denuncia
Società & costume

La denuncia

E giù bestemmie. Pepi ha trovato il vetro della macchina spaccato in mille pezzi. Telefona all’assicurazione per capire come si fa adesso. L’assicurazione gli dice che ha bisogno di una denuncia alla polizia per aprire la procedura e allora Pepi va al commissariato, che palle che palle che palle.

Lo fanno accomodare in sala d’aspetto in attesa che arrivi il collega per fare la denuncia. Pepi pensa che, in questo periodo di rotture di palle oltre che di vetri, si meriterebbe di veder apparire “la” collega, una poliziotta. Almeno nella sfiga, la figa: ritiene di meritarselo, almeno una volta, almeno stavolta.

Volta la carta e il desiderio si avvera: appare lei. Non può far finta che sia solo una poliziotta, che sia solo il fascino un po’ erotico di portare una divisa pensata per maschi. Biondo cenere i capelli, lunghi lasciati cadere sulle spalle fino a coprire i seni. Biondo cenere forse anche gli occhi, cioè Pepi non saprebbe descrivere ma è un colore che ha solo lei. Quelle labbra, come vorrebbe vederle sorridere, chissà fino a che punto cambiano il mondo intorno. E’ di una bellezza che intimidisce, come se Pepi non fosse già timido per conto suo.

Pepi e la poliziotta escono insieme… ma solo per visionare il danno alla macchina. Lei fa qualche domanda in merito, a cui Pepi risponde con parole più belle che può e poi spera “chiedimi ancora qualcosa!” Ma si torna dentro, in commissariato; nel pur breve tragitto dal parcheggio, ogni secondo di silenzio è un’ora di imbarazzo.

Pepi vorrebbe dire qualcosa, qualunque cosa, trovare la chiave per spalancare la sua confidenza, frantumare la propria timidezza. Sì ma come si fa a provarci con un pubblico ufficiale in servizio, senza risultare banale e idiota come i 99999 prima di lui? Il problema è che quella divisa pare una barriera insormontabile. Vedi? Le divise dividono.

Passa in corridoio un collega che probabilmente ha finito il suo orario, lei esce dalla stanza per salutarlo. Da dietro la porta sente lo schiocco di un bacio. Il cuore di Pepi va in pezzi: avrebbe ora da denunciare anche questo atto vandalico, stavolta ai danni del suo cuore, “mi scusi, dovrei denunciare anche la rottura del mio cuore” “quando è accaduto?” “proprio poco fa” “ha sospetti su chi possa essere stato?” “è stata lei, agente” “lei chi?” “lei, cioè tu. Posso darti del tu?” “No, diamoci pure del lei” “appunto: è stata lei, agente” “il suo cuore è assicurato?” “sì ma ho capito che avrei dovuto fare la furto-incendio…” ooou addirittura?! Pepi vola con la fantasia, ma lei torna alla scrivania con quegli occhi che ancora pensano a uno che non è lui.

Le sue mani si muovono sulla tastiera del computer. Le sue unghie smaltate celeste non tradiscono impaccio mentre sfogliano le copie della denuncia e indicano i punti dove firmare “qui, qui e qui”. Squilla il telefono della stanza. Pepi la contempla parlare al telefono. Napoli: il suo accento è rotondo ed inconfondibile. Pepi firma. Lei ferma. “Ehi ma… finisce qua?”

Appena uscito dal commissariato, vuoi che Pepi non abbia subito controllato sul foglio della denuncia come si chiama?

Appena arrivato a casa, vuoi che Pepi non l’abbia subito cercata su Facebook?

Ma non la trova. O comunque i profili che hanno il suo nome non sembrano essere lei. Ma non può mica chiedere l’amicizia a tutte quelle che hanno quel nome lì (un suo amico invece di solito lo fa, per esempio).

E allora niente, Pepi doveva giocarsela tutta in quei dieci minuti. Il dio che aveva nominato invano l’ha punito mettendo a nudo tutto il suo impaccio, la sua timidezza, la sua inadeguatezza. Che palle che palle che palle. Ma se gli romperanno un altro vetro della macchina, Pepi non sarà così dispiaciuto e quando andrà a far denuncia, ne è sicuro, saprà cosà dire, saprà cosa fare… (e comunque cosa pensavate! Le storie che finiscono che lui va a letto con la poliziotta le trovate nei cinepanettoni e non certo in un blog che si chiama My Spiace)

Di lei trova solo la data di nascita, su una pagina web con la graduatoria di un concorso pubblico per allievi. Forse resterà a Torino solo un anno, dunque se gli devono rompere un altro vetro, che almeno facciano in fretta!

Pesci, comunque.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

Potrebbe piacerti...

2 commenti

  1. Mi fai piegare ogni volta coi tuoi racconti!!!
    A quando il libro allora?

  2. pesci, proprio come me

    che c’ho un sacco di pobblemi

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.