Ho imparato che un libro si può anche abbandonare. Ho regole ferree sulla lettura: mai più di uno alla volta, tutti si iniziano e tutti si finiscono, ogni momento è quello giusto (per il caffè ma anche per leggere).
Le ho trasgredite tutte. Ultimamente mi sono portato in giro decine di libri svegli e interessanti mentre c’era sempre lo stesso a dormire sul comodino e restituiva a me l’identico effetto.
“La cresta dell’onda” di Thomas Pynchon, che noia quelli che vogliono far ridere ma non ci riescono. Che disinvoltura inutile, che ironia artificiosa, che quantità affannosa di personaggini.
Lascio questo libro a metà, lascio questo sfogo a metà e la sua versione dell’11 settembre resterà per me il simbolo del romanzo che è sacrosanto interrompere.
(Se ci penso bene, avevo abbandonato anche una biografia di George Harrison, che alla fine parlava solo di spiritualità indiana e bene cosmico ecc, che fregatura)
L’ultima regola è mai parlare male dei libri che non mi piacciono ma non credo che a uno dei maggiori scrittori americani cambi nulla se trasgredisco anche questa. Mal che vada finirò su Lo stroncatore!