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Live Report Pop Rock

A vedere gli Interpol alle OGR c’eravamo tutti

Il primo grande concerto dell’estate in città. Un gran gala in cui nessuno voleva mancare. Per un paio d’ore, nello stesso posto, tutta Torino. In particolare, la Torino* fortemente legata alla musica: una varietà di persone che in molti casi hanno avuto la loro educazione notturna nei primi anni del millennio – il famoso periodo irripetibile di libertà e splendore di questa città – oppure in altri casi lo hanno vissuto dopo, negli anni delle mille chiusure, o magari proprio ora, nella nuova imprevedibile era digitale che ci traghetta dall’oscurità all’ignoto. 

Giovani, post-giovani, indie lovers, musicisti, giornalisti, fotografi, dj, quello che fa tutto questo insieme, nullafacenti, ricchi, coppie, mariti in libera uscita, mogli in libera uscita, personaggi che non si vedevano dai tempi dei Murazzi, amici degli amici, mezzi vip, uno di Torinoforum, una che vedevi allo Xanax Party al Puddhu Bar, gente che ha a che fare con la musica ma non sai bene cosa, presenzialisti che non si perdono un appuntamento, Max Casacci, io, insomma c’eravamo tutti.

Alle Officine Grandi Riparazioni – 26 giugno 2023 – abbiamo vissuto la serata di nostalgia perfetta degli anni zero. Come fosse la riedizione deluxe di un’epoca in cui questa città aveva un fascino particolare nella “scena” italiana. E nella musica internazionale la città di riferimento era New York, che aveva negli Interpol una delle band di punta, con le pennate di chitarra di Daniel Kessler che scrivevano il Nuovo Metodo di Chitarra 2002, e la voce di Paul Banks che – alla pari di quella di Julian Casablancas degli Strokes – vibrava il timbro con cui parlava lo spirito rock del decennio. 

Anche la presenza sul palco della band, algida e con poche selezionate comunicazioni al pubblico, è stata in pieno stile inizio millennio, quando il musicista doveva essere divo irraggiungibile avvolto in un alone di leggenda e mistero. Gli Interpol (oltre a Banks e Kessler, alla batteria Sam Fogarino, alle tastiere Brandon Curtis, al basso Brad Truax) hanno offerto una performance tirata, non impeccabile in alcuni punti (qualche scollamento ritmico), ma hanno vinto facile performando molte delle canzoni dei primi due album Turn on the bright lights (2002) e Antics (2004). Curioso pensare che all’epoca si parlava di post-punk revival – gli Interpol erano la corrente wave alla Joy Division – e oggi siamo di nuovo in piena onda post-punk. 

In apertura una delle band rappresentative degli anni zero torinesi: i Petrol di Franz Goria, Dan Solo, Nino Azzarà, Valerio Alessio. Con loro, gli inevitabili i ricordi di band cui sono appartenuti (Fluxus, Marlene Kuntz, Mambassa) e di un’era velocissima in cui i confini tra la città “emersa” e quella “underground” erano indefinibili. Un set monolitico. La musica che ha definito questo tratto di Po scorre ancora potente. 

Il giorno dopo ascolto ancora in macchina qualcosa degli Interpol, non tanto per ascoltare la band, quanto per ricercare la sensazione di cuore leggero che mi ha accompagnato durante e dopo l’evento. È stata la serata di anteprima del festival Sonic Park che dal 4 luglio si svolgerà a Stupinigi, con un programma molto variegato che si divide tra Torino e Matera; al di là di questa caratteristica, si respirava un’atmosfera da evento unico e speciale, che anticipa una stagione e che ricorda un’epoca. Negli ultimi tempi sono cambiate tante cose molto velocemente, sarà questo che mi rende entusiasmabile come non lo sono stato mai? L’attesa dei grandi concerti dell’estate in città, con una punta di FOMO, e la nostalgia per anni molto belli, che tipicamente te ne accorgi soltanto dopo di quanto sono stati belli: solo io sento tutto ciò?

L’unica vera differenza con gli anni zero forse è stata la location, Officine Grandi Riparazioni, un enorme edificio ottocentesco nato come officina per la manutenzione dei treni, la cui ristrutturazione è stata completata recentemente e ha iniziato a ospitare concerti solo dal 2017. La Sala Fucine è andata sold out, oltre 2500 persone. Sarebbe stato uno spettacolo avere le OGR aperte anche nella golden age torinese. Siamo più post-industriali di quando eravamo post-industriali, siamo più post-punk di quando eravamo post-punk.

Stavolta è un articolo praticamente solo su Torino. Quando succede qualcosa di bello il mio entusiasmo è facile al volo. D’altronde “Torino è il paese che amo”, quasi cit.

Sono su Instagram (come se non si sapesse, ormai!)

Paolo Plinio Albera

Muovo i primi passi falsi nella musica scrivendo canzoni.
Trovo quindi la mia strada sbagliata nella scrittura e nella creatività.
In poco tempo faccio passi indietro da gigante, e oggi ho un blog: il MySpiace.

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1 commento

  1. Dei Fluxus ho il disco che fecero per il Manifesto, c’erano pezzi molto elettroenergici.

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