ascoltare il rumore damon krukowski
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Ascoltare il rumore (l’ho letto)

Penso che gli amici audiofili, fonici, musicisti, smanettoni, nerd, opinionisti indie, nostalgici rock, ma anche semplici appassionati cui piace avere cura nell’ascolto dei propri dischi, oppure wannabe popstar entrati almeno una volta in uno studio di registrazione, avranno piacere nel leggere Ascoltare il rumore. La riscoperta dell’analogico nell’era della musica digitale, di Damon Krukowski, pubblicato in Italia da Sur. 

Ma va bene anche se semplicemente, come me, vi sanguinavano le orecchie ad ascoltare tutto (What’s the story) Morning Glory degli Oasis: leggendo queste pagine ho imparato a razionalizzare quella sensazione di frastuono che lacerava le mie tenere orecchie ragazzine e che – non lo nego – un po’ mi affascinava (il racconto del produttore Owen Morris sul master finale del disco, in cui il volume a stecca è utilizzato come un’arma impropria, è una chicca che non spoilero e lascio ai lettori). 

Dato questo dettaglio non c’è bisogno di presentare la mia carta d’identità per essere incasellato alla voce Xennial: vivo e penso e agisco in digitale, ma ricordo bene l’analogico. Mentre chiunque come me sa cosa guadagniamo grazie alle tecnologie digitali, in questo libro viene a galla il contrario: tutto ciò che perdiamo e non ci accorgiamo di perdere. Dinamica, intensità, contesto, conoscenza, e altre possibilità che Krukowski spiega nel suo “libro analogico”, come egli stesso lo definisce, dedicato alla musica ma applicabile a tutti gli aspetti della comunicazione.

Comunque lasciamo la dicotomia digitale/analogico tra parentesi

(Ecco la parentesi. “Vedi, il mondo si divide in due categorie”* è l’incipit cinematografico perfetto da usare per snocciolare dicotomie killer. La più parte è dimenticabile in tre secondi. Altre invece diventano pilastri universali per raccontare la realtà, come significante/significato** o destra/sinistra***. La dicotomia digitale/analogico è segnante, ma effettivamente c’è qualcosa di più ampio e “filosofico”, però prima devo chiudere la parentesi.)

, la dicotomia di riferimento è segnale/rumore.

Il segnale è il suono cui si rivolge la nostra attenzione. Il rumore è tutto ciò che sta intorno: confusione, voci, fruscii, errori, effetti armonici involontari, cose che accadono, cose che cadono; per dirlo con una parola secca è il contesto. Mentre la registrazione analogica riprendeva tutto, sia il segnale che il rumore, invece la registrazione digitale è fatta in modo da salvare il puro segnale, escludendo tutto il rumore di contorno, considerato un disturbo.

Perdendo il rumore, nell’ascolto come in tutte le nostre azioni e reazioni digitali, perdiamo informazioni, unicità, sfumature, che per pigrizia potremmo considerare non necessarie. In Ascoltare il rumore Krukowski ne spiega invece il sottostimato valore, allargando il discorso a tanti aspetti della comunicazione e della quotidianità: non solo la musica, ma anche i telefoni, gli iPhone, i servizi streaming, i social, i navigatori satellitari… o una normale passeggiata in bicicletta. 

Al di là dei tanti esempi citati (Frank Sinatra, Pink Floyd, Metallica, Oasis, Beatles, Beach Boys…) la pagina più interessante – chissà, forse quella scritta in maniera più appassionata – è quella sui Can. Nell’album Landed (1975) il gruppo tedesco fa “suonare” lo studio di registrazione, catturandone il suono naturale, tra echi, fruscii, riverberi, fondendoli con il suono degli strumenti, rendendo a volte indistinguibile dove finisca l’uno e dove inizino gli altri. Il risultato è Unfinished, che dai 45 minuti originari è diventato un pezzo di 13 minuti (e su Youtube non riesco nemmeno a trovare la versione integrale, metto questa da 5 minuti almeno per dare l’idea). Il “rumore” diventa il “segnale”; lo studio di registrazione è il compositore principale.

Concludo con lo spazio dei ringraziamenti ma anche delle scuse: 

  • Grazie festival La Grande Invasione (Ivrea) per aver ospitato l’autore e scusa se sono arrivato clamorosamente in ritardo alla presentazione nel negozio di dischi, che comunque era strapieno. 
  • Grazie libreria La Gang del Pensiero per avermi fatto trovare una copia sugli scaffali e scusa se mi sono ridotto all’ultimo per i regali di Natale (beh sto migliorando: quest’anno mi sono ridotto al 23 pomeriggio invece che al 24).
  • Grazie Damon Krukowski per questo bel libro e scusa se ho cercato di spiegare certe cose in maniera così grossolana. Dimenticavo: Krukowski è nientepopodimeno che quello qui a destra, batterista dei Galaxie 500. 

* Clint Eastwood, cfr. uno dei film della trilogia del dollaro.

** Ferdinand De Saussure, cfr. un vecchio esame di semiotica di qualcosa.

*** Norberto Bobbio, cfr. una volta che non sapevo cosa leggere e beh, ho letto quello (comunque prima che uscisse la canzone di Gaber).

Ascoltare il rumore è bene, ma anche seguire il MySpiace su Instagram non è malaccio.

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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2 commenti

  1. Sembra interessantissimo, me lo metto in lista!

    1. Te lo consiglio. Mi ha dato molti stimoli per ascoltare in modo migliore tutto ciò che mi passa per le orecchie. Se lo leggi sono contento 🙂

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