E così stanno iniziando i Mondiali senza Italia. Qualcuno ha già deciso la Nazionale da tifare in sostituzione degli azzurri. Altri seguiranno passivamente i risultati sui siti o in coda alle notizie del tg. Altri ancora ignoreranno completamente la manifestazione, ma avvertiranno per osmosi i fenomeni di costume (Polpo Paul? Sexy tifose? Ma temo niente sconti Carrefour stavolta). E ancora penso al rutilante mondo della cosiddetta musica indie italiana, che sta aggredendo con successo il mondo della canzonetta di massa, e credo avrà ulteriori piccoli vantaggi dall’assenza dell’Italia ai Mondiali.
L’indie italiano è una grande squadra in cui tutti si sentono Antonio Cassano, e nessuno si sente – che ne so – Beppe Bergomi. Prendo in prestito le parole di Cesare Cremonini (padre dell’itpop): “tutti col numero dieci sulla schiena e poi sbagliamo i rigori”. Mentre sbagliamo i rigori della nostra vita, l’indie italiano ci dà occasione di sognarci bizzosi centravanti, scostanti fantasisti, cui un po’ tutto è concesso. Che bello sentirci anche noi Mario Balotelli, pur se pelide Achille in un’Iliade a cui non partecipiamo, in un cavallo di Troia che ci teniamo per noi.
Ma se quest’estate non cantiamo l’inno di Mameli con la mano sul cuore, cosa cantiamo? Dove la mettiamo la mano? Ecco qualche ragione perché l’assenza dell’Italia ai Mondiali può far comodo all’indie italiano.
Il concerto che coincide con la partita dell’Italia
L’annoso problema della partita nella stessa sera del concerto: risolto.
Il grande interrogativo della programmazione estiva dei festival e degli eventi live, soprattutto quelli piccolini, è sempre il solito: quando sono le partite dell’Italia? Facile sapere le date della fase a gironi, difficile prevedere quelle della fase a eliminazione. Come fare a programmare in modo che le partite dell’Italia non vengano a cozzare con i concerti? E se accade, come ovviare? Ah! La tenera tristezza degli aggiornamenti sull’evento Facebook: “prima del concerto sarà proiettata la partita dell’Italia, vi aspettiamo!” Inutile garantire questa magra compensazione, il pubblico sarà drasticamente decimato.
La serata degli italiani resterà per forza casalinga, appuntamento a casa degli amici, cassa di Moretti in frigo, pacchi di patatine formato famiglia, finestre spalancate per placare l’afa, boato all’unisono da tutti i balconi adiacenti appena arriva uno dei gol dell’Italia. Al locale, intanto, davanti allo schermo non più di quattro o cinque persone, le stesse che saliranno sul palco subito dopo il fischio finale, davanti a un pubblico composto dai pochi disadattati che odiano il gioco del pallone.
Quest’estate non accadrà, tutto risolto alla radice, le partite senza Italia avranno minime conseguenze sui concerti.
L’inno dei Mondiali
La nuova canzone dei TheGiornalisti, quella che dice “sei la Nazionale del 2006”, non diventerà un inno dell’Italia ai mondiali.
Il rischio era serio, se la Nazionale fosse riuscita a qualificarsi. Ma per fortuna Questa nostra stupida canzone d’amore, una delle più noiose canzoni italiane uscite negli ultimi mesi, sarà ricordata non come colonna sonora delle notti magiche 2018, ma semplicemente come (appunto) una delle più noiose canzoni italiane uscite negli ultimi mesi.
Spenta la radio, qui studio a voi stadio: si riparte dal generico po-po-po della canzone dei White Stripes. Intanto i tifosi del Liverpool adottano L’estate sta finendo dei Righeira (i nonni dell’itpop?). Una scelta interessante, prendiamo nota per gli Europei del 2020, se mai accadesse di qualificarci.
Il calcio nelle canzoni
Il calcio nella canzone italiana è un punto controverso, è una questione di gusti. A chi piace, a chi spiace. A me i riferimenti calcistici nelle canzoni di solito piacciono, faccio sempre l’esempio di Roberto Baggio in Marmellata #25 di Cesare Cremonini. Ma la tradizione, prima di lui, è ricca: già Francesco De Gregori aveva cantautorato il pallone con la sua La leva calcistica del ’68. Notti magiche di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato è stato l’ingresso quasi trionfale nei favolosi anni 90. Su Antonello Venditti e la Roma si potrebbe scrivere una tesi di laurea, da Grazie Roma a La coscienza di Zeman. E Ligabue, Una vita da mediano lavorando come Oriali…
In genere l’amore per il calcio sviluppa la massima eccitazione durante i tempi bui della squadra e si indebolisce una volta raggiunto l’orgasmo delle grandi vittorie. Per le squadre italiane e la Nazionale questo è un periodo di dispiaceri, non a caso la mania calcistica cresce e prolifera nelle canzoni delle nuove star cosiddette indie. Oltre ai summenzionati TheGiornalisti, ricordiamo Calcutta con Hubner, Frosinone, ecc. Tale Galeffi ha chiamato il suo disco Scudetto con dentro una canzone su Tottigol. C’è una nuova infornata di canzoni su Maradona, tra cui quelle di Canova e Dark Polo Gang. E la vendittiana La coscienza di Zeman è ora il nome di un nuovo gruppo pop.
Se torneranno le vittorie italiane questo fenomeno si attenuerà, ma se rimarremo ancora ai margini del calcio mondiale continueremo a parlarne nelle canzoni. Ogni calciatore taggato in una canzone ingrasserà la soddisfazione di chi della mitologia calcistica si pasce.
Cosa ci guadagniamo da questo aspetto? Proprio nulla, se non un dolce sguardo al passato, perché il calcio commuove quando parla non del presente ma del passato prossimo. Il bel calcio è retromania, l’erba del passato è sempre più verde. La vera emozione viene dal racconto di una dimensione romantica dei bei tempi di una volta, in contrasto con lo sport sempre più gretto di questa società votata al profitto. Dire tutto ciò è così banale, scontato, semplicistico, ma è utile per ricordare a tutti noi quanto siamo banali, scontati, semplicistici.
Abbiamo bisogno di soffrire
Gli artisti hanno bisogno di soffrire per scrivere le canzoni. I nuovi cantanti italiani, quando non possono soffrire nell’amore, lo fanno nel calcio. Musica – calcio – amore: forse lo scrittore inglese Nick Hornby ha centrato il teorema di Pitagora del pop contemporaneo. E se la partita di calcio è in fondo null’altro che una piccola storia d’amore, il calciatore carismatico del passato diventa come una ex importante di cui accusiamo un po’ di nostalgia.
Dunque l’ultima parola sta alle donne, che non stanno sotto i riflettori dei campi di calcio, e raramente salgono da protagoniste sui palchi della musica indipendente. L’inquadratura al massimo indugia sulla sexy tifosa, o sulla tipa indie da visualizzare sui video YouTube. Però la donna è motore, gioia e dolore. Delle canzoni è sia imputata che giudice. Del calcio è a volte vittima e a volte boia. Abbiamo bisogno di soffrire, abbiamo bisogno di donne.
Le donne amano di più i calciatori o i cantanti? Cosa guardano le donne mentre noi guardiamo una partita di calcio? Che fine fanno le donne cantate nelle canzoni, lo sanno o non lo sanno di essere loro? E se lo sanno, che fanno, improvvisamente titillano di vanità o ancora avvampano di rancore? I cantanti cantano per le donne, i calciatori calciano per i tifosi: forse, per i calciatori, le donne siamo noi?

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Dimenticavo: “Dice un matto sulle scale che rimpiange il Totocalcio che era un gioco eccezionale… eccetera“.
Noi donne guardiamo i calciatori fighi e li commentiamo sui gruppi wa con le amiche! 😀
Ooo finalmente. Che bello
La verità! Ahahahahahahaha