre stadi in una città non ha senso, e tutto questo costruire e demolire e ricostruire mi sembra un po’ fuori luogo
C’era l’Olimpico. Avrebbero potuto ritoccarlo di quel tanto da tirar su un 40.000 posti (n.b., ai bei tempi ne teneva più di 70.000) e bon, poteva andare bene per entrambe le squadre. Se adesso facciamo come in Inghilterra e si vuole il proprio stadio fichissimo (su terreni praticamente regalati dal comune) è ovvio che venga fuori l’esagerazione che tu hai evidenziato.
Cmq il Fila sarà davvero il male minore: piccolino, là dove già esisteva e venne poi raso al suolo, buono per allenamenti, partite della primavera e – immagino – piccola sede museale.