Balordi Michele Andreis Effequ
Libri

Balordi

Il mio consiglio librario di oggi è figlio del seguente pensiero: “Torino è considerata mediamente interessante ma nessuno se la caga davvero, dunque le rare volte che leggo qualcosa che la descriva in maniera abbastanza precisa mi sento un po’ protagonista anch’io”. È appunto il caso di “Balordi” di Michele Andreis (ed. Effequ) che è godibilissimo da chiunque ma soprattutto chi conosce questa città può pienamente apprezzare l’abilità dell’autore nel disegnarne i personaggi.

Un centinaio di pagine sono sufficienti per immortalare il giovedì qualunque di un tipico “balordo” del giro degli ultrà. Al bar beve caffè, Ceres e gioca alle macchinette. Ai giardinetti si fa le canne con gli amici organizzando rapine in farmacia e roghi nei campi rom. A casa di sua madre mangia, dorme e prende soldi per birre, macchinette e fumo appunto. Le speranze di riscatto sono vaghe, i nemici percepiti come reali sono gli sbirri, gli zingari, i negri. La cornice è il freddo eterno ed incolore della periferia torinese.

Ciò che dà forza a questo quadretto di miserie è la narrazione, che avviene unicamente attraverso i dialoghi tra i personaggi; non esiste alcun intervento dell’autore. Ogni battuta è estremamente verosimile: le bestemmie, i “minchia” come intercalare, i tipici errori grammaticali e persino un intervento in piemontese di un avventore del bar, sono in tutto e per tutto aderenti alla realtà. Non si stanno raccontando gioventù disagiate con linguaggi fac-simile, è tutto veramente vero.

Ognuno si immagini la sua periferia di riferimento, con relativo bar balordo di riferimento e giardinetti balordi di riferimento, questa storia senza morale e senza eroi calza a pennello.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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