c2c club to club
Live Report Pop Rock

L’ABC del C2C

Vergogna, in vent’anni non sono mai stato al Club To Club. Proprio io, che vivo a Torino. Forse perché è sempre stato l’evento consacrato alla musica elettronica, mentre io storicamente ho sempre ascoltato i chitarroni. Nel tempo però le cose sono cambiate, e ho iniziato a trovare diversi punti di contatto con l’evento che nel frattempo ha cambiato nome in C2C. Sono più io che mi sono aperto al festival, o è più il festival che si è aperto a quelli come me? Forse lo scopriremo in questo report, che può essere anche una guida per chi, come me, è sempre rimasto fuori dal club. Ma per una volta c’è qualcosa che ti spinge ad aprire quella porta dietro cui pulsa un battito ovattato che fa vibrare l’aria. E l’aria in un attimo ti risucchia, eri fuori, sei dentro. 

Avant-pop

Il C2C è oggi un festival di musica “avant-pop”. Cos’è l’avant-pop? Può essere considerato pop molto elettronico, con intenti sperimentali, segrete simpatie 80s, oppure non ho capito nulla e va bene uguale. Una cosa mi sembra incontrovertibile: se ti concentri intensamente, qualunque cosa può essere avant-pop. L’artista campione per eccellenza può essere individuata in Bjork, con o senza l’estro di Arca, ma vanno bene cose meno “strane”, oppure stranger things, come la Kate Bush di cui abbiamo imparato a essere grandi esperti. In vendita nei banchi merch di C2C c’è un catalogo pubblicato esattamente come per le mostre d’arte, che si chiama We call it avant pop, con testi di critici musicali, foto, suggestioni e ispirazioni che delineano una sorta di manifesto artistico. Ho solo sfogliato la copia in lettura, molto velocemente perché una ragazza dietro di me stava aspettando che finissi, ma lei l’ha comprato (quindi questo paragrafo doveva scriverlo lei).

We call it avant pop
We call it avant pop (però in Metodo)

Biografia del festival da Club To Club a C2C

Oggi il C2C si definisce un festival avant-pop ma è sempre stato un – anzi “il” – festival di musica elettronica. Nasce nel 2002 su iniziativa di Sergio Ricciardone, Roberto Spallacci, Giorgio Valletta: nella stessa notte, con un un unico biglietto, avevi accesso a una rete di club di Murazzi e dintorni, e li potevi girare tutti fino all’alba. Per l’occasione venivano coinvolti dj di alto richiamo. Negli anni l’evento è diventato sempre più grande, fino a prendere casa negli enormi padiglioni di Lingotto Fiere. Quella che poteva essere una semplice sigla, C2C, è diventata la nuova identità dell’evento, quando gli organizzatori di Xplosiva hanno deciso di affiancare al massimalismo elettronico anche linguaggi più vicini al pop. Ed eccoci arrivati al momento in cui scrivo, appena passata l’edizione 2023, che ha avuto come “cover star” l’attuale diva dell’avant-pop qualunque-cosa-significhi, ovvero

Caroline Polachek

L’americana è una delle stelle più in vista del momento, nella piccola parte di mondo che segue musica indie ma non perde di vista il pop internazionale. Desire, I want to turn into you per molti è album dell’anno. Per me è canzone-tormentone-frase-manifesto che mi ha accompagnato per mesi. A C2C Caroline Polachek ha fatto due esibizioni: un dj-set di giovedì e un concerto di venerdì. Ha diviso: ad alcuni non è piaciuta per le ragioni più varie (troppo “anni 80”, suoni non all’altezza, non è una cosa “da Club To Club”), mentre il pubblico entusiasta le ha regalato un applauso sorprendentemente lungo, verso la fine del concerto, su cui lei è sembrata commuoversi. Mi colloco decisamente in questo pubblico, sono rimasto entusiasta anch’io: sarà perché l’ho ascoltata tanto, sarà perché io stesso non sono una cosa “da Club To Club”? 

DJ

Musicisti a parte (teoricamente puoi godere del festival intero assistendo soltanto a concerti), il protagonista del C2C resta il DJ. Ovvero l’istinto alla console, l’abilità da producer, la padronanza delle leggi dinamiche della musica elettronica, la performance che contemporaneamente guida ed è guidata dalla risposta fisica del pubblico. Il centro gravitazionale della manifestazione è il corpo, il movimento, l’onda umana che si muove al ritmo dei bpm sempre più tesi. Lo Stone Island Stage, con solenni colonne di casse che circondano e nascondono il dj, è il nucleo infuocato di tutto questo; c’è gente che trascorre l’intero evento soltanto lì. Questo è il Club To Club “classico”, mi dicono, quello che meno conosco e di cui non so se percepirò mai l’anima. Mai dire mai: per esempio una volta odiavo il progressive e ora lo adoro, magari un giorno mi succederà la stessa cosa con “la” progressive, tipo.

Equipaggiamento 

Due accessori immancabili per i clubber “seri” sono i tappi per le orecchie e gli occhiali scuri, per proteggere l’udito dai volumi devastanti e la vista dai fasci di luce abbaglianti. Puoi anche farne a meno, ma allora sarebbe meglio evitare di buttarti nella mischia. Il guardaroba è utile, non ne ho usufruito ma per la prima volta nella vita ho ipotizzato di farlo. Direi anche di portarti un condom, ma non sono tuo padre. Se vuoi la famosa droga, cliché di questo tipo di eventi, non è difficile farti trovare dai pusher, che si aggirano sussurrando keta-coca-md e tutto il menu delle club drugs più richieste. Un po’ come i camerieri che ti recitano la carta dei dolci e non capisci niente e allora dici: un profiteròl. Io non mi drogo quindi non so dirvi tariffe varie; probabilmente è più conveniente che bere.

Font

Il font che campeggia in tutta la cartellonistica e comunicazione online (rigorosamente in inglese) è il Metodo, disegnato da Davide Tomatis. Un po’ ti ci abitui, rimane una sorta di riferimento familiare per programma, orari, indicazioni. Diventa alla lunga una specie di compagno di esperienza. Mai mi era capitato di umanizzare un font tipografico. Mi mancherai, caro Metodo! 

GTT 

Quest’anno è stata annunciata la presenza delle navette notturne GTT. Sarebbe incredibile che per un evento urbano che coinvolge decine di migliaia di persone la società di trasporti pubblici non copra il servizio. Ma a quanto pare così è stato fino a quest’anno. Come è andata sotto questo aspetto? Non saprei, mi sono gestito autonomamente in bicicletta visto che abito piuttosto vicino. Abbiamo una metropolitana automatica che ferma proprio lì davanti, non so perché non si possa tenere attiva tutta la notte, ma evidentemente di queste cose non capisco nulla. Spero comunque sia andato tutto ok, fatemi sapere appena siete tornati a casa.

Hype

Come funziona il misterioso e incredibile algoritmo sociale che genera l’hype per il nuovo imperdibile artista internazionale che non puoi perderti? È un segreto cosmico, ma al C2C qualcosa sanno. 

Instagram

Se ti piace instagrammare (a me piace) sei al momento giusto nel posto sbagliato. È tutto buio e il tuo iPhone ultimo modello non ne può nulla: le foto vengono sgranate, gli audio gracchiano, i video del palco risultano confusi a meno che tu non sia proprio in transenna, visual e video si vedono male. Facciamo tutti le stesse foto, le stesse storie, la connessione va e viene; bene o male sei costretto a lasciar stare tutto questo, e vivere l’evento! 

Juventus

La squadra che più ami, o la squadra che più odi, dipende, è partner del festival. Questo vuol dire che trovi la J di Juventus praticamente ovunque, anche accanto all’insegna luminosa cit. Alda Merini “Superba è la notte”. Diversi artisti salgono sul palco a suonare indossando una tutina bianca Adidas della Juve, come per esempio Slauson Malone 1 o il chitarrista di Yves Tumor. Ho letto che Evian Christ si è presentato con la maglietta bianconera. A me del calcio non importa nulla, fate voi. Ma mi chiedo che effetto fa a uno che tifa per il Toro o per altri “club” (stavolta in senso calcistico).  

King Krule

Tra i trionfatori di questa edizione, sicuramente King Krule, che ha tirato su un set di fuoco, contrariamente (devo ammetterlo) alle mie aspettative, non essendo mai andato pazzo per il roscio londinese. Non saprei come collocare la sua presenza all’interno di un festival come C2C, dato che ha un sacco di chitarre semplicemente “rock” e un po’ di sassofono diventato molto in voga nell’attuale post-punk alla Squid o Black Country New Road. Ma lo colloco benissimo all’interno dei miei generi musicali di riferimento: sono felice di averlo visto, e lo sono un po’ tutti, ha raggiunto una certa unanimità tra i bizzosi esercizi di gusto di quelli come me che amano sentirsi parlare di musica. Un’impresa!

Lingotto Fiere

Fanno il Club To Club dove fanno il Salone del Libro, fanno il Salone del Libro dove fanno Idea Sposa, fanno Idea Sposa dove fanno il Club To Club. 

Mondo

Il Mondo è stato il tema dell’edizione 2023, proprio nel momento in cui è diviso e lacerato da guerre ulteriori e irreversibili. Emblematico dell’attualità è la mancata partecipazione del collettivo BLTNM, di Ramallah, perché non può uscire dalla Cisgiordania. Ora suonerò banale, ma è semplicemente la verità: la musica allontana dalla morte e spinge verso la vita, fa viaggiare artisti e pubblico attorno al globo (possibilmente dove si può), crea un po’ di anticorpi contro la follia, l’indifferenza, l’odio. In questa edizione 20 Paesi erano rappresentati da almeno un artista. Io ho avuto la fortuna di avere “il mondo” a dieci minuti da casa, mi sento fortunato.

Notte

Il C2C ha orari molto notturni (non potrebbe essere altrimenti, se no che clubbing è?). L’evento cade nel primo weekend completo di “buio presto”, con l’ora solare, che come sappiamo è l’ora non-solare. La chiusura delle serate centrali è alle 4 e mezza (c’è stato inoltre un afterparty, tra sabato e domenica, fino all’alba al Bunker). Tra i due padiglioni, un vasto corridoio illuminato dalle sfere specchiate da discoteca richiama il firmamento notturno argentato di stelle. Questa promenade tra un padiglione e l’altro è la sfilata da movida a movida, “club to club”, people to people. Gente che corre, gente che si fa la foto, gente che se guardi bene è uno dei Subsonica, cose così.

OGR 

Le serate più “leggere”, di giovedì e domenica, le abbiamo vissute nell’enorme Sala Fucine delle Officine Grandi Riparazioni (O.G.R.). Tra le altre cose, giovedì c’è stato il concerto dei Model/Actriz e il dj-set di Caroline Polachek. Domenica l’evento è stato aperto da Exposed Torino Foto Festival con un alternarsi di dj-set a cura della Gang Of Ducks, che con L’amour toujours di Gigi D’Agostino ha chiuso il festival.

Pubblico

Il pubblico di C2C viene da un po’ ovunque, accanto a te ti capita di sentire parlare le lingue più indecifrabili. Pochi giorni prima dell’evento gli organizzatori hanno parlato di 70% di presenze da fuori Piemonte, 20-25% dall’estero. Ho letto di un totale di 35.000 persone. Ci sono molti giovani, che hanno voglia di durare fino all’alba. Ci sono anche i più anziani, che si accommiatano intorno alle due/tre di notte. Profili psicografici del target: innovatori, ma soprattutto sperimentatori; alcuni sono attratti dall’aura di elegante edonismo che l’evento emana, altri dalle nuove tendenze che la direzione artistica è abile a cavalcare. Qualunque sia la leva psicologica, che sia possibilmente pubblico con buone disponibilità economiche: è un festival per molti ma non per tutti. Anche se non è per tutti, è per tuttə: a C2C le persone si sentono libere di esprimere la propria estetica di genere, qualunque esso sia. Molti semplicemente sentono che “devono esserci”: la FOMO (Fear of missing out, paura di restare fuori) scorre potente. Come si dice, tira di più un pelo di FOMO che un carro di buoi. 

Qualche artista che mi è piaciuto in particolare

Marina Herlop eccezionale, elegante, sofisticata, canta in una sua lingua “immaginaria”, scelta sempre più diffusa, tra l’altro è interessante confrontare come differiscano le lingue inventate da voci islandesi, o sarde, o catalane (come è il suo caso). Lucrecia Dalt magnetica, jazzosa, con un percussionista che quasi si arrampica sul suo set di pelli come una scimmia su un albero. Flying Lotus ha versato in console un campionario di generi estremamente vario, rinforzato da visual spettacolari. Tra quelli che invece non mi hanno particolarmente colpito: Model/Actriz, Slauson Malone 1, e forse altri che (non a caso) mi sono dimenticato.

Red Bull

Red Bull is more popular than birra. 

Sponsor, partner, brand…

Ogni cosa è brandizzata. I partner commerciali sono onnipresenti nella comunicazione, nei maxischermi, nei cartelli di ogni sorta. Non puoi andartene da lì senza che ti siano tatuati nel cervello i loghi delle decine di marchi registrati che investono nel festival. Jagermeister se ti piace bere. Rolling Stone se ti piace leggere. Adidas se ti piace vestirti. Ploom se ti piace fumare il vizio della sigaretta elettronica. Juventus se ti piace seguire il gioco del pallone. Mi hanno fatto venir voglia di essere anch’io partner di qualcosa, con questo blog, chi mi vuole?

Torino Art Week 

Il C2C pare quasi una visionaria expo di musica contemporanea, che rappresenta l’attrazione “avant pop” nell’ambito della cosiddetta art week torinese. Artissima, Paratissima, The Others, Flashback, sono le principali tra le fiere d’arte che sgomitano in quella che molti chiamano la “settimana santa” torinese (coincide appunto con quella della festa dei Santi) che è probabilmente il periodo più stimolante per vivere la città. A fine novembre arriverà il bel Torino Film Festival, per chiudere quello che a questo punto può essere chiamato il Torino Art Month.

Un salto dall’altra parte

Tirando le somme, il C2C è oggi un festival che può essere goduto anche da un pubblico che segue le scene indie-rock, e magari è poco avvezzo al clubbing o all’elettronica pura. Eccomi, sono il perfetto esempio di questo tipo. Ho seguito più le esibizioni che corrispondono ai miei gusti, certo, ma non è possibile (per fortuna) restare nella propria comfort zone. Ho spesso avuto modo di fare un salto “dall’altra parte”, nell’universo di mondi elettronici che contribuiscono a definire l’era contemporanea in cui vivo. Almeno per osmosi, familiarizzi con linguaggi nuovi, apri un varco. I passaggi notturni da un club all’altro, che la struttura del festival ancora ricorda, sembrano ora passaggi da club a concerti, da stimolo fisico ad ascolti più contemplativi, da cose che sai a cose che non sai. Forse anche i duri e puri dell’elettronica, allo stesso modo, hanno fatto un salto “da questa parte”.

Visual

Visual imponenti su led enormi in sale infinite. I fasci di luce che dal basso dietro il banco della console puntano in alto sono un richiamo continuo verso l’alba. Le evoluzioni video che si sviluppano a 360° intorno al pubblico, grazie al sistema di maxischermi del main stage, vogliono avvolgerti in un’esperienza sensoriale in cui gli occhi sono stimolati tanto quanto le orecchie. La musica elettronica ha bisogno di essere vista, per essere vissuta?

Wristband

Ovvero, il braccialetto col QR Code. Serve come biglietto per entrare, ma anche per pagare le consumazioni e ricaricare il credito. Il tenore di vita al C2C non è economico. C’è da riconoscere, però, che c’è un meccanismo di rimborso dei token non spesi, attraverso un modulo on line. Secondo me il meccanismo migliore resta sempre quello vecchio come il mondo – pago birra->ricevo birra – che nella storia dell’umanità ha sempre funzionato perfettamente e non si capisce perché si debba fare diverso. Ma se alla gente piace spendere di più con questi nuovi metodi, allora pazienza, sbaglio io.

X (Twitter) 

È evidente che Elon Musk ha copiato il logo di C2C. 

Yves Tumor

In un mondo di post-punk, Yves Tumor è l’avant-punk. Non vedevo l’ora di vergare questa frase da qualche parte, riesco a farlo solo ora alla fine di questa guida. Il misterioso artista statunitense ha portato sul palco un set smaccatamente glam. Borchie, cinghie, zeppe, melodie metalliche, zampate chitarristiche che non erano nemmeno nei miei sogni più rosei. Tutto molto bello, ma a un certo punto è sparito sotto il palco e non l’ho più visto per diversi minuti, la cosa mi ha un po’ ammosciato l’adrenalina, ma resta comunque un personaggio da seguire con ammirata circospezione.

Zzz… (verso del dormire)

Chiudiamo con l’unica cosa che a C2C non esiste: il sonno. I clubber più sgamati mi hanno surclassato tenendo botta fino all’alba e seguendo la scia di afterhour memorabili, mentre io più in là delle 3 non andavo. A un certo punto ho pure schiacciato un pisolino di fianco allo Stone Island Stage (durante il set di non so chi, avanti bestemmiatemi, sentiamo pure il vostro clubsplaining) per ricaricarmi prima di Caroline Polachek. Però io “ho fatto chiusura” nell’ultima giornata alle OGR, domenica notte/lunedì mattina, insieme a Giovanni Coppola, fino all’ultimo secondo, fino all’ultima nota. Non sono un buon centometrista, ma la maratona l’ho vinta io. Avant-pop alla riscossa, la mia bandiera trionferà.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

Potrebbe piacerti...

3 commenti

  1. Sarà una coincidenza che la tua prima volta in questa manifestazione ha coinciso con la presenza di Carolina?
    Io sto ancora aspettando che mi arrivi il disco, dimostrazione dell’ottimismo delle riviste sulle pubblicazioni: annunciato a gennaio dovrebbe essere uscito il 3 novembre.

    1. Ma certamente, Carolina è stata la mia personale headliner assoluta di questo evento. Mi sono concesso senza problemi all’hype che la circonda 💙
      Spero che l’album ti arrivi presto!

      1. Se non lo conosci già cerca anche il disco come Ramona Lisa.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.