Avevo smesso di leggerlo per qualche settimana, poi l’ho ricominciato, da capo. Ho smesso di leggerlo da qualche minuto, forse ancora lo ricomincerei da capo, per ripercorrerne il singolare dedalo di eventi che, se conoscessi bene la storia americana, potrei apprezzare ancora di più.
James Ellroy rilegge e riscrive in maniera “apocrifa” l’America dal ’58 al ’63, dunque l’ascesa dei Kennedy fino all’elezione di Jack alla presidenza, il fallimento dell’invasione di Cuba nella spedizione della Baia dei porci, infine l’assassinio di JFK.
A fianco dei personaggi più controversi dell’epoca (J. Hoover, Jimmy Hoffa, Howard Hugues, mafiosi come Giancana, Marcello, Trafficante etc, la famiglia Kennedy ovviamente), Ellroy innesta la vicenda dei tre spregiudicati protagonisti che si muovono nelle zone oscure della storia, tra spie, omicidi, intercettazioni, voltafaccia, puttane, ricatti e quant’altro.
La trama, anzi le trame, partono dalla banale creazione di un giornaletto di pettegolezzi, l’american tabloid “Hush Hush” appunto. Gradualmente Pete, Kemper e Ward arrivano a manovrare ingranaggi più raffinati fino ad influenzare ed incanalare le vicende della storia americana, lavorando parallelamente per poteri talvolta in conflitto tra loro, talvolta con interessi comuni, talvolta in stretta collaborazione: mafia, CIA, FBI, squadre segrete presidenziali, sindacati corrotti, Ku Klux Klan. Intanto Sinatra canta, Marilyn incanta: persino loro, di striscio, sono coinvolti.
“American tabloid” è il primo atto di una trilogia di Ellroy sugli Stati Uniti “sotterranei”. Prima però di leggere altri due libroni di settecento pagine mi concedo una pausa, intanto mi balocco col mistero (vero) della scomparsa del sopra citato Jimmy Hoffa, e mi piace pensare che una soluzione, quasi vera, si trovi in questa trilogia.
Lessi anni fa LA Confidential della tetralogia su Los Angeles ed è davvero bellissimo, anche lì si parte da Hush Hush, inquietante.
sai che eri quasi riuscito a convincermi? Mi ero detto “cavolo, li compro!”. Poi ho letto che ha settecento pagine, non ce la posso fare a farcela.
si ma come “pagine percepite” sono 400-500, un po’ alla uomini che odiano le donne o questo tipo di thriller. il vero sforzo è un po’ tenere i fili della trama e i nomi. cmq scrivo qui una delle mie solite seghe complottistiche che era troppo idiota da scrivere ma anch’io sono troppo idiota da non scriverla. mi sono chiesto: i nomi degli unici personaggi immaginari (i protagonisti) della storia, da dove vengono? ipotesi, il titolo del libro fa rima con due di essi: “american” con Pete Bondurant, “tabloid” con Kemper Boyd. ma da dove viene il terzo, Ward Littell? forse il finale “ell” è anche l’inizio dell’autore Ellroy ma non sta molto in piedi. ci sto pensando. magari è fuochino. magari devo rileggermi il libro al contrario. magari sono solo pazzo
internet, aNobii, forum di gente più pazza di te…probabilmente se cerchi qualcosa trovi.
beh a questo punto ringraziamo F per averlo regalato a me che poi l’ho regalato a te perchè ce l’avevo già
e per un libro che non sono riuscita a finire, due copie mi sembrava troppo
complimenti paolo, una bella impresa