Poco fa mi ha suonato un testimone di Geova, ponendomi domande quali “lei crede che la sofferenza durerà per sempre?” “Lei crede che la morte può essere annullata da Dio?” Domandare è lecito, rispondere è cortesia, ma le mie risposte non l’hanno motivato a insistere. E sono stato molto gentile, ma gli avrei detto volentieri: guarda, io stamattina ho corso una Maratona, 42 km e rotti (molto rotti) senza fermarmi, e tu vuoi insegnare a me la sofferenza e la morte eccetera? Certo che la sofferenza durerà per sempre! Falla anche tu una maratona invece di passare il tuo tempo a citofonare alla gente normale per disquisire di cose di cui non sei a parte.
A parte le polemiche, ebbene sì, stamattina ho corso la Turin Marathon, totalizzando un tempo che vi dirò fra qualche riga perché prima voglio dirvi la mia sulla sofferenza. Non ero allenato a sufficienza, e questo mi è costato una parte finale da incubo, con sentori fisici che potevano sfociare nella migliore delle ipotesi nello sbocco, nella peggiore nell’infarto. Nulla di tutto questo, ovviamente, la stanchezza gioca brutti scherzi soprattutto alla testa, ma anche il dolore alle gambe è sensibile. Gli opinionisti del bar dicono che è il 32° chilometro quello chiave, quello in cui la maggior parte dei runners abbandonano. Non posso dargli torto: in quel punto avrei dato il mio regno per passare direttamente al 33°, la mia preghiera è rimasta inottemperata.
Dunque nell’anno in cui Torino è capitale dello sport (come se l’avessi fatto per questo motivo!) mi sono quasi sentito il capitano dello sport, una Tuttadritta di cui parlavo qui, una Mezza Maratona che ho evaso in comunque dignitosi 1h e 50′ e una Maratona che, prima di dire quanto ho impiegato, vorrei aggiungere un’altra cosa.
Quando avevo la metà degli anni che ho, nell’ora di educazione fisica non riuscivo proprio mai a fare il test di Cooper, 44 giri della palestra in dieci minuti se non ricordo male, e oggi sono riuscito a fare 42,195 km tutti filati ed è stata una meraviglia. Un lungo giro per tutta la città, dal centro fino a Moncalieri, Nichelino, e poi dall’altra parte verso la Pellerina, Lucento e ritorno. Il tutto sotto un sole che nessuno poteva prevedere, nemmeno io prevedevo che mi avrebbe picchiato forte in testa suggerendomi uno svenimento preventivo e cure crocerossine.
Quanto piacciono i numeri, le classifiche, le statistiche: il primo classificato (solito kenyano superdotato) ci ha messo la metà di me, anche soffrendo la metà di me, probabilmente. Ci ho messo 4 ore e 24 minuti. Ora sono davvero a pezzi, distrutto, forse sono morto, se sto scrivendo mentre sono morto allora bravo il mio testimone di Geova, hai ragione tu!
Dai allora, bisogna andare a correre, o in bicicletta, o andare in giro e stare all’aria aperta, lo so che in questa città troppo spesso piove, ma al governo ladro che ci vuole al chiuso non bisogna darla vinta. Ultima nota di colore: la maglietta colore viola che scaramanticamente uso sempre in queste corse è del gran gruppo Le Capre a Sonagli, e ha sopra una scritta in arabo che mi dissero significasse “capra”. Hey nonno! Mi fa oggi un marocchino addetto alla sicurezza, scambiamo due parole, quella parola in particolare non è “capra”, ma appunto, “nonno”.
già te l’ho detto come la penso
tu sei un gran figo
io a correre sono proprio una totale schiappa, ma è normale con tutto il ben di dio che mi porto appresso…ahahahahah
grande paolo grandissimo
sta settimana solo birrette
per forza. sono davvero disidratato