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Jayber Crow

Wendell Berry - Jayber Crow

Vorrei una vita tranquilla, tutto sommato, come quella di Jayber Crow nel paese di Port William. Barbiere, per qualche tempo becchino e custode della chiesa, qualche amico che gira in negozio, qualche occupazione solitaria per ingannare la pigrizia, qualche turbolenza interna su Dio, le donne, una donna.

Si dice che l’autore, Wendell Berry, sia libero anziano personaggio che vive in splendido isolamento nella sua tenuta sperduta da qualche parte in Kentucky, senza telefono, raggiungibile via posta, romanzi scritti con carta e penna. Dico “si dice” perché pochi lo conoscono al di fuori degli USA, eppure in Italia hanno scritto una sua frase in tutti gli Eataly (“mangiare è un atto agricolo”) ed è uscito questo ed altri libri per edizioni Lindau.

Dunque “Cosa leggi?” a volte rispondo Jayber Crow, a volte Wendell Berry, quasi mi confondo tra nome del protagonista e nome dell’autore. In fondo sono la stessa persona, e questo romanzo riassume la sua visione del mondo fuori, forse anche del mondo dentro.

Un piccolo paese, i ritmi della terra, varie forme di solidarietà e baratto, il valore del lavoro agricolo, la lentezza. Port William è una comunità rurale semplice, tutto sommato sana ed autosufficiente, minacciata sempre più da un ventesimo secolo che porta figure dal segno mitologicamente nefasto: “Guerra ed Economia”, sorelle siamesi l’una dipendente dall’altra e che hanno ormai assunto vita propria, “l’uomo dietro la scrivania”, ambizione ad amministrare decisioni seduti al di sopra del mondo reale, i “volumi”, quantità di produzione da inseguire per adattarsi a un mercato, aggrapparsi a un progresso che eccita tanto ma si gode poco. Port William un po’ resiste, un po’ molla, Jayber Crow un po’ resiste, un po’ molla, a seconda dell’alternanza delle epoche e dei personaggi, quelli raccontati qui, quelli raccontati negli altri romanzi della saga, tutta ambientata in questo paese.

Secondo l’autore questo è un libro sul paradiso. Non è vero, è una storia piena di pagine amare e strazianti, eppure raccontata con serena semplicità. È quanto di meno americano abbia mai letto da un americano. Finito il libro, non l’ho riletto ma quasi: mi sono riguardato ogni pagina per riacchiappare in qualche riga qua e là la pasta di ogni momento della storia, una cosa che davvero non ho mai fatto, ironia della sorte era il primo maggio e iniziava il mega show per nutrire il pianeta, l’expo con i suoi padiglioni turistici futuristici, con tutti quei volumi.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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3 commenti

  1. bravo plinio, hai parlatobbene

    questo l’ho letto
    questo l’ho letto
    ………
    questo l’ho scritto!

    1. dobbiamo tornare a fare labbici

      1. e anche la tennis!

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