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Pop Rock

11 canzoni che ti mandano affanq***

Sai dove te ne devi andare? Te lo posso indicare con il gesto della mano, oppure te lo posso dire con la parola con gli asterischi. Ma vuoi mettere, quant’è bello cantartelo con una canzone, e tutti i gesti e tutti gli asterischi? Come dice il Santo, chi canta manda affanq*** due volte. 

Vivaddio ci sono le canzoni, che danno piena voce all’augurio che in cuor nostro riserviamo a tante persone, cari, amanti, aziende, governanti, operatori telefonici, gestori di luce e gas, divi dello spettacolo, squadre di calcio, personaggi d’attualità, automobilisti al semaforo, commercianti al dettaglio e all’ingrosso, vicini di ombrellone, opinionisti su facebook; insomma quell'”invito al viaggio” che troppo spesso teniamo sopito dentro di noi, senza librarlo in volo nel canto. 

Ho pensato allora di volgere lo sguardo all’immensità del cielo stellato del pop, e selezionare alcune canzoni che in quel posto ti ci mandano proprio chiaramente, ripetutamente, che se ci fai attenzione ti fanno pure il segno con la mano. Ecco 11 canzoni per un un vivo e vibrante

Vaffanculo, Marco Masini

Il primo Vaffanculo in musica di cui io abbia memoria è quello di Marco Masini. Facevo le medie, Masini era un giovane cantautore salito da poco alla ribalta, ma era sconsigliato a noi bimbi, poiché cantava canzoni tristi, pessimiste, negative (Disperato, Perché lo fai, T’innamorerai…) finché è uscita addirittura Vaffanculo

La canzone era uno sfogo contro le persone che sono state di ostacolo nella sua carriera: i denigratori, la famiglia, i discografici. Dire le parolacce stava diventando una cifra stilistica che rischiava di imprigionarlo (cfr. anche Bella stronza, Principessa…) poi ha trovato un suo equilibrio artistico che l’ha reso una testa di serie delle edizioni sanremesi. Oggi non la riscriverebbe, ha detto, «ma sono contento di averla scritta nel 1993». In un certo senso ha dato voce a una generazione. La senti questa voce?

Killing in the name, Rage Against The Machine

Killing in the name dei Rage Against The Machine mandava affanq*** la polizia di Los Angeles, in particolare in seguito al caso Rodney King – afroamericano brutalmente linciato dai poliziotti – episodio da cui scaturì la “rivolta di Los Angeles” del 1992. 

Il crescendo finale “Fuck you, I won’t do what you tell me”, ripetuto 16 volte, è forse la parte più bella della canzone. Venne tagliata dalla versione radio, ma un giorno la BBC passò per sbaglio la versione integrale, ricevendo una pioggia di lamentele dagli ascoltatori. La svista tornò a ripetersi in un supermercato inglese, quando fu trasmessa per sbaglio in diffusione e i clienti sentirono la necessità di esprimere le loro lamentele

Andate tutti affanculo, Zen Circus

“Al cinismo più bieco e posato, tipo quello da cantautorato: esser stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti.” Questa canzone in realtà non pronuncia mai esplicitamente le tre parole promesse nel titolo, ma ne elenca i destinatari. 

La copertina è iconica, il titolo è liberatorio, l’album (2009) è forse l’ultima pietra miliare degli anni zero che se ne stavano andando – indovina dove. 

Adius, Piero Ciampi

Proprio dopo la fine di ogni concerto degli Zen Circus è frequente sentire in diffusione Adius di Piero Ciampi. Una canzone che circola in varie versioni e che è apparsa su disco solo nel 1990, dieci anni dopo la morte del cantautore livornese. Un flusso di coscienza, una vana supplica d’amore che termina con il lapidario vaffaugurio dedicato a lei, a tutti i suoi cari, agli intellettuali e ai pirati. 

La prima parte di questa canzone è meravigliosa poesia, il verso “la tua assenza è un assedio” è quanto di più illuminante abbia mai sentito in una canzone italiana anni settanta. La seconda parte, quando iniziano a volare parole, è lo sfogo liberatorio alle privazioni d’amore, che si conclude con un altro colpo di genio: “non conosci l’educazione, eh? Portami una sedia e vattene”. 

Fuck it, Eamon 

Ecco al contrario una canzone incredibilmente brutta. Non l’ho nemmeno risentita per scrivere questo articolo, non la risentirei nemmeno sotto tortura, tanto era diventata un tormentone nel 2004. Più una canzone è brutta, più piacerà al maggior numero di persone. Più piacerà al maggior numero di persone, più probabilmente mi sembrerà una schifezza.

Fuck it di Eamon è una canzone autobiografica in cui lui manda a quel paese la sua ex. Sull’onda del successo (per me inspiegabile) era uscita anche una versione in italiano, cantata dallo stesso Eamon. Un’operazione discografica ancora più deprimente dell’originale, perché non c’era traccia di qualsivoglia vaffanculo, parolaccia o volgarità: il ritornello era tradotto con “solo con te”. Bleah, che schifezza. 

F U right back, Frankee 

L’unica cosa interessante di Fuck it di Eamon non era la canzone in sé, ma la risposta della ex in questione. Anch’essa cantante professionista, tale Frankee aveva replicato, mandandolo affanq*** di rimando, rimando sulla stessa base melodica della canzone di Eamon. Quest’ultimo aveva poi dichiarato di non aver mai conosciuto tale Frankee, rendendo le cose ancora più interessanti per gli appassionati di questa telenovela.

F U right back di Frankee non fu un tormentone come quella di Eamon, ma almeno diede vita a una storia, un botta e risposta, un “ah sì? e allora sai cosa ti dico?”, una minima ragione per ricordare questa coppia di canzoni che francamente – forse non l’ho ancora detto – sono una schifezza.

ABCDEFU, Gayle

Sempre a proposito di vaffancori contro il proprio ex, segnalo la recente (2021) canzone della texana Gayle, che a diciassette anni ha fatto successo con abcdefu in cui copre di ingiurie l’ex fidanzato, con anche la mamma, la sorella, la famiglia, gli amici, tutti insomma. Escluso il cane, come è specificato nel ritornello.

Esiste anche una versione per le radio cantata “pulita”, dal titolo abbreviato in abc, e con il “fuck you” sostituito con “forget you”. È una pratica comune in diverse canzoni ripulire il fuck con il forget. Annacqua il significato, la metrica, lo slancio generale della canzone, rendendo il tutto un po’ ridicolo. Esiste qualcuno che sotto la doccia abbia cantato una canzone con forget you al posto di fuck you?

Vaffanculo scemo, Fabri Fibra

Adoro Fabri Fibra, nonostante in tempi passati abbia concesso una sua esibizione alla woodstock dei personaggi che hanno monopolizzato la parola con la V facendone una professione politica. 

Vaffanculo scemo con il featuring di suo fratello Nesli (2006) è un divertente egotrip, ma senza volerlo ci ricorda l’allontanamento che si sarebbe verificato di lì a poco tra i due fratelli e che perdura ancora oggi. Un’avversione reciproca di cui non si conoscono nemmeno le reali ragioni. Vai a vedere che i Gallagher italiani sono loro. 

Fuck you, Lily Allen

La parola con la f più elegante della musica è quella di Lily Allen, inglesina dai mille successi nell’epoca del MySpace senza i. Fuck you (2009) è una canzone contro gli omofobi, di mentalità piccola e medievale, con i quali è spiacevole avere a che fare. 

Mi piace questa canzone anche per un’altra ragione: “Fuck you very much” allude all’assonanza con il classico “Thank you very much”, dettaglio della lingua inglese che mi ha sempre colpito. Quando il cantante sul palco ringrazia il pubblico penso sempre: e se invece di “thank you” stesse dicendo “fuck you”? E se ci stesse mandando affanq*** senza che ce ne accorgiamo? Oggi però accade di meno perché i cantanti anglosassoni hanno imparato a dire “grazii”. 

Fuck U, Archive

Dopo l’album You all look the same to me (2002) degli Archive, uno dei miei album della vita, la mia eccitazione era ai massimi livelli per l’arrivo dell’album successivo, Noise (2004). Purtroppo però non si è rivelato altrettanto epico – sarebbe stato impossibile d’altronde. 

Fuck U era comunque una delle canzoni che si facevano ricordare, anche per la chiarezza del messaggio, benché il destinatario non fosse chiaro (comunque non una donna, gli autori hanno detto così). Di questa canzone i Placebo hanno fatto una cover, uscita come lato B del singolo Ashtray Heart (2009). 

Forget You, Cee Lo Green 

Concludo con Forget you di Cee Lo Green perché è questa – risentendola dopo tanto tempo – che mi ha fatto venire l’idea di mettere in fila tutte queste canzoni di diversamente amore. Ai tempi (2010), un tormentone. Ma la versione originale – Fuck You! – venne pian piano ritirata e sostituita con la versione “innocua”, in cui Cee Lo Green canta “forget you” al posto di “fuck you” all’indirizzo della donna che si mette con l’amico più ricco. Non lo stesso effetto, evidentemente, ma penso che la censura qui sia riuscita almeno in parte nel suo obiettivo, visto che sulle principali piattaforme la versione originale ha “solo” il doppio delle views rispetto alla versione pulita (mi sarei aspettato un rapporto di almeno dieci o venti volte). 

Il momento in cui ho risentito la canzone era negli studi di ToRadio, mentre ero ospite in una puntata di Wombat con Frisk e La Lù. Ho pensato: perché non facciamo una puntata sulle canzoni che ti mandano laddove meriti di andare? E quindi l’abbiamo fatta. Che tu l’abbia sentita o no, spero che questo riepilogo abbia avuto l’effetto di stamparti in testa uno di questi ritornelli, e non riuscire a liberartene. Non mi resta che salutarti, e sai come ti saluto? Con un bel

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Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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7 commenti

  1. A parte gli Archive che c’ho il disco, a sentire tutte queste canzoni di merda neanche ci provo, andassero a fare in culo in ordine alfabetico. 🙉

    1. Sei subito entrato nello spirito giusto

      1. Così I tuoi Zen Circus vengono solo alla fine. Nel complesso mi sembrano situazioni un po’ squallide, intendo le beghe personali.

        1. In che senso i “miei” Zen Circus ?

          1. Nel senso che ti piacciono, li hai citati più volte, se non ricordo male. Io ho un’antologia e quel cd con cartoline quadrate al posto del libretto ma non mi viene voglia di riascoltarli.

          2. Ah non mi ero accorto di averli citati più volte. Mi piacciono abbastanza, più che altro piacciono a miei amici con cui abbiamo condiviso vari concerti, soprattutto in quel periodo lì. Forse degli Zen ho sentito più concerti che album, paradossalmente

          3. Beh, avete anticipato il presente. E’ diventato difficile farsi arrivare i dischi da un negozio fisico.

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