Pino si era fermato davanti al manifesto della mostra SHIT AND DIE, lenzuolo a caratteri cubitali che a Torino tappezza muri, giornali e flyer pubblicitari.
Pino detesta l’arte contemporanea per due ragioni. La prima è “non la capisco”. (Perché, la Gioconda la capisce? Basta un quadro disegnato bene per capire un’opera?)
La seconda ragione è “posso farlo anch’io”. (Fallo… no problema!)
Alla mostra comunque non sarebbe andato, questo è sicuro. Aveva letto sul giornale che era curata da Cattelan, uno di quegli artisti di cui spesso si parla per le loro provocazioni. Anche se non saprebbe spiegarlo a parole, Pino intuisce più o meno che alla mostra curata dall’artista provocatore comunque ci va pubblico che desidera essere provocato, dunque la provocazione decade: provocare si fa con chi non desidera essere provocato, se no che provocazione è, la provocazione è un urto violento fra sensibilità e coscienze, non un’intesa sufficiente e papocchiosa tra artistante e artistato a una mostra dove non si capisce cosa più sia in mostra, se le opere o i vipsitatori. Questo è per sommi capi il motivo della diffidenza di Pino per questi ambienti e qui nessuno potrebbe dargli torto, nemmeno i vipsitatori, neologismo maldestro che gli è venuto in mente un po’ sgraziato, ma tanto neanche shit and die gli sembra che.
Comunque Pino stava pensando a questo concetto in sé del mettere insieme la merda e la morte, giocava ad anticipare le evocative, magniloquenti, incantate spiegazioni dei critici d’arte. “Insieme il materiale e l’immateriale, le due dimensioni cui l’arte è chiamata a fare da ponte, nella loro manifestazione più indesiderabile: la merda (materiale) e la morte (immateriale)”. Oppure “cagare e morire, momenti di fine di un percorso e ancestrali immagini di repulsione, dunque attimi privilegiati e inevitabili dell’indagine artistica”. Curioso, quasi si stava convincendo da sé, prima che il manifesto successivo addormentasse i suoi guizzi: “shit art fair”, mmm peccato, non è la stessa cosa.
Pino in un lampo di genialità ha pensato: me la volete fare la provocazione vera? Non usate questo inglese, questo latinorum contemporaneo, che si colloca a un altro livello di comprensione, a un altro livello di provocazione. Scrivetemelo in italiano, CAGA E MUORI, a caratteri cubitali su tutti i manifesti, CAGA E MUORI, su ogni giornale, volantino e vetrina della città, CAGA E MUORI! E poi ne parliamo.
Il discorso vale molto anche per il rock: urlare “cazzo!” a un pubblico che vuol sentire urlare “cazzo!”.
Erano più provocatori i CCCP che cantavano le canzoni montanare.
Su Giovanni Lindo si potrebbe parlare per ore. Secondo me è sempre rimasto coerente con se stesso. Avendo scontentato un po’ tutti, rimane per me uno interessante e con un certo fascino.
Forse ha fumato troppo, a detta di Fatur che per me è l’erede più coerente, gli altri sono diventati (osi).
errata corrige: gli altri sono diventati (seri)osi.