Esattamente un anno fa in Italia era una di quelle date che si presentano da sole, che bastava dirle per capire già tutto.
Molti si ricordano il 13 febbraio (manifestazione “Se non ora quando?” centomila in piazza a Torino, un milione in tutto il Paese a chiedere le dimissioni del Berlusque), altri si ricordano il 15 ottobre (#15oct, manifestazione degli indignati a Roma sfociata e sfasciata in disordini in piazza San Giovanni), io c’ero anche a queste ma mi ricordo più di tutte il 3 luglio, a Chiomonte in valle di Susa, quando un’oceanica manifestazione del movimento No Tav è terminata in guerriglia, alla centrale elettrica, con le “forze dell’ordine”, forze dell’ordine ricevuto, non dell’ordine garantito.
Durante tutto quest’anno ho cercato di scrivere qualche riga che riguardasse questa esperienza, una minima testimonianza che potesse ricordare, anche solo per un minuto, che lo Stato in cui viviamo è stato di polizia appena vengono toccati gli interessi forti, che tipicamente risiedono nella politica e, più in alto ancora, nella criminalità e nella finanza. Non sono mai riuscito a scrivere nulla, perchè ho un blocco, perchè non ne sono capace, perchè se scrivo e rileggo le parole mi sembrano così deboli e piccole rispetto all’ingombrante ricordo che ho rinchiuso dentro. Ci provo ora, ma preferisco ricordare gli istanti belli, perchè davvero ce ne sono stati, anche se è stato un inferno.
Preferisco ricordare il giorno prima dell’inferno: un volo in paradiso, cioè al Col del Lys, con amici. Come ogni anno si svolgeva “Resistenza Elettrica”, evento cui sono affezionato, ma stavolta particolarmente: in serata ho suonato canzoni partigiane con Niccolò Bosio (colui che sarebbe diventato il mio collega Nemico) e ho avuto l’onore di essere ospite in due pezzi nell’esibizione dei Pongo. Chi è arrivato da lontano, chi si è fermato in tenda a dormire, chi a prendersi una ciucca, chi a far l’amore, chi come me che, tendendo nei programmi all’improvvisazione, mi sono fatto imprestare la macchina da chi si è fermato a far l’amore, per tornare a Torino con la certezza di andare alla manifestazione in Val di Susa il giorno dopo. Dopo la Resistenza Elettrica… la resistenza alla centrale elettrica.
Preferisco ricordare l’insolita mattinata del 3 luglio. Pochissime ore di sonno, mi sveglio col piede sinistro, quello giusto. Porto la macchina da restituire a Collegno per poi andare direttamente in stazione. Brutte notizie: non ci sono treni per la valle prima di mezzogiorno… altro che alta velocità, è la bassa velocità che andrebbe intensificata. In quel momento due personaggi si avvicinano: qualche anno meno di me, innamorati, anche loro cercano un treno che li porti in valle. Potrebbero essere Piero e Cinzia, si chiamano Luca ed Erika. Parliamo un po’, hanno anche la macchina, se sapessi la strada si potrebbe andare tutti in macchina… certo che la so, partiamo subito. Durante il viaggio, un orecchio agli aggiornamenti in radio, e quattro chiacchiere. Che combinazione, c’erano anche loro la sera prima al Col del Lys, sarebbe stato bello conoscerli il giorno prima, quante persone nella vita sarebbe stato bello conoscere il giorno prima.
Preferisco ricordare poi la bellezza di camminare con decine di migliaia di persone, immergersi come goccia nell’oceano, confondersi. Condividere rabbia buona e fertile, quella di chi sogna un mondo migliore e più giusto. Il sole picchiava come un fabbro e io ero ferro incandescente. L’unica ombra possibile era quella degli elicotteri della polizia.
Preferisco ricordare gli amici con cui ho viaggiato, le persone che ho incontrato, intravisto, conosciuto, o ad esempio con cui ho scambiato un binocolo a Ramats per rendermi conto dell’irreale scenario del campo di battaglia. Il ricordo che condividiamo è un legame forte. Preferisco ricordare ciò che significa per me questa valle innocente, che ho amato e vissuto fin da giovanissimo, quando l’ingresso in valle era segnato, prima ancora che dalla Sacra di San Michele, dalla scritta No Tav sul monte Musinè.
Tutto il resto, i lacrimogeni della polizia, i manganelli e Manganelli, le manipolazioni delle televisioni e dei quotidiani come La Stampa, gli espropri arbitrari e i cantieri fittizi, il sangue e le ferite e la carne viva, i proiettili di gomma sparati ad altezza uomo, gli interessi delle caste e della criminalità organizzata, sono cose che sapete già, e se non le sapete non sono certo io in grado di spiegarle, neppure a me stesso.
..wow.. O.O
avevo una decina di amici laggiù, i loro racconti non sono molto diversi dal tuo. E leggo il tuo post poco dopo aver appreso le sentenze riguardanti la Diaz. E insomma, certe cose non sono cambiate e non cambieranno mai.