itpop britpop
Anni 90 Pop corn Pop Rock

Per ogni cantante Itpop corrisponde un gruppo Britpop

Itpop è la nuova parola per definire il cosiddetto indie italiano. Non so chi l’abbia deciso ma va bene così. Finalmente la parola Indie può tornare ad essere utilizzata in maniera classica, cioè per i gruppi con la barba che suonano male tre accordi guardandosi i piedi, oppure per i gruppi timidi e geniali con pochi mezzi che fanno canzoni straordinarie e tristi: ognuno ha la sua visione.

Soprassediamo sul fatto che It.pop si chiamava l’album che aveva lanciato Alex Britti nel 1998: il titolo era appunto un gioco di parole che alludeva al Britpop ancora in voga, dunque questa definizione è vecchia di vent’anni esatti. Ma è evidente che sia nato in Italia, vent’anni dopo, un fenomeno musicale simile a quello inglese di fine millennio, una sbronza collettiva epocale, una festa devastante in casa di universitari, se sei dentro godi come un riccio, ma se sei l’anziano al piano di sopra che vuole dormire ti incazzi come una iena, e poco importa che sia stato giovane anche tu prendendoti le stesse identiche sbronze nelle stesse identiche feste che ora detesti. 

Il sottoscritto ha vissuto in pieno e con entusiasmo la ciucca Britpop degli anni 90. Poi il millennium bug ha portato la mia anima musicale a diventare bipolare: una parte di me ha continuato a seguire la musica nuova con alterne soddisfazioni, e un’altra parte di me è rimasta intrappolata negli anni 90 ed è completamente all’oscuro di cosa sia successo nel rock dopo Urban Hymns dei Verve. Hai presente i “soldati fantasma” giapponesi che hanno vissuto anni alla macchia rifiutandosi di accettare che la guerra con gli americani fosse finita? Allo stesso modo il mio secondo me si rifiuta di accettare che il Britpop non esista più.

Viene ora il momento in cui io provo a spiegare all’altro me stesso cosa sta succedendo in Italia. L’unica maniera di farglielo capire è prendere come esempi i gruppi Britpop passati e associarli ai cantanti Itpop attuali, in una specie di gioco di figurine che potrebbe sembrare scemo. Si parlasse ancora di Indie non si potrebbe fare: il reale genere Indie ha tanti pregi ma non brilla di senso dell’autoironia. Il genere Itpop invece è pieno di difetti ma almeno non si fa problemi di fronte allo scherzo e allo scherno e allo scorno.

Ora ti spiego tutto, caro altro-me-che-ci-sei-rimasto-sotto-col-britpop.

Calcutta -> Oasis

Facile: di tutto ciò che sta accadendo Calcutta è il modello, il termine di paragone, il fenomeno numero 10 della Seleçao carioca. L’unico in grado di fare i record, gli stadi, la storia di qualcosa non importa cosa. Canzoni popolari, musica mainstream “ma era solo per litigare” come i Gallagher. Aggiungi un pizzico di calcio che non guasta mai, che sia il Frosinone in serie A o il Manchester City in Champions League. Tutti dicevano che gli Oasis scopiazzavano i Beatles, allo stesso modo Calcutta pare nato sotto il segno di Battisti, che è un po’ il Beatles italiano. 

Colapesce -> Blur

Una volta ho letto un articolo che sosteneva che Colapesce non sale sul carro dell’Itpop e “si colloca nel cosiddetto old italian Indie”, e allora ho immaginato un Colapesce che dice “hey! Io non voglio entrare nella nuova coalizione dell’Itpop, io resto fedele al partito dell’old italian Indie!”. A parte gli scherzi, meno male esistono le ambiguità di etichettatura, il gusto alternativo, i percorsi Indie senza paura di restare incanalati nelle nicchie. E come ben sa Damon Albarn, che ha fatto tutto e il contrario di tutto, può essere anche divertente e – perché no? – rilassante. Restiamo in casa, coffee & TV.

Motta -> The Verve

Basta guardarlo sul palco, Motta, così magro e capellone e inquieto nelle sue movenze, con quei ritornelli che ti martellano in testa una frase e basta, con quello spirto guerrier ch’entro gli rugge (courtesy Ugo Foscolo). È evidente che è lui quello che spintona tutti nel videoclip più celebre del britpop, quello di Bittersweet Symphony.

TheGiornalisti -> Robbie Williams

In questo caso non dovremmo parlare solo di canzoni, ma anche di lifestyle, tv, tendenze, società e spettacoli. Bisognerebbe dedicare un lungo articolo a tutto questo, e lo farei ben volentieri, ma non gratis. Per ora, se affermo che oggi in Italia Tommaso Paradiso riveste il ruolo che era di Robbie Williams dopo i Take That, mi sembra di dire il paradigma più condivisibile del mondo.

Giorgio Poi -> Kula Shaker (o Starsailor?)

In ogni scena musicale serve quello un po’ psichedelico. E allora nella casella che era dei Kula Shaker dovrei mettere Giorgio Poi. Una decisione troppo affrettata, perché appena risento la sua voce gracchiare penso che avrei fatto scelta più azzeccata a metterlo accanto agli Starsailor.

I Cani -> Pulp

In realtà i Pulp italiani sono chiaramente i Baustelle. Ma i Baustelle non possono rientrare nel genere Itpop. Allora ci metto I Cani e spero che qualcuno mi dica che ci ho azzeccato, che ne so, il tastierino ce l’hanno entrambi no?

Coez -> Fool’s Garden

“La musica non c’è” è stata la “Lemon tree” del 2017. Una scuola di danza nello stomacò.

Gazzelle -> Stereophonics

Cari Stereophonics, eravate potenzialmente perfetti per dominare il Britpop: la voce giusta, le melodie burrose, il grugno rock, un logo ottimo per le magliette e le tazze eccetera. Ma siete arrivati dopo quelli lì, e siete uguali a quelli là, e siete la riserva di quegli altri ancora, e mannaggia siete rimasti fuori dal podio. E tu, Gazzelle…

Colombre -> Supergrass

Questa è un po’ personale. Quando ho sentito Blatte mi sono sentito veramente bene. Una canzone che vorrei che si impadronisse improvvisamente dell’autoradio mentre guido in macchina pensando ai problemi miei e diventasse la colonna sonora di questo film che nessuno sta girando. Mi sentivo asciutto e leggero, e non sapevo se ascoltarne un’altra o non rischiare di rovinare l’incanto. P.S. Un saluto ai Supergrass, che ho amato, e sono forse gli unici che mi mancano davvero.

Ex-Otago -> Kasabian

Una spruzzata di eau d’elettronica fa fine e non impegna. Che non impegna è sicuro, che fa fine è da vedere. I Kasabian puzzano di lads a rimorchiare in club zarro-chic, gli Ex-Otago invece targetizzano profumiere universitarie e neolaureate. Due mondi diversi che non si rifiutano, anzi, due poli opposti che si fiutano, si cercano e si attraggono. Lo so, caro altro-me-che-ci-sei-rimasto-sotto-con-il-britpop, da questa spiegazione non ci hai capito nulla. Il fatto è che non volevo tornare ancora a parlare di calcio, grandissimo tifo e fiuto per il gol, dicendo per esempio che le fortune del Leicester potrebbero ripetersi un giorno anche a Marassi.

Cosmo -> The Chemical Brothers

Hey boy, hey girl, superstar djs, here we go! vs. Ci stanno cacciando via, mi sa che chiudono il locale… questo artificioso accostamento Manchester vs. Ivrea, UK vs. Italia, mi ricorda che il Britpop riguardava il mondo, l’Itpop interessa solo il nostro Paese. Ma non fa nessuna differenza, in fondo. E poi ho passato una vita ad ascoltare i gruppi di Manchester ma non ci sono mai stato. Invece a Ivrea la bella (courtesy Giosuè Carducci) ci sono stato spesso, anche se non l’ho mai vista col sole, e non perché ero a ballare.

Lo Stato Sociale -> Coldplay

Le differenze sono tante (la prima è che i Coldplay mi piacciono) ma sono tutte azzerate da una cruciale caratteristica in comune: la vecchia che balla.

Levante -> Girl Power

Caro altro-me-che-ci-sei-rimasto-sotto-col-britpop, come sai purtroppo trattasi di un genere machista, senza spazio per artiste donne, e questo vale anche per l’Itpop. Anzi, l’unico ruolo che l’Itpop riconosce alle donne è quello delle famose fighe dei video indie. Senza contare che Levante è il bersaglio preferito dagli opinionisti troll che firmano infuocate invettive. Ne usciremo? Eppure una come lei è in grado di far mangiare la polvere un po’ a tutti in questa lista.

Canova -> Suede

Ma che razza di paragone è? Neoromantici, bellocci, decadenti e con i giubbotti di pelle, stai a vedere che forse molto in comune c’è. Forse solo sugli orientamenti sessuali c’è differenza perché i Canova sembrano convintamente etero. Il leader dei Suede, Brett Anderson, era il sex symbol della scena brit (ma era troppo facile perché giocava contro nessuno: gli inglesi sono facilmente brutti, fin dai tempi del punk). I Canova invece hanno la grande ambizione ma l’arduo compito di inseguire e raggiungere e superare i TheGiornalisti: per ora si trovano ancora nel Tommaso Purgatorio. 

Iosonouncane -> Radiohead

Buttare Iosonouncane in questo pentolone è ingeneroso, perché lui è sempre più ostico per le tenere orecchie mainstream, è sempre più incomprensibile dai giovani con i finti problemi che idolatrano gli artisti sopra elencati. Di lui infatti mi fido. Per esempio con i Radiohead, a volte, è stata una questione di fiducia: lasciarsi prendere per mano e farsi portare dove vogliono loro, senza pretendere di sapere dove andiamo e quando si torna. Il luogo era ogni volta più lontano. Un giorno hanno proprio deciso di non tornare più e ho cominciato ad andare io a trovarli. Tutti bene grazie.

(Poi vabbè arriva sicuramente il tizio che dice questo non è Itpop questo è gne gne, questo non è Indie questo è bla bla, dimostrando di non aver capito nulla dello spirito di questa idea che mi sono inventato. L’unica cosa che davvero mi interessa ricevere – sia chiaro – è la protesta di un artista che si sente escluso da questo elenco.)

…Aspetta me ne stavo dimenticando uno:

Galeffi -> Daniele Groff

Che ne so, mi è venuto quello, per ora a posto così poi vediamo.

Come finirà l’Itpop

Mi piacciono questi fenomeni Itpop? Chi più chi meno, alti e bassi, luci e ombre, ora sì ora no. Da questi esempi, caro altro-me-che-ci-sei-rimasto-sotto-col-britpop, hai sicuramente intuito chi preferisco e chi patisco. Ma la verità che vale per tutti è che sono istintivamente un po’ teso quando ascolto questo tipo di cantanti. Ho come la sensazione (come descriverla?) che mentre resto imbambolato da un ritornello figo mi stanno rubando venti euro. Poi me ne accorgo, ma domani ci ricasco di nuovo. E ancora dopodomani e così via.

Ma non potrà andare avanti così per sempre: un giorno la sbronza collettiva finirà e lascerà il posto a postumi fortissimi, e di Itpop non vorremo mai più saperne punto. Esattamente come è successo all’epoca del Britpop: qualche anno di agonia e poi ecco Sing dei Travis (il prossimo fenomeno italiano sarà da accostare ai Travis), la festa finisce a torte in faccia e dopo questa – puff – davvero non gliene frega più nulla a nessuno. Può persino accadere la reunion degli Oasis (come ho detto sarà entro il 2020) ma niente da fare, the fire in your heart is out.  

Nota neomelodica

Volevo scrivere “nota metodologica” ma sai che noia, avresti subito chiuso la pagina.

Aggiungo questa postilla solo per millantare una pretesa scientifica a tutto il discorso. Per l’Itpop ho scelto proprio questi nomi e circoscritto a loro il genere perché mi sono dato le seguenti regole:

  • Sì artisti che hanno esordito negli anni X o fine anni 00 – ho barato solo con gli Ex-Otago che sono praticamente contemporanei dei Kasabian,
  • No artisti che hanno già partecipato a operazioni del grande capo Agnel Manuelli, tipo compilation “Il Paese è reale” o “Hai paura del buio reloaded”, oppure programmi in tv come “Ossigeno”,
  • No artisti con l’autotune (ma sullo specifico argomento sto già preparando un articolo apposta scritto con l’autotune),
  • Perché non Brunori, o Baustelle, ecc? Se avessi compreso anche quelli con intenzioni cantautorali sarebbe stato un gran casino, e gli inglesi mi avrebbero preso a pugni e spaccato le bottiglie di birra in testa.

Invece, per quanto riguarda il Britpop, mi sono dato le seguenti regole:

  • Il cuore,
  • MTV – Videomusic – TMC2,
  • Il Si maggiore settima strategico nelle canzoni in Sol o Mi minore (chi suona la chitarra ha capito benissimo cosa intendo, gli altri purtroppo per loro resteranno sempre con un pezzo mancante nel meraviglioso puzzle degli anni 90).

E quindi uscimmo a riveder le stelle (courtesy Dante Alighieri). Lo spiegone finisce qui. Spero dunque, caro altro-me-ecc, che tu abbia finalmente capito l’attualità musicale Itpop in Italia. Meglio di così non so come spiegarla. Peggio di così neanche. Mad fer it sempre.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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23 commenti

  1. bello 🙂
    e son fiera di affermare che li conosco quasi tutti. Sia i 90s sia quelli di oggi!

    1. conoscere quelli 90s ti fa onore!

  2. Ahahahahahhahahha bellissimo questo articolo!!!
    Applausi su Motta & The Verve, Ex Otago & Kasabian, TheGiornalisti & Robbie William, Lo Stato Sociale & Coldplay…vabbè un pò su tutti, li trovo azzeccatissimi…e anche io mi sono scoperta bipolare!!

    1. Grazie. Ci siamo rimasti sotto!

  3. wwayne dice:

    Tutti gli articoli di Plinio sono bellissimi. E’ per questo che leggo e commento regolarmente il suo blog ormai da anni.

    1. Grazie! ?

  4. Ma i Fool’s Garden erano tedeschi! 😀

    1. Anche Daniele Groff era quasi tedesco… ?

  5. Pennilein dice:

    Sei meraviglioso

    1. Troppo buona! ?

  6. nebraska78 dice:

    I nuovi li ignoro ma i 90s sono parte della mia gioventù! Bellissimo post!

    1. Grazie. Gioventù fortunata la nostra! Almeno musicalmente… ?

      1. nebraska78 dice:

        Nonostante qualcuno tenti di denigrarla… sono d’accordissimo con te.

  7. In ritardo, ma li leggo…questo?! Favoloso

    1. grazie! 🙂

  8. TMC2 me ne ero dimenticata!! ricordo che quando ero ragazza gli unici canali che guardavo erano MTV e TMC2! 🙂

    1. pure io… a casa mia mtv prendeva male ma la guardavo lo stesso! 😀

  9. Interessante questo confronto tra il caro Britpop (che ci manca tanto) e la nuova musica italiana. Magari le cose funzionassero ancora come quando gli Oasis la facevano da padrone.
    Bel post.

  10. Comunque aggiungo: Giorgio Poi –> Mac De Marco (che non è Brit, ma secondo me sono identici)

    1. dici? ma sai quante siga fuma mac demarco? giorgio poi riesce a tenergli dietro? comunque il macdemarchismo sembra molto diffuso nelle canzoni d’oggi. “slacker”, dice il manuale dei generi musicali. ho visto una volta mac demarco in serata sgonfia, ma mi è comunque piaciuto

      1. Io li ho visti entrambi in serate sgonfie, e ho preferito il nostro Giorgio 🙂

        1. Allora litigheremo! ?

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