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Get lost – Valeria Di Ponio – penna su carta

già pubblicato qui

Lo buttano fuori, il locale sta chiudendo. È ubriaco fradicio.

Ha ancora mezzo gin lemon in mano. Non lo molla. Nel bicchiere di plastica il ghiaccio è ormai sciolto. Resta la fettina di limone e la cannuccia mangiucchiata. La pioggia battente diluisce il cocktail rendendolo una broda imbevibile. Ne beve un sorso. Si avvia verso casa.

Urta un passante. Schizzi freddi di gin lemon gli bagnano la mano e la manica, che adesso è tutta appiccicaticcia. Urta un altro passante. È la versione goffa del famoso video dei Verve.

Chiede una sigaretta a uno, che però non ha sigarette, ha il tabacco. Gli chiede di fargliela, per favore. Quello gliela fa, gliela accende. Va via.

La prima boccata di fumo lo distende un po’. Poco dopo dalle dita gli cade la sigaretta. Porco ***, nella pozzanghera! È ancora più nervoso di prima.

Il mal di testa picchia forte. Si ferma dietro un cassonetto. Aspetta un po’, piano piano si abbassa. Cerca di sboccare, non ce la fa. Mette un dito in gola, senza convinzione. Non ce la fa, non ce la fa.

Resta qualche minuto ad osservare la sua bava che lentamente si allunga fino a terra. Posa delicatamente il bicchiere sul marciapiede, riprende a camminare.

Prende il cellulare incastrato nella tasca della giacca. Gli cade il portafogli ma non se ne accorge. Cerca di mettere a fuoco l’ora sul display… non ce la fa. Scrive un messaggio a un’amica. Scrive a un’altra. I suoi messaggi sono una broda incomprensibile di lettere ed emoticon.

Capo chino sul cellulare, non si accorge che sta attraversando col rosso, una macchina inchioda a pochi centimetri da lui. Spavento. L’adrenalina gli dà una botta di lucidità. Inspira, espira. È quasi arrivato a casa.

Prende le chiavi, cerca di centrare la serratura del portone. Riesce ad aprire e a chiamare l’ascensore, il rumore soffice e ovattato è quasi assordante, si apre come un’ambulanza. Appena schiacciato il pulsante del suo piano, si accascia a terra, stremato.

Entra in casa. Anzi no, non ce la fa.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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