Johnny Marr maratona
Pop Rock

Johnny Marr(athon)

Sempre piacevole leggere l’autobiografia di un musicista, nonostante ci sia da tener conto di una serie di cose che possono falsare la percezione:

  1. Spesso non è il cantante che scrive, ma un ghostwriter estremamente paziente che, grazie a un’accurata attività di stalking nei confronti del vip, riesce a estrargli una quantità di informazioni sufficiente per realizzare un libro.
  2. La lettura dell’autobiografia è un’esperienza generalmente molto meno emozionante dell’ascolto della sua musica. Facile iniziare la lettura, ma non è scontato riuscire ad arrivare fino alla fine.
  3. E soprattutto è difficile capire, in alcuni episodi, dove finisca la realtà e inizi la pura invenzione, che può essere frutto di puro ego, o memoria bruciata da anni di rock’n’roll, o dispetti, rivincite, chissà cos’altro.

Set The Boy Free di Johnny Marr è una tra le autobiografie più interessanti che abbia letto negli ultimi tempi. È quasi ovvio, visto che racconta tutta la sua storia da chitarrista degli Smiths, e successivamente gli incontri e collaborazioni con una quantità enorme di big – Paul McCartney, Noel Gallagher, Bernard Sumner, Pet Shop Boys, The The, Talking Heads, Pretenders, Modest Mouse e molti altri. Tutto molto bello, ma se devo esprimere un rammarico, la questione sullo scioglimento degli Smiths è liquidata in maniera vaga e sbrigativa. Anche stavolta non si è capito quale davvero sia stata la causa scatenante della separazione. Ma d’altronde non la si sa bene nemmeno dei Beatles, e quindi basti la sentenza del cinico e fatalista Paul McCartney quando dice a Johnny Marr: «Così va nei gruppi».


Comunque non voglio parlare di musica, anche se sugli Smiths meriterebbe dilungarsi. La questione che mi preme – e appartiene al punto 3 dei problemi delle autobiografie, ovvero difficile capire dove finisca la realtà e inizi la fiction – è l’attività sportiva di Johnny Marr. Lui fa molto running, e a questo dedica anche qualche pagina nel suo libro, di cui riporto qualche riga dall’edizione tradotta da Anna Mioni e pubblicata da Sur. In particolare, in un periodo a Los Angeles mentre registrava un album con i Cribs, usciva spesso a correre:

Andavo avanti fino a coprire quindici chilometri e poi tornavo indietro. Sulla via del ritorno ero completamente in trance: con la musica e il sole basso nel cielo raggiungevo uno stato di meditazione. Era fantastico. Quando tornavo allo studio avevo corso in totale una trentina di chilometri, e questo lo facevo ogni paio di giorni. Passarono alcune settimane ed ero talmente in forma che pensai di aggiungere cinque o sei chilometri in modo da arrivare, tra andata e ritorno, alla durata prevista per una maratona: quarantadue chilometri. Una sera ci provai, e dopo ero talmente distrutto che quasi crollai.

E fin qui tutto ok: chiunque corra una maratona si sente completamente distrutto. Ma poi…

Il giorno dopo mi sentivo alla grande. Ero ancora gasato per essere riuscito a coprire la distanza di una maratona, quindi lo feci di nuovo.

Due maratone in due giorni? È matto? Eppure, non pago…

Il giorno seguente stavo bene, quindi provai a farlo per la terza volta. C’è una teoria secondo la quale la terza volta che si prova a fare qualcosa di difficile è la peggiore, perché non ti senti più così orgoglioso e il senso di novità è un po’ scemato. Un po’ come il terzo giorno quando provi a smettere di fumare. Per queste ragioni, e probabilmente anche per il fatto che ero a pezzi, la mia terza maratona fu davvero difficile. Il giorno dopo non andai a correre, ma lo feci sia il giorno seguente che quello dopo ancora. Finito con l’ultima, avevo fatto cinque maratone in una settimana.

Johnny Marr ha corso 5 maratone in 7 giorni. Stiamo parlando di 211 km complessivi di corsa nell’arco di una settimana. Io una maratona nella mia vita l’ho fatta (anche a me piace correre) ed è stata l’esperienza più prossima alla morte che abbia mai provato. Capisco che uno ben allenato sia capace di correre molte maratone all’anno, e capisco che lui da molti anni abbia smesso con la carne, l’alcol, il fumo, la droga, tutto. Ma correrne 5 nell’arco di 7 giorni, beh, mi viene un infarto solo a pensarci. Eppure un fondo di verità deve pur esserci, dato che nel 2010 (a 47 anni) ha corso la maratona di New York in 3h 54’ 18”, che è un bel tempo.

E così, quando vado a correre penso a Johnny Marr. Come diavolo ha fatto a correre tutte quelle maratone consecutive, mentre io sono sempre qui come un criceto a girare in tondo il Parco Ruffini? E quando quest’estate verrà a suonare al ToDays Festival, avrà tempo per farsi una maratona veloce veloce nell’arsura torinese? (Se può servire il mio modesto consiglio, ho calcolato che percorrere le due sponde del Po da San Mauro a Moncalieri, andata e ritorno, corrisponde più o meno a una maratona.)

Che la sua impresa sia vera o no, alla fine cosa importa. Non nego infatti che mi dia uno stimolo, una motivazione, una fantasia, mentre sudo chilometri nei miei parchi percorsi tra i parchi cittadini. La musica è fatta anche di cose che non c’entrano nulla con la musica. Arriva uno e ti dice “hey, io ho corso 5 maratone in una settimana”: è un disturbato che ha smania di attenzione. Ma se te lo dice il chitarrista degli Smiths, allora è sicuramente vero. È sicuramente vero in quel mondo irraggiungibile e perfetto in cui persone come Johnny Marr possono in qualunque momento prendere la chitarra e suonare il riff di How soon is now esattamente come su disco, poi scrivere un tweet per sbeffeggiare il premier britannico che diventa immediatamente virale, poi tenere una lezione sull’industria musicale all’Università di Saldford, poi sentirsi al telefono con Hans Zimmer per la registrazione della colonna sonora di Inception, e poi finalmente trovare un attimo per rilassarsi, al tramonto, correndo una bella maratona.


Johnny Marr suona qui a Torino al ToDays Festival, il 25 Agosto, stessa serata di Jarvis Cocker. 

A proposito di autobiografie, ho letto persino quella di Achille Lauro.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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18 commenti

  1. Anche a me piacciono molto le (auto)biografie, anche se non sapevo di questa di Johnny Marr. Ho apprezzato molto quelle di Miles Davis, di Johnny Rotten e di Phil Collins. Riguardo a quest’ultima, è stato uno spasso leggere della sua esperienza nei Led Zeppelin in occasione dello storico Live Aid del 1985. Una che dovrebbe piacerti, a meno che tu non l’abbia già letta, è quella di Bernard Sumner dei Joy Division/New Order; parla anche di Johnny Marr (insieme, i due, avevano creato alla fine degli anni Ottanta un gruppo chiamato Electronic).

    1. Grazie, degli Electronic infatti Johnny Marr ne parla molto, anche di Sumner, alle prese con le mafiette che giravano all’Hacienda!

  2. Essì, è proprio così, infatti. Stando sempre alle memorie di Sumner, Marr era sostanzialmente un’ottima persona soltanto che – orrore! – parlava continuamente di musica! 😀

    1. Ahaha infatti mi ha dato esattamente la stessa impressione, bravo ragazzo, ma è davvero fissato!

  3. Mah, i maratoneti agonisti mi pare che non ne corrano più di 3 all’anno ma loro devono fare il risultato. Johnny Marr invece non mi pare che si preoccupi di capitalizzare, visto quanto ha impiegato per fare un disco a nome suo, al contrario di Moz. Poi, ho l’antologia degli Smiths rimasterizzata da lui e il bello è che, non sono un tecnico, sono accentuati basso e batteria, quando sembra che siano state proprio le “pretese” di bassista e batterista la causa dello scioglimento. Ma con Morrissey e le sue “stranezze” quanto poteva durare ancora il gruppo?

    1. In quanto a basso e batteria, dice che prendevano il 10% a testa sui guadagni, mentre lui e Moz il 40% a testa perché “facevano tutto” diciamo così. E fa capire che fosse causa di dissapori. Ma tra lui e Moz è calato un silenzio che non si spiega. Molti anni dopo si sono rivisti e si sono messi d’accordo per riunirsi, ma poi Moz ha rifatto calare il gelo (almeno secondo Marr). Forse semplicemente era tipo “dai allora combiniamo” “sì ti chiamo io eh” “ok ma tra un mese che ora vado in vacanza” “facciamo tra due, perché poi parto anch’io” eccetera

      1. Potrebbe essere plausibile se Morrissey non fosse il divo che a Roma si arrabbia non tanto per la multa ma perché il vigile non sapeva chi fosse.

        1. Diciamo che non è il tipo con cui organizzerei una vacanza, ma è sempre molto divertente

          1. Basta assecondarlo…

          2. Grazie per la menzione, al Salone del Libro poi ho guardato, c’erano 2 copie, non so se le ultime di sempre… ho fatto una fotina ma qui non me la fa copiaincollare!

          3. Forse è presto per trovarlo. Intanto ho richiesto il disco di cover di Morrissey (a scatola chiusa, spero bene). Quest’anno Marr sarà a Cesena e in Lombardia, se vai sul sito di Internazionale trovi le anticipazioni dei concerti estivi e, se ho capito bene, ci saranno insieme Janelle Monae e Giorgia.

          4. Tu dici che io sono sempre il più contro. Oggi sono andato da Feltrinelli, quel libro non volevo comprarlo ma almeno vederlo. C’erano Gue Pequeno, Valerio Scanu, Ed Sheeran più i soliti noti, Marr no.

          5. Sono costernato. Tra i 3 non so chi sia il peggiore. Comunque Johnny Marr l’avevo comprato al Salone del Libro, quel posto infestato di libri fascisti, non come alla Feltrinelli che c’è la Vera Cultura

          6. Ah già. Ma invece di boicottare non potrebbero andarci i cosplayers vestiti da Mussolini, che in fondo è un personaggio dei fumetti (LVI) ?

          7. Inizia tra poche ore, succederà di sicuro qualcosa di clamoroso e idiota insieme, ma impossibile prevedere cosa. Ammetto che sono un po’ curioso, come una brava brutta persona

          8. Hanno fatto molta pubblicità alla casa editrice e il libro su Salvini si troverà più facilmente di quello di Johnny Marr.

  4. Urge un bel post con una classifica sulle migliori autobiografie musicali!

  5. […] non seguo i talent, forse è per far spazio a questi personaggi che non c’è posto per l’autobiografia di Johnny Marr, all’improvviso arriva un esagitato a cercare un libro sulle canzoni che hanno salvato la vita, a […]

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