Pasquetta 1961, le Poste erano aperte solo per loro: i collezionisti di francobolli.
Mentre tutte le persone normali erano a grigliare salsicce, i collezionisti facevano la coda agli sportelli filatelici per procurarsi i nuovi francobolli commemorativi del viaggio del Presidente della Repubblica in Sudamerica. La filatelia è una cosa seria, chi si ferma è perduto.
Ecco una bella serie di tre francobolli colorati: blu, verde, rosa. Ciascuno raffigurava la mappa del mondo con evidenziate le sagome rispettivamente di Argentina, Uruguay, Perù.
Il presidente, Giovanni Gronchi, partiva quel giovedì. Le Poste consentivano di adoperarsi tre giorni prima, vendendoli a Pasquetta, perché si trattava del tempo necessario per spedire le buste in modo che viaggiassero sull’aereo presidenziale, con l’annullo del primo giorno. I parenti in Sudamerica avrebbero ricevuto una lettera dall’Italia viaggiata nientemeno che sull’aereo del Presidente, con tanti saluti e buone feste fatte.
Oltre ai collezionisti, in quella Pasquetta c’era un’altra persona che non aveva in programma di grigliare salsicce: era l’ambasciatore peruviano, Alfonso Aires, che si era fatto portare a casa i francobolli, forse per metterli in una bella cornice nel suo studio. Ma, appena arrivata la confezione con i francobolli colorati, si accorse di uno spiacevole errore su quello di sua competenza (il rosa): i confini del Perù erano clamorosamente sbagliati. Mancava una bella fetta a nord: proprio quella fetta conquistata nella guerra contro l’Ecuador. L’Alfonso furioso, dunque, si affrettò a contattare il Ministro delle Poste, impartendogli un vivo e vibrante cazziatone, che gli mandò le salsicce per traverso.
Il Ministro, con viva e vibrante costernazione, telegrafò a tutti gli uffici postali, imponendo di interrompere la vendita dei francobolli sbagliati. Non erano passate due ore, e migliaia di collezionisti in coda rimasero senza i francobolli rosa, che vennero distrutti. Rimaneva un’alternativa (grigliata), ma chi aveva più fame?
Nonostante il tempismo del Ministro, molte lettere erano già partite. Ne parlavano i telegiornali, il caso era aperto, l’aereo presidenziale rischiava di atterrare in Sudamerica con un carico di lettere affrancate da francobolli che offendevano il sentimento nazionale del Perù. Si prospettava un incidente diplomatico niente male.
Il Ministro delle Poste, dunque, mise in piedi una task-force di impiegati che avevano il compito di prendere tutte le lettere in spedizione, e coprire il francobollo sbagliato con un nuovo francobollo stampato in tutta fretta, uguale ma con i confini giusti, non più rosa ma grigio e nero, tinte non così desiderabili, ma che potevano essere stampate più velocemente e avevano l’indubbio vantaggio di coprire con nettezza i confini della discordia.
L’aereo partì, le lettere rattoppate anche, l’incidente diplomatico rientrò, l’ambasciatore peruviano fu accontentato. Ma alcune lettere sfuggirono al controllo della task-force di impiegati delle poste. Alcuni francobolli rimasero in circolazione, qualcuno li rivendeva sottobanco a venti, cinquanta, cento volte il prezzo.
Il “Gronchi Rosa” è ora il francobollo più prezioso della Repubblica Italiana. Un dettaglio sbagliato è diventato il simbolo del collezionismo di valore. Un quadrifoglio. L’errore è fortuna, bellezza, capriccio degli dèi.
Ma in quanto a quella Pasquetta del 1961, manca un particolare. Anche un altro francobollo della serie, quello blu, aveva i confini errati: alla sagoma dell’Argentina mancava la Terra del Fuoco. Per quello però, nessuna recriminazione si levò contro le Poste Italiane. L’ambasciatore argentino, quel giorno, come tutte le persone normali, era a grigliare salsicce.