Società & costume

E’ morto Facebook

Non era chiaro cosa fosse successo, forse un incendio dei server, un attacco hacker, una crisi mistica di Zuckerberg, una profezia Maya, fatto sta che i dati di milioni, miliardi di persone sono andati persi. L’azienda è stata molto vaga nei comunicati ufficiali, non chiariva l’accaduto ma non prevedeva ancora una chiusura definitiva del social network perché tentava di arginare le enormi perdite in borsa.

La verità era semplicemente che Facebook era morto. Non funzionava più. Kaputt.

La notizia ha cominciato a diffondersi di sera, giovedì. Su Twitter #facebookdown era nella top. All’inizio pochi giornali ne parlavano, pensando fosse un problema momentaneo, ma in poco tempo il caso è diventato, appunto, un caso.

Il primo ad accorgersene è stato sicuramente Max, che controllava compulsivamente Facebook, con una frenesia che era placata soltanto nel momento in cui appariva il segnalino rosso di una notifica o una richiesta di amicizia. Ancora adesso che sono trascorsi alcuni giorni, passa il suo tempo ad andare su facebook.com per vedere se per miracolo fosse tornato a funzionare.

Ceci non era iscritta ma ogni tanto ci andava per vedere che fanno e che dicono i suoi amici. Le trame più interessanti non si intuiscono certo da cosa si scrive sui diari, ma almeno poteva curiosare qualche foto, avere qualcosa da fare in pausa pranzo.

Fede e Paco seguivano la politica, ognuno per sponde diverse. Non si perdevano un talk show in tv e mentre li guardavano scrivevano sferzanti post sui profili. Commentavano, polemizzavano, si rispondevano con battute tipo Spinoza o pipponi ideologici anche di venti/trenta righe. E’ quello che stavano facendo appunto quella sera (c’era Santoro su La7), nessuno sa chi abbia avuto l’ultima parola.

Sid aveva pensato di farsi una seghetta guardando alcune foto che si ricordava che una sua compagna di classe si era fatta fare al mare ma, nel tempo di cliccare e ricliccare nella speranza che il sito ricaricasse, gli si è ammosciato il pistolino.

Nancy non chiedeva mai l’amicizia, dovevano essere gli altri a farlo. Comunque andava tutti i giorni sul profilo di Lele, che le piaceva molto, lui una volta le aveva dato un bacio ma non le aveva ancora mai chiesto l’amicizia.

Alex faceva il dj. Su Facebook pubblicizzava gli eventi, andava a vedere i profili delle ragazze che avevano segnato “parteciperò”. Gli piaceva vedere crescere i “mi piace” quando pubblicava i suoi “selfie” delle serate. Il giorno dopo ha “suonato” in un “club” in centro, non è venuta molta gente, non ha scopato, pensava fosse tutto per colpa della morte di Facebook.

Manu, ufficio stampa, migliaia di contatti sono andati in fumo, tu sì che ora sei davvero nei cazzi!

A Zack non importava nulla: lui era un cane. Non sapeva che il suo padrone gli aveva fatto un profilo, che per i primi tempi aggiornava con le foto che gli faceva e poi ha lasciato perdere.

Mary aveva chiesto l’amicizia alla ex del suo ragazzo, per poterla controllare. E ora non può più controllarla. E’ incontrollabile!

Rik ci è rimasto male. Si era fatto anche Twitter, LinkedIn, Pinterest, Google+ e tutti quelli possibili immaginabili ma stava sempre su Facebook. Chiedeva l’amicizia a ragazze a caso che dalla foto sembravano carine. Qualcuna ogni tanto la chiedeva a lui, erano chiaramente dei fake, ma lui accettava lo stesso, metti mai…

A Nicola piace baccagliare. Usava Facebook per agganciare le ragazze conosciute di sfuggita: ci si cerca con le amicizie comuni. Ora che non è più possibile, poco male, si tornerà tutti a praticare la nobile arte del chiedere il numero di cellulare.

Emy purtroppo è morta in un incidente in auto. Il suo profilo è diventato una lapide virtuale, dove gli amici per qualche tempo sono andati a scrivere un ultimo saluto. E’ da lì che i telegiornali hanno preso le sue foto quando hanno raccontato l’incidente. Ultimamente un amico del mare, ignaro di tutto, le aveva scritto sulla bacheca “come stai? :)”.

Per alcuni giorni non si è parlato d’altro, i tg raccontavano le scene di isteria degli americani che manifestavano a Palo Alto, i giornali ipotizzavano un rilancio da zero in cui gli utenti avrebbero dovuto ricostruire tutto (amicizie, profili, album fotografici), c’erano i casi umani in crisi di astinenza da Candy Crush Saga, altri come me provavano un certo senso di liberazione dalla rete, intesa in almeno due sensi.

Poi non se ne è parlato più. E’ stato allora che Facebook è morto davvero. My spiace.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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4 commenti

  1. psusu dice:

    scrivo qui, non ti posso mettere più mi piace su facebook

    1. ah ah grande

  2. Che peccato, proprio ora che mi volevo iscrivere anche io.

    (che pezzo gigione, paolo, che pezzo gigione)

    1. eh lo so, potevo dire anche di corvina che stava proprio per iscriversi

Rispondi

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