Pont Saint Martin. Valle d’Aosta. Cimitero. Primo novembre, primo giorno di primavera per i cimiteri, fioriti i vasi immersi di fantasie floreali di mille colori. La festività è oggi, la gente c’è oggi, il giorno dei morti è domani ma bisognerà andare a lavorare. Secondo il calendario religioso è più importante onorare i santi, tra cui chissà quali medievali quadri dirigenti ecclesiastici, piuttosto che i morti che hai conosciuto davvero e ti sono stati vicini per mezza vita e hai pianto quando sono mancati. Oggi habemus anche il sole, ringraziamo (chi, Dio?) perché non ci capiterà mai più. Intanto ieri halloween, il carnevale dei morti, dolcetto o scherzetto e i bambini imparano le sottili arti del ricatto. Sovrappensiero in un luogo dove i pensieri è buon costume siano preghiere, vado fuori strada di brutto, per esempio “l’expo è iniziata la festa dei lavoratori ed è finita a halloween” e così ho rovinato tutto.
Ceresole d’Alba. Parco del Roero. “Animalife”. Vita dell’anima? Animali morti, sostanzialmente: anche loro hanno un cimitero. Rocky, Nico, Tequila, Pallina, Briciola, tanti nomi classicamente a quattro zampe si ripetono, come nei cimiteri di paese (tipo Pont Saint Martin) quei cognomi tipici locali che ricorrono su decine di lapidi. Guardare date di nascita e date di morte, chi ha vissuto tanto e chi ha vissuto poco, chi ha lapidi più colorate, chi più approssimative, chi personalizzate. Tra i vialetti di ghiaia resta uguale a sempre l’intrattenimento del visitatore, qui (due anni fa) evidentemente dotato di uno smartphone scassato, ma con curiosità sempre efficiente. Vite più brevi ma morti spesso più compiante di qualunque altra, anche gli animali hanno diritto all’eterno riposo. Forse in un cimitero umano parleremmo più a bassa voce. Qui con loro nessuna croce, nessuna madonna, nessuna acquasantiera, Dio non c’è.